Caso Sma. Corruzione e rifiuti, tra gli indagati anche Biagio Iacolare

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Due clan camorristici alleati tra loro, i Cimmino del Vomero e i Bidognetti di Casal di Principe, si erano impegnati nella campagna elettorale di Luciano Passariello, consigliere regionale di Fratelli d’Italia ora candidato alla Camera. Speravano, come emerge da un’intercettazione ambientale, che «aiutando oggi il consigliere regionale» si sarebbero procurati «la futura riconoscenza di Passariello, che verrebbe concretamente espressa attraverso l’affidamento degli appalti». Il decreto di perquisizione notificato dalla polizia al candidato e ad altre otto persone indagate in concorso con lui chiarisce perché i pm lo accusino di finanziamento illecito dei partiti aggravato dalle finalità mafiose. È firmato dai pm Ivana Fulco e Henry John Woodcock, titolari dell’inchiesta assieme ai colleghi Sergio Amato, Ilaria Sasso del Verme e Celeste Carrano, con il coordinamento dell’aggiunto Giuseppe Borrelli.

Oltre a Passariello, gli indagati sono Lucio Varriale, dirigente della Regione; Agostino Chiatto, dipendente della Sma (la società della Regione che si occupa di ambiente) distaccato alla segreteria di Passariello; Andrea Basile, ritenuto l’attuale reggente del clan Cimmino; gli imprenditori Salvatore Porro, Abramo Maione, Vincenzo Riccio, Antonio Cristoforo e Giovanni Caruson, interessati a un appalto per lo smaltimento di fanghi. Caruson, in particolare, per i pm è la persona che gestisce tutte le attività criminali della cosca vomerese. «Dalle intercettazioni — si legge nel decreto di sequestro — emerge chiaramente come Caruson abbia svolto e svolga la funzione di anello di congiunzione con gli altri imprenditori e con soggetti aventi cariche pubbliche, con la specifica quanto evidente finalità di pilotare le gare di appalto a favore di soggetti e imprenditori amici». Caruson, scrivono i pm, si è dedicato a «una concreta attività corruttiva volta all’acquisizione di affidamenti da parte della Sma». Un ruolo importante è quello rivestito da Lucio Varriale, «contatto diretto di Caruson e persona indiscutibilmente dell’appartenenza di quest’ultimo ad un clan malavitoso operante nel suo quartiere di residenza». È lui, secondo l’accusa, il mediatore tra Passariello e gli imprenditori collusi (Antonio Cristofaro è nipote di Giuseppe Cristofaro, ergastolano detenuto in regime di 41 bis e ritenuto un soggetto apicale del clan Bidognetti).

Per quanto attiene al filone dell’inchiesta su Roberto De Luca, indagato per corruzione, la polizia ha perquisito nella notte tra giovedì e venerdì la sua casa e il suo studio; il figlio del governatore, che è assessore al Bilancio al Comune di Salerno, compare in uno dei video girati da Fanpage. L’accusa di corruzione, in concorso con il commercialista Francesco Colletta, si riferisce a un appalto per le ecoballe: come se Roberto De Luca fosse in qualche modo in grado di intervenire nell’affare gestito dal padre. «Ho piena fiducia nel lavoro della magistratura – dice De Luca jr – e non intendo essere confuso con altre persone coinvolte, a qualunque titolo, in questa vicenda. Sono certo che tutto sarà chiarito e mi auguro che si ponga termine ad attacchi politici e personali strumentali e violenti». Tra gli altri politici indagati, oltre a lui, ci sono Biagio Iacolare, presidente del consiglio di amministrazione di Sma e fedelissimo di Ciriaco De Mita (fu lui a traghettare De Mita nel centrosinistra nel 2015, con il cosiddetto patto di Marano) e Rory Oliviero, ex consigliere comunale di Ercolano già filmato da «Striscia la notizia» mentre chiedeva 10.000 euro in cambio di un posto all’Ospedale del Mare.

Lorenzo Di Domenico, consigliere delegato della Sma, parla di «immagini montate ad arte»: «i video mi ritraggono mentre discuto con un presunto imprenditore presentatosi come Paolo Varotto, il quale asseriva di poter prendere in carico tutti i fanghi prodotti dai nostri impianti. Dal primo gennaio gli impianti di depurazione sono in emergenza al punto tale che diverse migliaia di tonnellate sono stoccate in attesa di trovare idonea soluzione allo smaltimento. È mio dovere trovare soluzioni che scongiurino un disastro ambientale, anche in deroga alle procedure». Il vicepresidente della Regione e assessore all’Ambiente Fulvio Bonavitacola, però, gli ha revocato l’incarico.

Fonte Il Corriere del Mezzogiorno

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