Il processo Pip entra nel vivo: ieri ascoltata la super teste Paola Cerotto. “Con i Cesaro rapporti di cordialità, mi inquietarono le parole di Giannella”

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Il processo Pip è entrato nel vivo. Ieri, in qualità di teste, è stata escussa Paola Cerotto, l’ex funzionario dell’ufficio tecnico di Marano oggi in forza al Comune di Napoli. L’urbanista, una dei testimoni chiave voluti dalla pubblica accusa, ha riferito del suo incontro con l’ex sindaco di Sant’Antimo Luigi Vergara, che le propose di incontrare l’onorevole Luigi Cesaro per discutere proprio del Pip.

“Vergara, che conoscevo per aver lavorato al Comune di Sant’Antimo per molti anni – ha riferito in aula Cerotto – mi chiese di incontrare l’onorevole Cesaro e aggiunse che era una questione delicata e che dovevo stare attenta alla storia dei collaudi. Fece un riferimento ai collaudi, insomma, di cui a quel tempo nemmeno mi stavo occupando. Capii in quell’occasione che i Cesaro avevano agganci al Comune e che erano informati su quanto accadesse, anche di cose non ufficialmente note. Ad ogni modo dissi no a quella richiesta di incontro”. L’ex funzionario del Comune di Marano ha spiegato, in un successivo passaggio, di “non ritenere in alcun modo che Vergara fosse legato al mondo della criminalità organizzata o che parlasse per conto di ambienti malavitosi”.

Incalzata dai pm, ma anche dall’avvocato Raffaele Maiello, legale dei Cesaro, la teste ha poi riferito circa i suoi rapporti con Aniello e Raffaele Cesaro, entrambi detenuti e titolari della società che si aggiudicò l’appalto per la realizzazione del Pip: “Conoscevo bene Aniello Cesaro. E’ un tecnico e quindi ho avuto modo di incontrarlo in molte occasioni al Comune di Sant’Antimo. Tra noi c’erano rapporti di cordialità. Raffaele, invece, non lo conoscevo bene, l’avrò visto poche volte”.

Buoni rapporti sarebbero intercorsi anche con il parlamentare Luigi, nei periodi in cui ha ricoperto l’incarico di sindaco di Sant’Antimo. I problemi veri, secondo quanto emerso in aula, sarebbero sorti dopo il suo trasferimento a Marano, anche se la Cerotto, in un altro passaggio, ha precisato che a “Sant’Antimo il clima nei suoi confronti era diventato ad un certo punto ostile”.

“Nel 2016 – ha aggiunto – divenni responsabile unico del procedimento per l’area industriale di Marano. Ero a conoscenza della querelle sulla storia dei collaudi. Ad ogni modo posso dire di non aver ricevuto la collaborazione che mi aspettavo, eccezion fatta per alcuni tecnici, tra cui l’architetto Romano. Il meno collaborativo, tra tutti, fu Luigi De Biase”. De Biase, storico dirigente del Comune e all’epoca dei fatti con delega ad interim del settore Lavori pubblici, era stato chiamato anch’egli a testimoniare nella giornata di ieri, ma ha dato forfait per un impedimento di salute.

In aula c’era, invece, l’ex sindaco Angelo Liccardo, ma la sua escussione è slittata di alcune settimane. Liccardo – come De Biase – è stato rinviato a giudizio nel filone per le elezioni regionali del 2015, nell’ambito di un’inchiesta nata a margine della vicenda Pip.

Gli avvocati degli imputati hanno sollevato alcuni rilievi, in virtù del suo status di imputato nel processo stralcio dell’area industriale, che hanno indotto il presidente del collegio a rinviare l’escussione dell’ex sindaco ad ad ottobre.

Assente ingiustificato, invece, l’architetto Agostino Di Lorenzo, fino al 2014 dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Marano. Nel corso dell’udienza di ieri sono stati sviscerati molti aspetti tecnici, in special modo quelli relativi alle “difformità riscontrate rispetto al progetto presentato dai Cesaro”. La Cerotto ha riferito dei sopralluoghi svolti, della relazione preparata, delle difformità rilevate sui capannoni, sui limiti di confine e i frazionamenti non rispettati.

Molto si è dibattuto, inoltre, su un incontro intercorso (citato proprio dalla Cerotto in aula) tra la stessa funzionaria e l’ingegnere Oliviero Gianella, tecnico molto noto agli uffici di Marano e imputato nel processo.

“Lo incontravo spesso al Comune – ha raccontato la funzionaria – in un’occasione, in riferimento alla questione Pip, mi disse che stavo lavorando bene ma che c’era grande fermento intorno a quella storia. Bisognava, in pratica, fare attenzione all’esterno. Quelle parole mi inquietarono e pochi giorni dopo le riferii ai Ros che già indagavano da qualche tempo”.

Nelle prossime udienze saranno escussi, in qualità di testi, Luigi De Biase, Angelo Liccardo, Agostino Di Lorenzo e Massimo Squarzoni.

 

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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