Edilizia e camorra, la sentenza bis sui Simeoli: ecco cosa accadrà e cosa i giudici non sono riusciti a svelare

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E’ di ieri l’attesa sentenza, quella inerente al secondo grado di giudizio nei confronti di Antonio, Luigi e Benedetto Simeoli, fondatori e titolari della Sime Costruzioni e di altre società immobiliari. Il dispositivo di sentenza, pronunciato dai giudici della sesta sezione penale del tribunale di Napoli, avrà delle conseguenze piuttosto rilevanti, in tema di libertà personali.

Per i giudici Antonio Simeoli non è il promotore del sodalizio criminale che, con il supporto del clan Polverino, ha operato in regime di pressoché monopolio nel settore dell’edilizia privata di Marano. Esclusa questa aggravante, per Simeoli, condannato in appello a 12 anni e 4 mesi di reclusione per associazione mafiosa, si profila la richiesta di revoca del 41 bis, regime carcerario al quale è sottoposto da 14 mesi.

La riduzione della pena a carico dei suoi due figli, Benedetto e Luigi, condannati a 8 anni e 10 mesi, potrebbe spingere i legali dei due condannati a richiedere di poter scontare il residuo di condanna agli arresti domiciliari. I tre sono detenuti dall’ottobre del 2013.

Confermata la condanna ai Simeoli, con relativi sconti di pena, condannati – seppur con pene più lievi rispetto al primo grado – alcuni prestanome e un ex tecnico (figura alquanto marginale) del Comune di Marano.

Come al solito, però, nessun politico di Marano o ex dirigente dell’ente è stato chiamato sul banco degli imputati. Un po’ come accaduto per l’affare Pip: la magistratura ha incastrato qualche imprenditore e qualche camorrista, ma chi ha fornito il sostegno amministrativo, chi ha rilasciato licenze, permessi comunali, chi ha omesso controlli se l’è cavata ancora una volta.

Eppure il pentito Roberto Perrone, principale collaboratore di giustizia del clan Polverino (e non solo), è stato a più riprese esplicito: “Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, quando il clan Polverino divenne autonomo dai Nuvoletta – ha riferito Perrone ai giudici – non c’era concessione edilizia, a Quarto e a Marano, che non venisse gestita dalla fazione capeggiata da Giuseppe Polverino. La gestione di quegli affari fu affidata ai Simeoli”. Un’influenza esercitata anche nella pubblica amministrazione. “Antonio Simeoli – sempre secondo quanto riferito da Perrone – riusciva a condizionare gli esiti delle elezioni politiche a Marano e ad ottenere tutti i titoli abitativi e le concessioni per le sue costruzioni, soprattutto grazie alle conoscenze e alle pressioni che riusciva ad esercitare sulla componente politica del Comune di Marano”.

A Quali elezioni si riferisce Perrone? A quali titoli edificatori, a quali personaggi del Comune? Domande che resteranno senza risposte, anche se chi è del territorio sa bene, fin troppo bene, come andarono i fatti in quegli anni.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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