L’angolo della satira. Marano, il primo Consiglio dei Lord: l’avanzata degli Estranei e la vittoria di Sailor Moon

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Artù, bello come il Sole, ubriaco di vis profetica (“combatteremo l’illegalità, elimineremo furbetti, daremo strade sicure….”, mamma che palle, scusa lo sfogo lettore, ma ‘ste cose non le diceva manco più Merlino!) ed eccitato come un ragazzino che fa i conti con lo spuntare della sua prima acne decise, non prima di cadere in un abbaglio regale, di convocare il Consiglio dei Lord.

Torniamo un momento indietro, lettore, perché ho omesso di segnalarti la topica del sovrano.

Artù, fiero sostenitore dei diritti dei più deboli e difensore di ogni garanzia cittadina, dimenticò che alla sua Tavola Rotonda avrebbero dovuto prender parte, oltre alla fidata stalliera di Merlino e alla nuora di Efesto (dio delle piazze e della metallurgia greca), anche altre principesse.

Il re, che nulla conosceva e che nulla intendeva, probabilmente non ricevendo alcuna informazione sul tema, non mentovò minimamente la sanguinosa battaglia che la pulzella d’Orleans –  la mitica eroina Giovanna d’Arco – dovette combattere per l’emanazione delle quote rosa alla Tavola Rotonda (leggasi art. 1, co. 137, della L. 56/201. Sì, caro lettore, sappiamo bene che ve lo insegnano alle elementari in educazione civica ma che vuoi da me?).

Ecco, adesso possiamo tornare al primo Consiglio dei Lord.

Dunque, Artù, bello come il Sole, ubriaco di vis profetica… no, scusa, già l’avevo detto.

Beh, andiamo direttamente al punto: visibilmente stupìto (ho detto di nuovo stupìto, non provare a fraintendere, carogna di un lettore), notò che Mago Merlino, nonostante si fosse divertito da matti a spargere la sua viscida vasellina, prima e dopo l’estrazione della spada del Ciaurro, sotto le sedie dei Cavalieri Oscuri, si era incredibilmente accomodato proprio sul banco degli oppositori.

“Cos’è successo? – pensò Sua Maestà – “Magari si è offeso perché non ho risposto alle sue lettere?”, sibilò ricordando la loro tenera partecipazione televisiva allo show trash della De Filippi.

Dunque pensieroso, sfilato il pesante elmetto, sfoggiando una chioma da leone, intrecciando morbidamente i lunghi riccioli biondi, severo ma giusto, lanciò a Merlino uno sguardo con aria di sfida.

“Cosa avrà in serbo il perfido stregone? Ho già sistemato la sua stalliera nella mia Tavola Rotonda, avrà la presunzione di chiedere altre spartizioni del regno?” – mugugnò l’ardimentoso paladino – “Sono già in trincea con i mercenari greci, vorrà mica tirarmi anche lui un’imboscata?”.

Ma l’abile stratega Merlino, con maschera sorniona e placida voluttà, non si lasciò trafiggere dalle occhiatacce del re e, impugnata la bacchetta, esibendosi con l’incantesimo del “Wingardium Leviosa” (sì, lettore, lo stesso trucchetto che usa Harry Potter per far lievitare le persone) diede vita al suo show.

E fu così che, marciando compatto, guidato da un’apprendista stregona (esatto, lettore, era proprio una candidata della lista elettorale di Merlino ma non interrompere, fammi raccontare ancora…), un esercito di “estranei” (ovvero personaggi provenienti da luoghi di cui il sovrano ignorava l’esistenza) si presentò dinanzi al Consiglio dei Lord per la resa dei conti.

“Ci aiuti, nostro Sire” – esclamarono i sudditi furiosi – “a causa di una frana siamo senza luce e senza acqua: i nostri figli non possono raggiungere il castello scolastico, noi non riusciamo neanche a vedere la gara delle scope volanti in Tv e poi….fa freddo, l’Inverno sta arrivando”.

A questo punto, con Merlino che se la rideva sotto i baffi, gli estranei che imprecavano minacce e gli infidi menestrelli dell’infingardo stregone che filmavano e registravano un copione già scritto, il nostro sovrano iniziò a temere il peggio.

Ma da fiero combattente quale era, superato l’attimo di fisiologica tensione, il temerario eroe decise di prendere la questione di petto e, biondi capelli e guancia rose, con la faccia da birba che da sempre lo contraddistingueva, solennemente profferì: “Tornate alle vostre capanne, miei sudditi, adesso non so che dirvi (“…non so neanche di cosa vi stiate lamentando”, pensò Artù) ma prima del prossimo torneo medievale risolveremo l’annoso problema della frana”.

Artù, con lo sguardo machiavellico per le sue sagge e risolutive parole, cercò allora conforto nel compiaciuto muso del cane da riporto reale, un pregevole Levriero mugnanese, da cui non si staccava mai. L’elegante segugio, con l’espressione intronata e senza alcuna connessione con la vicenda in oggetto, dunque gli abbaiò: “Bau. Digli che abbiamo fatto pure le strisce blu. Vai mò, vai. Bau” (ma il bando non era del 2016?…taci lettore!).

E allora il sovrano, rivolgendosi ai plebei, con fare maestoso e regale, mentovando il prezioso suggerimento canino, puntando il dito verso l’alto e con aria declamatoria profferì: “E abbiamo fatto pure le strisce blu! Bau” (non ci crederai, caro lettore, ma per dare lustro al fidato amico a quattro zampe, il sovrano si lasciò andare in un seppur austero bau).

Le parole del sovrano, nonostante l’assennatezza, l’equilibrato raziocinio e la mirabile avvedutezza, inspiegabilmente (ero presente, lettore, e ti assicuro che andò proprio così) non riuscirono a placare la foga degli estranei che continuavano ad avanzare furiosi verso la Tavola Rotonda.

Fu allora che i Cavalieri Oscuri, stranamente non occupati a saccheggiare terreni o a razziare vettovaglie e bestiami, anche per placare l’ira degli estranei, proposero di devolvere i proventi della Tavola Rotonda ai bisognosi del Regno.

Seguirono attimi di terrore: un improvviso black out, un rombo di tuono trapanò il soffitto e mentre la luce di un fulmine illuminava nuovamente i presenti….

“Per tutti i demoni della Terra di Mezzo”, si lasciò scappare Merlino.

“Oh Madonna di Camelot”, protesto Artù.

“Grr grr, bau bau”, ringhiò il segugio.

“Più gente conosciamo e più apprezziamo il nostro cane (in questo caso un levriero)”, dissero i greci citando Socrate mentre una possente parente di Efesto, colpita da un improvviso attacco di panico, stramazzò al suolo.

La richiesta dei Cavalieri Oscuri, malvagi farabutti e spietati assalitori di carovane nel deserto, doveva essere respinta: urgeva una nuova sinergia.

Re Artù, assediato dalle richieste degli estranei e timoroso di perdere i suoi introiti, comprendendo adesso che i consigli del suo cane non sarebbero più bastati, rivolse lo sguardo a Merlino implorando aiuto.

Merlino, che già pensava a come batter cassa con la mossa successiva, in un battibaleno ripristinò l’ordine. “Farfallus explodit”, sussurrò il negromante, facendo scomparire gli estranei, e poi ancora “Mimblewimble”, zittendo i Cavalieri Oscuri che chissà quali turpi intenzioni nascondevano dietro la loro losca istanza (come, lettore? Dici che quella dei Cavalieri Oscuri ti sembra una proposta lodevole e che addirittura i Greci l’avevano menzionata nel loro programma elettorale salvo poi respingerla? Impertinente di un lettore, pensa ciò che vuoi ma non disturbare e ascolta il seguìto).

Tirato un sospiro di sollievo e dato uno scappellotto al suo cane, accusato (…e mi permetto dire anche giustamente) di abbaiare a vanvera (nella Terra di Nessuno, caro lettore, perfino un cane può far parte della Tavola Rotonda ed assumere anche più deleghe…), nell’animo dell’ardimentoso sovrano tornò a governare la quiete.

Gli estranei erano stati respinti e le casse della Tavola Rotonda fatte blindare più di un Panzer tedesco.

Merlino, a quel punto, tolte le castagne dal fuoco all’impavido Artù, decise che fosse giunta l’ora di raccogliere i frutti del suo lavoro.

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Bisognava votare l’elezione del Capo dei Lord dell’opposizione al sovrano e chi, dunque, meglio della principessa Sailor Moon, avrebbe potuto ricoprire quel ruolo? (caro lettore, non sono ubriaco e forse ti starai chiedendo perché Merlino, pur facendo parte delle forze di Artù, reclamasse ulteriore potere all’opposizione. Beh me lo chiedo pure io ma purtroppo potrò risponderti esattamente solo nei prossimi capitoli. Sii paziente e non farmi bruciare le tappe…).

Di fronte a tale proposta, che mandò in un sol colpo all’aria i piani dei truculenti Cavalieri Oscuri, i fidati scudieri di Artù, da bravi soldatini macedoni, non batteron ciglio. Così, adirati più che mai, i torvi criminali gridarono allo scandalo iniziando a blaterare osservazioni quantomeno indecenti.

“La principessa Sailor non può assumere quel ruolo istituzionale – urlarono i ripugnanti delinquenti -.  E’ socia di un’associazione che sfrutta gratuitamente i beni del Regno”.

La nobile guerriera, non lasciandosi intimidire dalle pesanti accuse ed entrando specificamente nel merito della questione legale, prese il microfono e, in nome dei suoi alti valori, iniziò a cantare: “al mio cuore si arriva con la verità, bianca come la luna nell’oscurità, paladina di pace per l’umanità”; mentre in coro Artù, il suo cane, Merlino, i Greci e gli altri scudieri intonarono all’unisono: “Sailor Moon, Sailor Moon, Sailor Moon” (forse tu sei troppo giovane, inesperto lettore, ma quand’ero bimbo questa sigla spaccava!).

Stizziti dall’esibizione canora, i Cavalieri Oscuri, sentendosi derisi e sopraffatti, persero le staffe e, asserendo da veri meschini che la canzone di un cartone animato non potesse sostituire una valutazione di conformità ai regolamenti imperiali, pretesero un parere giuridico.

Inferociti, i riprovevoli ed esecrabili Cavalieri Oscuri, chiesero così spiegazioni al Segretario del Re: il nobile Peppiniello.

Nel frattempo, la principessa Sailor, paladina di pace per l’umanità, completamente imbufalita, ricordò, per togliere ogni dubbio sulla sua presunta incompatibilità, entrando ancora una volta nel merito giuridico della questione, di quando la Regina Periglia le disse: “Perché ragazzina? Perché tanta insistenza? Perché non vuoi arrenderti? Tu speri in un futuro roseo per l’umanità, ma è un’illusione! Guardati intorno: il mondo è già corrotto! Non te rendi conto?”, ma già all’epoca, con l’associazionismo e il femminismo che le scorrevano nelle vene, Sailor le rispose “No, non è vero! Ti sbagli! Io ho tanta fiducia! Io ho fiducia! Le mie amiche hanno difeso il mondo, pagando con la loro vita!” (esatto lettore, questa dichiarazione, ancora una volta, non è minimamente attinente alla questione sollevata e fa precisamente riferimento all’episodio 46 della I Serie di Sailor Moon “La vittoria delle Guerriere Sailor”. Ah, mi chiedi perché Sailor Moon, dato che nelle sue parole non vi era alcuna motivazione giuridica, continuasse a parlare? Non lo so, questi cartoni animati sono strani assai…).

Ma torniamo al racconto: … e mentre Sailor Moon, paladina di pace per l’umanità, non smetteva di elogiare il suo mirabolante operato, il cane di Artù provò ad intonare nuovamente il coro della sigla televisiva per rendere più credibile la versione della principessa ma (anche questa volta giustamente, caro lettore) si prese un altro scappellotto da Artù che, stringendo la bocca al suo rincretinito segugio, cominciò a rammaricarsi di avergli affidato una delega regale.

Terminata l’esibizione canora e conclusa la lezione di filantropia di Sailor Moon, paladina di pace per l’umanità, la parola passò finalmente a Peppiniello. Il segretario del Re, bambino molto intelligente (conosciuto anche come Franco Melidoni, con un’apparizione al cinema in Miseria e Nobiltà di Totò), interrogato sulla questione della presunta incompatibilità della principessa Sailor, ricordandosi di saper recitare con una sola battuta, asserì: “Vincenzo m’è padre a me!” (leggasi “L’art. 63 del D.L.gs n. 267/2000, in tema di incompatibilità, stabilisce che…”).

Ma i malvagi Cavalieri Oscuri, non soddisfatti della risposta (stupefacentemente considerata superficiale…) di Peppiniello, che avrebbe dovuto considerare con maggiore attenzione il fatto che l’associazione di Sailor Moon, paladina di pace per l’umanità, forse non rispettava determinati requisiti di legge (pagamento di fitto, luce, acqua e gas…) chiesero nuovamente consulto al segretario.

Peppiniello, dalle cui labbra pendevano gli sguardi di tutti i presenti, allora, più sommessamente ma in maniera finalmente esaustiva, esclamò: “Vincenzo m’è padre a me!” (leggasi ancora “L’art. 63 del D.L.gs n. 267/2000, in tema di incompatibilità, stabilisce che…”).

Di fronte a tanta tracotanza anche i Cavalieri Oscuri deposero le armi e decisero di tornare alle loro dimore per studiare nuove strategie volte alla conquista del Regno. Abbandonarono così i loro banchi e, nonostante la forte delusione per la carenza di logicità delle risposte giuridiche, in segno di riverenza, salutarono comunque il cortese Peppiniello che puntualmente rispose loro: “Vincenzo m’è padre a me!”.

Con i mefistofelici briganti che abbandonano il consesso civico, alla luce di raggi di luna e di stelle, che accompagnano in ogni sua esibizione Sailor Moon, paladina di pace per l’umanità, e al cospetto di un succulento simposio tra la principessa e Re Artù (ovvero l’avido trangugiamento di un panino, allo stesso tavolo, vicini vicini, tra i due agguerriti oppositori), si conclude questo nostro secondo capitolo.

Termina così, dopo ore di intensa battaglia, con efferati scontri e violenti diverbi, il primo Consiglio dei Lord della Terra di Nessuno: luogo ameno e martoriato, arena di infidi personaggi e di spregevoli buffoni che, senza alcuna autentica qualità, farebbero meglio ad uscire dal mondo dei sogni per vivere la realtà.

To be continued

Nessun riferimento a cavalieri, principesse e stregoni è puramente casuale.

Armando Mele (associazione Liberi e forti)

Annalisa Crispino (disegni)

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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