Si scrive Rosatellum, si legge imbrogliellum. Ci saranno ancora più nominati in parlamento

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Lo chiamano di nuovo Rosatellum, ma è la terza – forse quarta – versione della riforma elettorale proposta dal Pd. Resta solo da scoprire se la sua vita sarà lunga come quella prima, cioè il tempo di entrare in Aula. L’ultimo ritrovato delle riforme elettorali – che da oggi inizia il suo percorso in commissione a Montecitorio – pochi giorni fa era stato chiamato Mattarellum rovesciato per farlo capire meglio (chissà quale sarebbe il modo per farlo capire peggio). Ma le similitudini con la vecchia legge del bipolarismo – da molti rimpianta, da tutti a parole – c’entra quasi zero. In breve: le coalizioni rischiano di essere finte e variabili, due terzi del Parlamento saranno scelti dai partiti, la libertà di scelta dell’elettore sarà simile a quella di un plebiscito: sì o no.

L’anagrafe dei nomignoli
Per venderlo meglio lo hanno chiamato Mattarellum rovesciato, in realtà è pensato sulla base del Fianum. Il Fianum era il disegno di legge che a giugno in teoria doveva essere approvato alla velocità del siluro perché parevano tutti d’accordo (dal Pd al M5s alla Legafino addirittura ai partitini) mentre in pratica fu fatto fuori al primo giorno di votazioni, dopo una manciata di voti segreti. Il patatrac avvenne sul sistema elettorale altoatesino, che – con il rispetto che si deve – diventò all’improvviso alfa e omega della vita democratica del Paese. Poiché l’anagrafe dei nomignoli dei sistemi elettorali mai nati (RosatellumFianumVerdinellumTedeschellumProvincellumMattarellum rovesciato) aggiunge confusione al caos primordiale che già in origine contraddistingue un tema così popolare come le riforme elettorali, può risultare utile ricominciare da zero.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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