L’angolo della satira. Marano, un regno “alla frutta”: la rivolta dei mercatali

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Secondo una famosa leggenda tradizionale della Terra di Nessuno, avrebbe potuto affrontare da solo l’intera maggioranza illuminata senza colpo ferire.

Alto, robusto, muscoloso e vulcanico il Mastino di Torre Caracciolo (per gli amici “Masariello”), roccioso cavaliere oscuro, durante la seduta della nuova assemblea del regno, non esitò a farsi portavoce dell’istanza degli operatori mercatali, disoccupati da quasi un anno a causa della chiusura del mercato ortofrutticolo, chiedendo che il Governo dei Saggi, stravolgendo l’ordine dei punti da trattare, desse risposte immediate sulla riapertura dell’area.

Passariello

A Don Abbondio, che ancora si divertiva a fare il Presidente del Consiglio dei Lords, spettava il compito di concedere o meno il delicato placet sulla richiesta: dubbioso sull’eventualità di procedere ad uno stravolgimento dei punti all’ordine del giorno ma senza alcuna conoscenza normativa del regolamento, in preda al panico strinse la Bibbia al petto e rivolse lo sguardo ad Artù in cerca del solito saggio aiuto.

Ma come te lo devo far capire: se tu sai poco…io nun sacc’ proprio niente!”, gli confidò Artù mentre imboccava Bau Bau con delle nuove crocchette alla marijuana (Ma davvero? / Certo lettore, è assolutamente legale…. / Aaaah ecco perché ride tutto il tempo senza alcun motivo! / Taci, impertinente, serve solo per curare una fastidiosa tendinite alla zampetta sinistra…).

Nel frattempo, mentre il Mastino di Torre Caracciolo, furente e agguerrito, con una serie di stoccate pungenti metteva alle corde l’Amministrazione, una serie di tonfi interruppe l’accesa diatriba.

Splash!!” e poi ancora “splash, splash, splash”: una pioggia di pomodori marci cominciò a cadere sulle facce dei despoti illuminati. Gli operatori del mercato ortofrutticolo, iracondi con Artù (accusato ingiustamente di averli abbandonati subito dopo la campagna elettorale….) avanzarono verso la Tavola Rotonda chiedendo la testa del Dirigente dell’Area tecnica, corresponsabile della chiusura della struttura, che nel frattempo era fuggito a gambe levate.

Di fronte a cotanta concitazione soltanto il soccorso dell’esercito reale impedì che i mercatali aggredissero i nobili illuminati.

Successivamente, invero, fu però l’intervento in lacrime della nipote di Efesto (dio greco delle piazze) – amazzone di grosso peso del Consiglio dei Lords – a placare definitivamente gli animi dei rivoltosi che così decisero, finalmente soddisfatti, di abbandonare l’assise cittadina.

In particolare, con una patetica nenia, degna del peggior canto funebre recitato da una inconsolabile vedova islamica, la principessa greca con tono mesto annunciò: “Anche io sono figlia di mercatali e conosco le vostre sofferenze…. – mentre piangendo si esibiva in ridicoli nguè nguè nguè – e vi prometto, a nome della maggioranza illuminata, di Artù ed anche del suo cane, che riapriremo il mercato in 15 giorni!”.

Di fronte a tale ultima asserzione l’Uomo Ragno, vicesovrano con delega all’urbanistica, che fino a quel giorno mai aveva aperto bocca, guardò Artù severamente (nonostante la solennità del momento Bau Bau continuava a ridere senza alcun motivo come se non ci fosse un domani…) e con aria greve sussurrò: “Ma chesta è scem’ overament?” (Mmm ma chi è l’Uomo Ragno? Mica l’ex assessore all’urbanistica del Casato limitrofo? L’amministratore del Comune che venne sciolto per infiltrazioni camorristiche? / Sono leggende, lettore, questi giornali di partito inventano storie assurde e tu, stupidamente, ci credi…).

Con la questione del mercato ortofrutticolo risolta, si poté quindi procedere all’esame di nuove tematiche.

Di fronte alle stupide pretese dell’opposizione (riguardavano temi vari: dalla trasmissione in streaming del Consiglio dei Lords all’investimento di fondi economici in arte e cultura, dalle linee programmatiche ad altre robe di poco conto), la posizione della maggioranza illuminata fu chiara: venne messa in atto la c.d. “difesa silenziosa”.

Artù, infatti, si adoperò nel realizzare una tecnica bellica degna di un vero condottiero, una strategia ardita e sofisticata che solo un grande sovrano avrebbe potuto ideare: sintetizzare le regole dell’Estetismo di Oscar Wilde e la sagacia militare dell’Impero di Roma per sconfiggere l’opposizione.

Nulla sappiamo e nulla diremo!”, ordinò il saggio Artù ai suoi soldati e poi, urlando con fare battagliero, proseguì: “Testuggine!!!!”.

Fu così che la maggioranza illuminata si mosse compatta verso il centro del palco comunale realizzando la famosa formazione di cavalleria tipica dell’esercito romano. Guidava la testuggine il fedele Bau Bau il quale – non prima di aver fatto l’ennesimo scherzetto a Don Abbondio (“quel diavoletto continua a fargli la pipì sulle scarpe”, ridacchiò Artù) – strinse tra i denti una poderosa bandiera bianca e, assumendo una posizione fiera e regale, iniziò a sventolarla ampiamente così che tutti i sudditi potessero leggere il grido di battaglia del re: “MEGLIO TACERE E SEMBRARE STUPIDI CHE APRIR BOCCA E TOGLIERE OGNI DUBBIO!”.

L’astuto Artù sfruttò il suo ingegno militare e, proprio come accadde nella Campagna di Russia di Napoleone, continuò a far avanzare i nemici senza mai partecipare alla battaglia: “prima o poi si stancheranno di parlare da soli e finiranno per tacere”, pensò il sovrano incapace mentre i cavalieri di opposizione insistevano nella loro retorica politica.

Nulla, però, poté fare il nostro re per fermare la lingua biforcuta di alcuni dei suoi cavalieri che, esasperati dalle accuse ricevute, finirono per aprir bocca e, purtroppo, per togliere ogni dubbio circa il loro intelletto…

Sarebbe opportuno rivalorizzare il bosco della Salandra – suggerì sapientemente Mago Merlino –  e dare inoltre un ruolo di primo piano al Castello di Monteleone. Non ci sarebbe alcun problema per i costi di manutenzione: le mie pecore, infatti, si impegnerebbero a mangiare l’erba”.

Ascoltata la proposta del perfido stregone, tra i banchi della maggioranza prese la parola il simpatico Bombolo creando non poco imbarazzo ad Artù il quale, senza peli sulla lingua, imprecò: “Statt’ zitto!” e poi – in panico per la promessa appena fatta di risolvere il problema del mercato ortofrutticolo in soli 15 giorni – suggerì: “Nun dicimm’ nisciuna strunzata!”.

Ma Bombolo, noncurante del consiglio regale, accese il microfono e, con immenso stupore per i presenti, sposò la tesi di Merlino così esprimendosi: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza”.

Dinanzi a tale sfoggio di erudizione, i sudditi del Regno si alzarono in piedi per applaudire il filosofo Bombolo che si esibì, in segno di riverenza, con il mignolo della mano sinistra infilato nella narice destra, in un elegante inchino dando vita ad una standing ovation con tanto di suono di trombe e lancio di coriandoli (Ma che stai dicendo, scrittore? Nel virgolettato di Bombolo sono riportate le parole che Ulisse pronuncia nel XXVI Canto dell’Inferno. Nulla di quanto riferisci è vero!! L’inserviente di Artù, presa la parola, invero, si limitò a dire che “4 prete scassate fanno solo polvere!” / Che tu sia maledetto, dannato lettore, taci una volta e per sempre!).

Dopo l’ennesima gaffe di Bombolo, Artù decise, per evitare ulteriori conseguenze negative, di imbavagliare i suoi cavalieri e incaricò Bau Bau di andare alla ricerca di Maga Magò, principessa con deleghe all’Avvocatura, all’Ambiente e all’igiene Urbana, di cui non si avevano notizie da giorni.

In meno di un quarto d’ora, il fedele Bau Bau, abile a scovare le tracce della nobile, tornò dal suo padrone stringendo tra i denti la mappa geografica della Terra di Nessuno: “Diamine – urlò Artù – ha di nuovo perso la cartina geografica!”.

La situazione del Regno gli era totalmente sfuggita dalle mani e Artù, sconsolato e triste, sembrò sull’orlo di una crisi di nervi: la maggioranza illuminata nel Consiglio dei Lords era la rappresentazione teatrale più penosa dei Sette Regni; gli scudieri scelti per la Tavola Rotonda o erano assenti sul territorio o non partecipavano alle riunioni o fuggivano dinanzi ai problemi; anche la sua chioma, un tempo fluente e scintillante, cominciava a perdere vigore; il regno era “alla frutta” e l’unico su cui poter fare affidamento era Bau Bau, fedele e amorevole segugio reale.

Il giorno in cui quelli dell’opposizione smetteranno di farsi la guerra fra loro, iniziando a comprendere che nessuno di noi ha alcuna competenza per amministrare il Regno e che questa mia sfilata nella Terra di Nessuno serve solo per farmi crescere politicamente, assecondando il volere dei poteri forti sulla pelle dei miei poveri sudditi….per noi sarà la fine!”, confidò al tenero quadrupede che, incredibilmente, smise di ridere e rispose: “Io sarò sempre con te. Bau”.

Con la scena del cane e del suo padrone che si abbracciano sotto le note di “Love of my Life” dei Queen e mentre lo sfondo di un cuore gigante zooma sul volto dei due protagonisti fino a far chiudere l’immagine, termina l’ennesimo patetico Consiglio dei Lord lasciandoci con la preoccupazione, caro lettore, che al peggio non c’è mai fine….

To be continued….

Nessun riferimento a cavalieri, principesse e stregoni è puramente casuale.

Armando Mele (associazione Liberi e forti)

Annalisa Crispino (disegni)

© Copyright 2019 redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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