La paura fa 90, il Pd teme il voto e pian pianino sta rivedendo le sue posizioni

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Il segretario reggente del PD Maurizio Martina a ''Porta a porta'' su Rai1 condotta da Bruno Vespa, Roma 13 marzo 2018. ANSA/GIUSEPPE LAMI
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Il “no” del Partito democratico sta rapidamente trasformandosi in un “ni”. Più della linea dell’opposizione può la paura. L’incubo del Pd, infatti, è che Lega e 5 stelle si mettano d’accordo per andare alle elezioni a ottobre. Tutti al Nazareno hanno notato che quello è il vero obiettivo di Grillo, che vuole lanciare l’opa finale sul Partito democratico. Franceschini in questi giorni cerca di spiegare ai colleghi che tirandosi fuori dalle trattative per un futuro governo il Pd otterrebbe come unico risultato quello di «consegnare l’Italia agli anti-europeisti» che si unirebbero in una strana alleanza destinata a non durare e a far precipitare il Paese alle urne. Un lusso, questo, che il Pd non può permettersi. In questo momento infatti il partito è ancora sotto botta. Ed è un po’ allo sbando. Lo dimostrano due recenti episodi. Primo, l’intervista al Corriere in cui Franceschini proponeva il governo costituzionale, di cui non era a conoscenza quasi nessuno nel partito. Secondo, le dimissioni di Martina dal ministero dell’Agricoltura, che pare non siano state discusse per tempo nemmeno con Gentiloni. Come se non bastasse, rischia di slittare anche l’Assemblea nazionale di metà aprile. E non si è ancora deciso nemmeno quando e come si farà poi il Congresso. Nel quale, come è noto, potrebbe scendere in campo Zingaretti, l’unico candidato forte di cui finora è stato fatto il nome. Che allargherebbe il campo anche a una parte di Liberi e Uguali. Come confessa un dirigente di Mdp: «Se Nicola diventa segretario l’80 per cento dei miei torna nel Pd».

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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