L’angolo della satira. Riceviamo e pubblichiamo. Re Artù e i suoi scudieri. Le tragicomiche peripezie dell’Assise cittadina nella Terra di Nessuno

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L’estrazione della spada del Ciaurro.

Caro lettore, c’era una volta in un bosco incantato, animato da gnomi e fatine, un principe buono.

No, lettore, siamo partiti col piede sbagliato: meglio dare più brio al racconto altrimenti sembra una fiaba.

Allora, ricominciamo….

Caro lettore, c’è, ogni volta che terminano le elezioni amministrative, in una laguna abbandonata, fetida di sozzura (vi è già una discarica a cielo aperto e quindi i regnanti hanno ben pensato che non sia ingiusto lasciare i rifiuti per strada), senza luce né acqua (vabbè solo a Torre Carracciolo e a volte a San Rocco) e contaminata dall’eternit, un aspirante sovrano incapace (ti giuro che quest’ultima volta lo ha detto lui! Non inventiamo mica niente qui…).

Lettore, così già va meglio ma devo dare ritmo sennò ci addormentiamo tutti.

Regnare nella Terra di Nessuno (nefanda località di cui sopra i dettagli, così denominata perché da troppi anni senza validi reggenti) era il sogno proibito del sovrano incapace che da sempre cullava questo desiderio e che mai vi avrebbe rinunciato.

A tutto si sarebbe spinto il nostro eroe pur di ottenere il prestigioso scettro: nessun accordo, celato o palese, sarebbe stato precluso; nessun ostacolo avrebbe potuto intralciare il suo glorioso cammino.

A contendere il gallone imperiale al valoroso guerriero vi era, però, la spietata compagnia dei Cavalieri Oscuri.

Malvagi mascalzoni di frontiera, portatori di fame e miseria, simbolo di tutti i mali dell’umanità; manipolati dall’alto da una forza subumana che tutto vede e che tutto sente: il temibile Iacolaruman (personaggio di cui, amico lettore, tra i Cavalieri Oscuri nessuno conosceva il volto né tanto meno il tono di voce in quanto mai partecipò ad alcuna iniziativa, riunione o conferenza dei turpi assassini).

Il sovrano incapace, quindi, aspirante padrone assoluto del regno, proprio perché incapace (ti ripeto che lo ha detto lui, quindi non pensare che io sia fazioso), studiò un piano diabolico. Si accorse di avere una sola possibilità per conquistare la Terra di Nessuno e sconfiggere gli efferati rivali: raggiungere un accordo col potente stregone Merlino: dinosauro della politica locale, vecchio come una tartaruga delle Galapagos ma agile come un’aquila nazista (no, forse si professava socialista ma non chiedermi il perché).

La leggenda narrava che il cavaliere più forte, quello più coraggioso e leale (alcuni dicono pure elegante ma, amico lettore, ti assicuro che questa è veramente una leggenda…) avrebbe assunto il potere nel regno soltanto sradicando la famosa spada del Ciaurro (luogo che ti dirò, ingenuo (e)lettore, è stato utilizzato dal sovrano solo per brevi patetiche passerelle ma che poi è tornato ad essere abituale ritrovo di assuntori di pozioni magiche…).

E orbene il nostro sovrano, incapace ma furbo, senza forze né virtù, ben sapendo di non poter estrarre la spada da solo, ingegnoso e perverso (a breve ne scoprirai il motivo…), vendette l’anima a Merlino: maestro burattinaio capace di inquinare le menti e di ipnotizzare pollastri, vasto conoscitore di olii e unguenti, massimo esperto nello spargimento di vasellina.

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Questo racconto, converrai con me, iniziava a stufare e quindi ho dovuto inserirci un po’ di sensualità.

Ecco, quindi, è proprio sulla vasellina che vorrei tu facessi attenzione. Riprendiamo il narrato: l’astuto mago, che da anni penetrava nei fori dei condotti politici cittadini, eccitato dalle avancès del fantomatico eroe, non esitò un attimo ad accettare l’accordo. Decise allora – coltivando l’ignobile passione –  di oliare, con abbondanti iniezioni della sua volgare crema, il tufo del mauseoleo (si trattava mica di un necrofilo?) e di lubrificare, neanche troppo segretamente, la spada da porgere al suo “caro” amico (non pensare a nulla di malizioso, il nostro giurassico fattucchiere è in andropausa dalla scorsa era geologica) così da consentire una comoda estrazione della spada e il trionfale brandimento dell’arma allo stupìto condottiero (ho scritto stupìto non stupido, capzioso di un lettore! Ok va bene, va bene correggo…che rottura che sei)….e il trionfale brandimento dell’arma allo stuporoso condottiero (Stuporoso ti piace? A me sì, ma non star sempre a criticare e presta attenzione alla storia).

Il dado era tratto, il sovrano incapace venne incoronato e si presentò agli abitanti della Terra di Nessuno assumendo il sontuoso nome di Re Artù.

“Artù il Buono” diceva la sua gente (eh sì, caro lettore, non posso esimermi dal ricordare che, prima della vestizione regale, il valoroso sovrano si prodigò nell’aiutare anziani soldati per l’ottenimento della pensione presso l’ente previdenziale del Casato limitrofo), “Artù l’elegante”, mormorava il popolo (….e basta con ‘sta storia!),  “Artù il forestiero”, sussurravano gli abitanti della Terra di Nessuno che, gelosi per gli incarichi affidati dal re a numerosi cavalieri del Casato limitrofo, da sempre foriero di menti geniali e di spiccate autorità politiche (tra l’altro codesto nobile Casato era stato sciolto per infiltrazioni camorristiche solo 5 anni prima), si sentivano un po’ indispettiti dal pregiudizio subito; “Artù sta in un bar dalla mattina alla sera”, mugugnava la plebe (non pensare male, malefico di un lettore, quello era il suo ufficio).

E così, senza arte né parte, stanco ma felice, con al seguito un esercito di mercenari e con la magia di Merlino pronta a ritorcersi contro in qualsiasi momento, Artù iniziò a regnare nella Terra di Nessuno.

To be continued

Armando Mele (associazione Liberi e forti)

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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