Marano-Quarto: devastarono la casa dei familiari del pentito Giannuzzi: in tribunale proiettate le immagini choc della devastazione

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Immagini choc mostrate durante il processo che vede tra gli imputati Cristofaro Candela (nella foto), affiliato ai clan di Marano (Polverino e Orlando), narcotrafficante di lungo corso divenuto punto di riferimento per la criminalità organizzata nel comune di Quarto. Durante l’udienza di ieri, che si celebrava presso il tribunale di Napoli, è stato proiettato in aula il video della devastazione dell’abitazione dei familiari di un collaboratore di giustizia, Teodoro Giannuzzi, ritenuto contiguo agli Orlando. Quelle immagini furono riprese dal cellulare di una ragazzina di 14 anni, nipote del suocero di Giannuzzi e consegnate, poco dopo, ai militari dell’Arma. L’inchiesta giudiziaria, coordinata dai magistrati della Dda di Napoli, fu avviata nell’estate del 2017, quando – in seguito ad una perquisizione domiciliare – Teodoro Giannuzzi decise di pentirsi. La voce a Quarto circolò in fretta e in tanti, tra piccoli e grandi esponenti della criminalità organizzata locale, capirono che ben presto sarebbero finiti nel mirino delle forze dell’ordine.

A preoccuparsi maggiormente – secondo quanto ricostruito dai carabinieri – furono Cristofaro Candela e Antonio Agrillo, altro affiliato agli Orlando già condannato con il rito abbreviato. I due iniziarono una vera e propria opera di dissuasione, fatta di incontri e minacce velate, rivolte in particolare ai familiari di Giannuzzi. Candela agiva spesso in prima persona, in altre occasioni invece affidava l’incarico ai suoi uomini più fidati. Nel mirino del clan Orlando finì il suocero di Giannuzzi, Giuseppe Di Pierno, a sua volta spacciatore di stupefacenti. Ma l’uomo, fin da subito, fece capire ai suoi interlocutori di non essere intenzionato ad interessarsi alla cosa. Il gruppo di malavitosi provò a convincerlo con le buone, poi con le minacce esplicite e infine passando alle violenze vere e proprie. L’episodio più eclatante si verificò un paio di mesi dopo il pentimento di Giannuzzi.

Nel dicembre del 2017, infatti, la casa del suocero del collaboratore di giustizia fu bersagliata dal lancio di grossi petardi. Di Pierno, temendo un’ulteriore rappresaglia, decise di rivolgersi ai carabinieri. Furono così avviate le procedure per inserirlo, insieme con i familiari, nel programma di protezione previsto per i parenti dei collaboratori di giustizia. Proprio in quelle stesse ore un gruppo di persone fece irruzione nella sua abitazione. Fu raid in piena regola, culminato con la distruzione di porte, finestre e mobili. Alla scena assistette la nipote di Di Pierno, che riuscì a riprendere l’azione criminale con il suo cellulare. Il video fu inviato alle cugine, che lo consegnarono ai carabinieri. E proprio grazie a quel video che, nel giugno del 2018, dieci persone furono assicurate alla giustizia.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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