Una volta rassegnate le dimissioni, Matteo Renzi si è del tutto tirato fuori dai giochi, affidando le chiavi della sua corrente all’interno del Partito democratico al ministro dello Sport Luca Lotti. A lui sarebbe affidato il ruolo del regista, nella speranza di orientare la decisione finale del partito sulle nomine dei capigruppo di Camera e Senato. Ma quel che si ritrova a fare assomiglia più a una diga, con i “falchi” renziani che spingono per forzare la mano fino allo strappo.
Sono giorni di riunione fiume per i renziani. Lotti, come riporta il Corriere della sera, prova a tenere a bada gli animi più accesi: “Dobbiamo avere calma e lucidità per affrontare questo periodo” avrebbe detto ai suoi. Quelli però vogliono andare alla conta e far pesare i propri numeri per la resa dei conti finale.
Finora Lotti non ha accettato di riunire formalmente la corrente renziana, che finora si è sempre identificata nello stesso Pd. Mancava un nome, mancava una forma di aggregazione. Ma a tempo debito, stanno per arrivare tutti i dettagli necessari: i più agguerriti lo spingono per formare gruppi parlamentari a parte, oltre a costituire un movimento da chiamare “Avanti”. Lotti frena e cerca di tenere in piedi una trattativa con Maurizio Martina, il reggente, del quale ormai i renziani non si fidano più, tanto da non coinvolgerlo nelle loro riunioni.
In questo caos tra i dem, Maria Elena Boschi ha deciso di restare in disparte e non immischiarsi. A ai parlamentari incontrati finora ha suggerito di sostenere Guerini come capogruppo alla Camera, sulla linea dello stesso Lotti. Per il Senato la partita è ancora tutta aperta, sempre se la squadra si presenterà in campo.
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