Marano, il caldo dà alla testa a tanti: aspiranti candidati, liste civiche in costruzione in vista delle elezioni del 2019. Un esercito di improvvisati cerca pubblicità sui social

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Se non fossero sortite estive, messe in circolazione sotto gli effetti dell’opprimente afa, che evidentemente ha avuto effetti nocivi anche sulla psiche di qualcuno, ci sarebbe da piangere.

Si voterà, a Marano, soltanto nella primavera del 2019, ma qualcuno – forse sopraffatto dal caldo – sta già pensando a quella data proponendosi come salvatore o salvatori di una patria che oggi vive il momento più buio della sua storia.

Tutti in campo: vecchi tromboni, ex consiglieri che non hanno prodotto alcunché durante i loro mandati, professionisti stimati ma completamente all’oscuro delle dinamiche amministrative e persino qualche familiare o esponenti di famiglie a dir poco chiacchierate.

Ci provano, lanciano l’amo, credono che per governare Marano basti un po’ di buona volontà e poco più. Non hanno capito nemmeno il 20 per cento di cosa è oggi il municipio cittadino. A beneficio dei soloni “ubriacati” dal caldo, segnaliamo (sommessamente) qualche piccolo dato.

Il Comune di Marano ha un’esposizione debitoria (allo stato) di circa 18-20 milioni di euro; paga una sorta di rata annuale, per il piano di riequilibrio firmato qualche anno fa, di circa un milione di euro l’anno. Deve trovare due milioni di euro (per debiti fuori bilancio non coperti nel fondo contenziosi) per pagare vecchi fornitori e consulenti. Ma non è tutto, naturalmente.

La pianta organica è notevolmente sottodimensionata: in servizio 180 dipendenti, ma l’ente ne dovrebbe avere, carte alla mano, almeno 300-350. Quelli che lavorano, sui 180, sono stati assunti (in maniera clientelare o giù di lì) negli anni Ottanta e qualcuno più di recente. Moltissimi sono legati a carrozzoni politici e almeno una quarantina hanno legami diretti con le famiglie di camorra. A lavorare, sul serio, sono si e no quaranta-cinquanta dipendenti. Ma è ancora poco.

La situazione di cassa è quella che è; più del 50 per cento dei residenti non paga l’acqua e 4 famiglie su 10 non sono nemmeno censite nei database dell’Ente. Per fare soldi, per fare cassa bisognerà vendere e spremere come i limoni gli utenti, altrimenti sarà dissesto certo.

Ma è ancora poco. La città è sfinita, avvilita. Pochissimi si interessano alla cosa pubblica, i partiti, la stragrande maggioranza, hanno taciuto sulle pessime amministrazioni del passato. I sinistri hanno coperto i disastri bertiniani, i perrottiani hanno coperto la faciloneria di cassa di quella giunta; Cavallo è scappato dopo soli 10 mesi; Liccardo ha sonnecchiato per tre anni; il commissario Fico ha inciso zero. Quelli attuali sarebbero pure motivati, ma sono presi dai turchi e non riescono – anche per indole caratteriale e culturale – ad incidere sulle tante, troppe questioni. L’abusivismo è ancora un cancro; i vigili sono pochi e demotivati nella migliore delle ipotesi e tanti operatori ecologici sono noti anche e soprattutto per i loro problemi con la giustizia. La differenziata, come se non bastasse, è ai minimi storici.

Questo è il quadro, ma qualcuno crede che basti essere una brava persona o uno stimato professionista o un buon raccoglitore di voti per salvare l’ente. E invece non è così: il prossimo sindaco dovrà essere un figlio di buona donna, slegato da certi contesti, che deve conoscere alla perfezione la macchina comunale e avere il coraggio, gli attributi per fare tabula rasa dei vecchi schemi.

Noi, come testata giornalistica, e non lo abbiamo mai nascosto, abbiamo tifato per il commissariamento del municipio. Anche i peggiori commissari, purtroppo, sono migliori di certi personaggi, fermo restando che anche a Marano ci sono persone motivate e perbene anche nel variegato contesto politico. Ai tanti improvvisati, in cerca di pubblicità sui social, consigliamo un paio di settimane di vacanze. Al mare, possibilmente..

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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