Beni abusivi o confiscati alla camorra, a Marano il grande spreco. Decine di immobili marciscono, alcuni sono ancora occupati illegalmente, altri nemmeno sono stati acquisiti

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Un patrimonio immenso, stimabile in milioni e milioni di euro, composto da ville, terreni, box e capannoni industriali. E’ il tesoro sottratto alle potenti organizzazioni criminali della provincia di Napoli, che troppo spesso resta congelato all’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati o che stenta, per l’esiguità delle risorse economiche a disposizione degli enti locali o per colpa del loro immobilismo, ad esser riutilizzato per i fini sociali previsti dalla legge Rognoni – La Torre.  L’effettivo riutilizzo di quei beni è un miraggio o quasi. A Marano, la città della provincia che conta il numero più alto di beni sottratti alle mafie (oltre cento), i casi andati a buon fine si contano sulle dita di una mano. La villa bunker di Giuseppe Polverino, oggi inno al degrado, è il caso più eclatante di inefficienza, ma c’è tanto, tanto altro.

Il Comune ha affidato tempo fa i box di via San Rocco (parco Annabella) alla comunità islamica, che ha così potuto allestire un centro di preghiera e di formazione culturale. Altri terreni, invece, sono stati utilizzati per realizzare un’isola ecologica (in località La Volpe) e un parco giochi intitolato alla memoria di Carlo Alberto Dalla Chiesa. A fare da contraltare, però, tanti, troppi casi negativi. Sempre nell’area dedicata al generale Dalla Chiesa un asilo nido comunale, finanziato dalla Regione per 700 mila euro, non ha mai aperto i battenti. I lavori si sono fermati qualche anno fa, perché il Comune è riuscito nell’impresa di perdere buona parte di quel finanziamento e da tre anni nessuno dà risposta sulle ragioni di questo flop. Un altro caso emblematico è quello della villa confiscata di via Marano-Quarto, affidata quattro anni fa all’associazione Aggregarci. Gli attivisti hanno ottenuto un immobile (costruito senza alcuna licenza edilizia), tuttora sprovvisto di un allaccio alla condotta idrica comunale.
Altro caso eclatante è l’appartamento di via Recca appartenuto ad Armando Del Core, uno dei killer di Siani. La casa è inutilizzata dal 2014, periodo in cui fu assegnata al Comune di Marano. Poi villa “Scarface”, a via San Tommaso (zona Città Giardino), appartenuta a Castrese Palumbo, meglio noto come ‘o Svitapierno. Poi c’è la casa di Ciccio Carandente, un prestanome dei Polverino, ubicata in via Salice, a due passi dal Pip. Per non parlare, poi, delle case confiscate ai Simeoli, quelle di via Marano-Quarto, sul cui destino vige il più stretto riserbo.
Non va meglio per i beni abusivi, alcuni dei quali intestati, realizzati o occupati da soggetti in odor o ben oltre l’odor di camorra. Villa Nuvoletta, dove fino a pochi anni fa vivevano i familiari di”Angiolotto” Nuvoletta, è abusiva da oltre 30 anni, ma non è stata nemmeno acquisita al patrimonio comunale. La richiesta di condono, i cui termini sono ormai scaduti, non è stata mai vagliata dagli uffici dell’ente cittadino.
E’ abusiva, completamente abusiva, è anche l’appartamento di via Antica Consolare Campana, riconducibile ai familiari di Sabatino Cerullo, affiliato ai Polverino. Anche per questo immobile nessuna acquisizione né tanto meno procedure finalizzate all’abbattimento.
Altri casi “illustri”: la palazzina di Città Giardino, in via Sant’Agostino, acquisita dal 1991 ma mai sgomberata. Di recente gli affittuari, a causa dei ritardi e delle modalità discutibili utilizzate negli anni dal Comune, hanno ottenuto da un giudice monocratico di poter restare (per ora) negli alloggi benché siano completamente abusivi. L’ente non ha proposto nemmeno un ricorso e questo la dice lunga sulla volontà di ripristinare la legalità.
E ancora: le case abusive di via Platone, via Antica Consolare Campana (acquisite ma ancora occupate illegalmente), via Romano, l’appartamento di via Marano-Pianura (parco del Sole), sgomberato da anni ma mai assegnato (come da destinazione di uso) alle famiglie sfrattate del territorio. Il nulla, insomma.
Come nulla è stato fatto per la masseria del Galeota, realizzata da una società dei Simeoli, dichiarata abusiva qualche anno fa e ancora in parte occupata. Nessuna decisione. Eppure la legge parla chiaro e la Consulta di recente lo ha ribadito: abbattimento o in subordine, ma solo per particolari finalità, affidamento alle associazioni del terzo settore. In via Galeota, come in via Casalanno, gli immobili stanno marcendo, ma nessuno ha deciso cosa fare.
Le demolizione appaiono un miraggio, stante le condizioni finanziarie del Comune. Ma allora si scegliesse l’opzione (nei casi previsti) per l’affidamento alle associazioni di volontariato, agli sfrattati o si opti quanto meno per l’acquisizione al patrimonio dell’Ente.
Di queste cose, facendo esempi pratici, nomi e cognomi, a Marano ne parla (da anni) solo Terranostranews. Tacciono tutti, da destra a sinistra passando per il 5 Stelle.
Le uniche discussioni sui social? Rifiuti, assessorati, strade e querelle di piccolo o grande cabotaggio.
L’abusivismo edilizio e i beni sottratti alle mafie interessano a pochissimi.
© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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