Verdini, sempre lui, corre in soccorso di Gentiloni

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Verdini ‘na volta serve a uno, ‘na volta serve a un altro… tutti lo disprezzano e tutti lo vogliono», sciorina elogi con accento casertano Vincenzo D’Anna, ebbro per un ritorno in scena che sa di rivincita e vendetta. A Palazzo Madama i verdiniani del gruppo Ala non sono stati determinanti, ma i loro dodici voti hanno reso ininfluente Mdp.

«A Bersani non è piaciuto che abbiamo votato il Def — ridacchia D’Anna — Ha rotto le scatole a forza di chiamarci cuffariani, basta con improperi e mascalzonate e basta vacche nel corridoio. Miguel Gotor finanche il colore dei mocassini di Denis era riuscito a criticare! Ora basta, siamo fatti di carne umana pure noi». Pochi passi più in là, ecco la versione di Gotor: «Per tutta la legislatura Renzi ha governato con una maggioranza fantasma. Lo dico con distacco, come l’entomologo che guarda a un insetto».

Verdini è tornato e gongola: «È andata bene, non potevamo far mancare i nostri voti». I suoi sognano in grande e puntano dritti alla grande coalizione tra Pd e Forza Italia. «Siamo francescani e non domenicani, non chiediamo posti ma riforme», declama il socialista Lucio Barani nel giorno del «poverello di Assisi». Applaude anche Verdini, i capelli bianchi fonati con cura maniacale e un sorriso che esprime quel che i fedelissimi pensano: «Denis è uno che la politica la vede prima».

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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