L’angolo dello psicologo. Matrimoni di interesse: quando gli oggetti valgono più dell’amore

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Ho sposato una donna ricca e la mia scelta è stata orientata consapevolmente. All’inizio ero a mio agio, tra lusso e comodità ho avvertito a volte dell’invidia, ma mi sembrava tutto perfetto. Oggi, dopo circa 8 anni e un meraviglioso figlio di cui vado fiero, devo dire l’ invidia è invece la mia, di fronte a coppie che tra mille problemi vanno avanti grazie all’amore, alla complicità. Io ho spento desiderio e fiducia, mi sento meschino, nella continua finzione cui vivo, sono profondamente solo, e non so che direzione prendere.
Alessandro, Napoli
Caro lettore, la direzione da prendere non si può scegliere a priori: sarebbe troppo semplice. La vita non è controllabile, ci costringe a fare i conti con l’ aleatoria e imprevedibile contingenza. L’amore è imprevedibile per sua natura, arriva quando meno ce lo aspettiamo. Non è prevedibile che lo sguardo di una persona possa accompagnarci tutta la vita. “Per sempre”  è la promessa che accompagna gli amanti, che quando si incontrano hanno paura di perdersi e di non essere più vitali l’uno per l’altro. L’amore implica l’imprevisto dunque, e la follia, come Freud ha in anticipo intuito. Si è posseduti dall’altro, in una condizione delirante dominata dalla paura della perdita. Solo l’incontro vissuto nella più completa casualità può determinare la possibilità di vivere in due. Si è in due ad andare incontro alla vita, e tutto questo avviene nella contingenza. Come si può immaginare di costruire un rapporto nella sua dimensione puramente funzionale? Se è di uno specchio che si ha bisogno,  inutile  rivolgersi a un altro. Nessuna persona può essere considerata come sostituto di un oggetto riflettente. Non è al narcisismo che ci si rivolge per parlare d’amore. Una dimensione che viene alimentata anche da oggetti materiali, che nel loro appeal fanno dell’essere umano un essere inanimato, è lontana da una dimensione umanista-esistenziale. Una dimensione di esaltazione dei valori materiali  è  caratterizzata da una fame cannibale di sé stessi, della propria immagine, lontano  dalla propria venuta al mondo, dalla propria nascita. La Nascita di noi stessi come essere umani completi, anzi, in tema di Pasqua, la rinascita, è possibile solo in un rapporto di dipendenza con l’altro, non essendo noi stessi ancora autogenerativi.
Dott. Raffaele Virgilio
© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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