Le risposte (ai nostri quesiti) evasive, generiche del prefetto Di Menna. Il commissario non ricorda gravissime vicende e atti sottoscritti dal suo ente

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Nella serata di ieri, con modalità alquanto bizzarre, il prefetto Antonio Di Menna – interpellato nei giorni scorsi dalla nostra testata giornalistica su alcune spinose tematiche (l’articolo in questione era intitolato “Tredici domande al prefetto Di Menna”) che attanagliano il territorio – ha fornito una serie di risposte pubblicandole su una pagina social  (Marano di Napoli Oggi) del territorio e non inviandole (come avviene per prassi e nel rispetto della forma e del galateo istituzionale) alla testata che aveva formulato i summenzionati quesiti.

Passi questo non trascurabile dettaglio, nel merito delle risposte, possiamo dire di essere francamente delusi per il contenuto delle stesse.

Il prefetto Di Menna, che nei giorni scorsi ha difeso l’operato di un dirigente che a Marano non ne è azzeccata una, non ha approfondito importanti questioni, limitandosi in alcuni casi ad un generico “sono in corso verifiche”. Su altri invece ha dimostrato (a nostro avviso) di non essere a conoscenza dei fatti che avvengono nel territorio da lui e altri commissari amministrato e chi gli ha suggerito qualche risposta o quanto meno relazionato lo ha esposto a una figura non proprio esaltante.

Ma andiamo nei punti oggetto della discussione.

  1. I lavori da effettuare in via Del Mare, da compiersi nelle scorse settimane così come annunciato dal dirigente “coccolato” da Di Menna, non sono addebitabili – come erroneamente riportato dal prefetto – a soli o esclusivi cedimenti fognari. Le buche sono numerose, presenti da sempre, ma dubitiamo che Di Menna o altri abbiano mai transitato per via Del Mare.
  2. Risposta evasiva e generica è stato fornita sulla ripresa dei lavori al cimitero. Il dottor Di Pace aveva annunciato che sarebbero ripresi lo scorso novembre. Siamo a maggio e nulla è accaduto. Ma il prefetto Di Menna, che trova tempo e modo per criticare la stampa al servizio della città, non ha mai parole critiche verso il suo dirigente.
  3. Quanto alla legittimità della nomina del dottor Di Pace, vincitore di un bando per specifiche mansioni (e non per ricoprire ruoli dirigenziali tout court), vorremmo sapere qual è il riferimento normativo, giuridico, giurisprudenziale che fa ritenere al prefetto Di Menna che tutto sia in regola? Non vi è traccia di approfondimento nella sua risposta.
  4. Il dottor Di Menna, attraverso atti comunali a lui sottoposti dal suo dirigente, ha dato il suo assenso affinché fosse tumulata una salma in una zona del cimitero non idonea per tale procedura. Come fa a non ricordare e come mai non ha chiesto al suo dirigente di cosa si tratti? Ci interroghiamo, inoltre, sul perché le forze di polizia del territorio non indaghino su tale grave vicenda, più volte sottolineata a mezzo stampa.
  5. Il colmo si è raggiunto poi per la risposta sul gazebo-tettoia di piazza del Plebiscito. Il prefetto sostiene che è tutto in regola, mentre i tecnici comunali sostengono l’inverso. Abbiamo prodotto, con tanto di articolo, una delibera comunale con la quale si spiega chiaramente che l’iter adottato dal Comune non è regolare. Ma Di Menna non fornisce risposte e ancora una volta non censura il comportamento di chi, dirigenti e funzionari, ha dato il via libera a tali installazioni in zone del piano regolatore soggette a vincoli.
  6. La rottura delle pompe idriche, dice ancora Di Menna, è stato un evento imprevisto. Nulla di più falso, visto che i problemi alle pompe si susseguono da oltre un anno e mezzo e l’ente ha dovuto a più ripresa spendere soldi, ingenti somme, per la riparazione delle stesse.
  7. Quanto alla mancata chiusura degli esercizi commerciali che occupavano suolo pubblico, beh, siamo alla dissociazione da se stessi. Di Menna e Greco, prima di Natale, firmano un’ordinanza per la chiusura dei suddetti esercizi. La municipale ne multa 20, ma Di Pace ritiene che l’ordinanza dei commissari non sia corretta e quindi non firma l’atto per la chiusura, da 3 a 5 giorni, degli esercizi non in regola. La stessa ordinanza, identica, è adottata da decine di comuni italiani. A Marano non vale, invece, perché Di Pace, coccolato da Di Menna, ritiene che non debba essere avallata per presunti motivi di illegittimità. I commissari insomma sconfessati da un loro dirigente e nessuno, dopo settimane di chiacchiere, si preoccupa di cambiare l’ordinanza che finisce nel dimenticatoio.
  8. Nessuna risposta, infine, sugli abusi edilizi segnalati.

Egregio prefetto, la nostra sensazione è confermata: lei non solo non conosce il territorio, ma nemmeno gli atti prodotti dal suo stesso ente a dal suo “amato” dirigente.

 

 

 

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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