Flat Tax, rottamazione cartelle: ecco perché conviene

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Due aliquote, e quattro scaglioni di fatto con il gioco delle deduzioni, sono tanti per una «Flat Tax» vera e propria, perché la tassa è davvero «piatta» se l’aliquota è unica. Ma il meccanismo in corso di elaborazione, prova a mettere insieme due esigenze politiche: il maxi-taglio fiscale con semplificazione del sistema, e la difesa della «progressività» . Ma per mettere nero su bianco la versione definitiva della proposta fiscale bisogna definire il nodo dei costi.
Da questo intreccio nasce l’idea di dividere i contribuenti Irpef in due gruppi: quelli con reddito famigliare fino a 80mila euro, a cui applicare l’aliquota del 15%, e quelli più “ricchi”, per i quali la richiesta sale al 20%. Il primo gruppo sarebbe ulteriormente diviso in tre dal meccanismo delle deduzioni fisse da 3mila euro: scatterebbero per ogni componente nelle famiglie con redditi fino a 35mila euro e sarebbero limitate ai famigliari a carico fra 35 e 50mila, per scomparire nella fascia successiva. Con questa impostazione, i tagli più generosi arriverebbero ai contribuenti con un reddito famigliare da 40-60mila euro. Anche così, però, il taglio fiscale vale 45-50 miliardi: sulle coperture, c’è chi rilancia la ricetta fatta di maxi-rottamazione delle vecchie cartelle, spending e taglio alle tax expenditures (in particolare sugli incentivi alle attività inquinanti l’accordo è a portata di mano). Ma è qui che si gioca la partita decisiva.

Le notizie migliori, si diceva, arriverebbero in particolare per la fascia fra 40 e 60mila euro di reddito famigliare, che si vedrebbe ridurre l’imposta statale anche di oltre la metà. In questo ambito, secondo le ultime dichiarazioni fiscali, si collocano due milioni di italiani, il 5% dei contribuenti totali. Ma attenzione: tutti i calcoli del nuovo sistema si basano sul concetto di «reddito famigliare», rappresentato dalla somma delle entrate dei componenti, per cui la platea potrebbe essere più larga. Maxi-tagli sono promessi dal fisco futuribile al centro dell’accordo anche ai redditi più elevati, mentre le cose si complicano per le fasce più basse, dove è forte il peso delle detrazioni attuali che sarebbero sostituite dalla riforma. Un single con 15mila euro di reddito all’anno, per esempio, si vedrebbe ridurre l’imposta statale solo del 5%, e con lo stesso reddito una famiglia andrebbe addirittura a pagare più tasse di oggi. La proposta della Lega prevedeva per questi casi una clausola di salvaguardia per evitare rincari, che dovrebbe essere confermata nella versione finale per evitare sorprese. Il problema non è da poco, in termini di equità ma anche per un aspetto pratico: nella piramide schiacciata dei redditi italiani sono oltre 18 milioni, cioè il 44,9% del totale, i contribuenti che non dichiarano più di 15mila euro.

Accanto ai costi, il nodo politico che occupa il confronto fra i due aspiranti partiti di governo si concentra sulla progressività.Prima di avventurarsi nel dedalo delle cifre è bene sottolineare la differenza fondamentale che separerebbe il sistema attuale da quello ipotizzato dal contratto in arrivo. Oggi per l’Irpef ogni contribuente è un atomo isolato, e la famiglia si manifesta solo sotto forma di sconti per il coniuge o per i figli a carico, con uno sconto maggiore quando i figli hanno meno di tre anni. La riforma, invece, punta tutto sul «reddito famigliare», cioè sulla somma delle entrate dei componenti, e della famiglia si occupa anche con le deduzioni da tre mila euro.

Nasce dall’incrocio di questi fattori il risultato, che per ogni tipologia di contribuente concentra gli sconti maggiori a quota 60mila euro di reddito famigliare. In questo caso il taglio di imposta arriverebbe al 53% per il single, si attesterebbe al 52% per la famiglia monoreddito per ridursi al 31% nel caso della famiglia con due redditi. La stessa gerarchia dei benefici si ripete nell’altra fascia particolarmente “fortunata”, quella da 40mila euro (dal -45% del single al -17% della famiglia bi-reddito) e per i nuclei più ricchi, dove la riduzione di imposta viaggia a livelli simili. Il beneficio si riduce invece drasticamente alla base della piramide dei redditi, fino ad azzerarsi nel caso delle famiglie. Morale della favola: l’Irpef a due aliquote è meno regressiva della Flat Tax originaria, ma rischia comunque di rivelarsi regressiva rispetto al quadro attuale.
Quando il reddito è basso, entrano poi in gioco anche gli «80 euro», che secondo il contratto di governo andrebbero mantenuti, con una mossa che evita di aggravare il problema ma complica ulteriormente la ricerca della quadratura dei conti.

Secondo il nostro modesto parere l’attuazione dei due punti fondamentali della campagna elettorale 2018 e cioè la flat tax e il reddito di cittadinanza, deve passare obbligatoriamente attraverso l’approvazione di norme  che prevedano misure una tantum, come la rottamazione delle cartelle esattoriali (attraverso una formula di saldo e stralcio che abbia maggiore appeal per i contribuenti) e come un condono fiscale che contenga una speciale parte dedicata alle liti pendenti con il fisco.

Proviamo a spiegarci meglio:

Se da un lato la misura dei condoni può sembrare dura da far digerire ai contribuenti virtuosi, dall’altro permetterà di reperire quelle risorse da quei soggetti che non hanno  in parte o del tutto pagato imposte. Di fatti il sistema dei controlli fiscali, che negli ultimi anni ha dato degli ottimi risultati sotto il profilo del recupero dell’evasione , non consente di controllare l’intera platea dei soggetti che auto liquidano attraverso la dichiarazione dei redditi le proprie imposte o tutti gli altri soggetti che hanno comportamenti elusivi od evasivi. I condoni non sono mai una bella cosa, ma lo smaltimento delle macerie lasciate dalla crisi è un obiettivo saggio. E la crisi, oltre che nelle banche, ha lasciato anche nelle famiglie e nelle imprese macerie che spesso sono all’origine di questi debiti fiscali. Non aver capito l’importanza di ripulire il campo dagli effetti della più grave recessione del dopoguerra è uno degli errori principali dei governi degli ultimi anni.

Oltre a tale opportunità non va dimenticato, che, l’ ambizione di riformare in maniera cosi rivoluzionaria il fisco italiano fa nascere l’esigenza di creare un anno zero da cui ripartire per tutti i contribuenti,quella famosa pace fiscale che permetterebbe di azzerare tutte le pendenze con il fisco in modo da consentire agli organi di controllo di poter destinare le proprie risorse al controllo di fenomeni futuri. Va da sé che per poter svolgere in maniera più efficace la loro attività di controllo , gli organi preposti dovranno essere supportati anche da nuove norme più severe nei confronti di coloro che, nonostante aliquote fiscali più basse continueranno ad evadere od eludere le imposte.

Il nostro pensiero è che per il raggiungimento di obiettivi che riverbereranno i loro effetti sula stragrande maggioranza della popolazione (flat tax, reddito di cittadinanza) la politica ,e nel caso del nostro paese le due forze chiamate alla stesura di un contratto per l’Italia e gli italiani , debbano adottare scelte coraggiose , scelte che nel caso della riforma fiscale potrebbero prevedere ,con l’enorme quantità di introiti che deriveranno dalle misure una tantum, la destinazione di parte di queste risorse al reddito di cittadinanza, come dire “ togliere ai ricchi(evasori) per dare ai poveri (disoccupati o precari)”.

Dottor Michele Napolano
 

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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