Marano, ancora “misteri”: la fabbrica che produce cioccolato (senza alcuna autorizzazione formale) nell’area confiscata alla camorra da anni consegnata al Comune.

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Non può non figurare, nella top ten dei misteri della città di Marano, anche il caso della fabbrica che produce cioccolato in un’area confiscata alla camorra, consegnata al Comune una decina d’anni fa e destinata ad attività di pubblica utilità. L’azienda continua ad operare indisturbata in quella che, carte alla mano, dovrebbe essere parte di un’isola ecologica che non ha ancora aperto i battenti. L’attività commerciale, insomma, sorge e produce in un terreno del Comune e, soprattutto, senza alcuna autorizzazione scritta.

In questi anni, come spesso accade, nessun provvedimento è stato adottato dall’ente cittadino. Eppure la storia era ben nota agli uffici comunali, ai dirigenti e ai tecnici che qualche anno fa si recarono in località La Volpe, al confine con il comune di Calvizzano, per requisire terreni e capannoni appartenuti a uno dei due rami della famiglia Simeoli. Qualcuno, all’interno del settore igiene urbana, lo fece presente e all’epoca uscì pure qualche nostro articolo, ma nessun atto amministrativo, da allora, è stato formalizzato tra i titolari della piccola azienda e il Comune di Marano, che nelle prossime settimane – dopo anni di impasse e attese – aprirà al pubblico il sito per lo stoccaggio temporaneo dei rifiuti differenziati. Chi smaltirà ingombranti e altri materiali nella zona si troverà al cospetto non solo dell’isola ecologica, la prima per la città, ma anche della fabbrica di dolciumi, ai cui titolari non è mai stato intimato o notificato un atto di sgombero.

Qualcuno, in passato, aveva lanciato l’idea di far sottoscrivere un accordo alle parti: un contratto che avrebbe consentito ai privati di continuare ad operare e al Comune, quanto meno, di incassare soldi dall’affitto. Per farlo, tuttavia, si sarebbe dovuta (almeno parzialmente) modificare la destinazione d’uso della zona, che era ed è ad esclusivo utilizzo per fini sociali. L’ipotesi è rimasta tale e così, tra una dimenticanza e una svista, si è arrivati ad oggi, in pratica alla vigilia dell’apertura dell’isola ecologica. La vicenda, nel 2013, fu al vaglio anche di un ex commissario straordinario, il prefetto Gabriella Tramonti, che in quel periodo avviò sul territorio le prime operazioni di sgombero di numerosi beni confiscati alla criminalità organizzata. Sulla scrivania della Tramonti finì anche il caso della fabbrica di cioccolato, ma tutto si esaurì con un accordo verbale e la generica promessa di individuare (era il 2013) una soluzione definitiva da cristallizzare con i necessari atti amministrativi. Atti e permessi mai rilasciati.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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