Renzi dissangua il Pd: bruciati dodici milioni nella sconfitta del Sì

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Foto LaPresse/ Alfredo Falcone 06-08-2016 Rio de Janeiro Copacabana sport ciclismo su strada Giochi Olimpici Rio 2016 - nella foto: Matteo Renzi Photo LaPresse/ Alfredo Falcone 06-08-2016 Rio de Janeiro Copacabana Rio 2016 Olympic Games - In the picture: Matteo Renzi
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Il Pd rischia anche la bancarotta finanziaria. Un anno fa in cassa c’erano quasi dieci milioni, ora, dopo le spese per sostenere il Sì all’Italicum, meno di due. E nel 2017 ci saranno le elezioni, quindi comizi, incontri, volantini, viaggi, altre spese: basteranno i soldi del due per mille? Per il tesoriere Francesco Bonifazi è «tutto sotto controllo», però l’ala orlandiana teme «per il futuro» e pretende «un chiarimento».

No, politicamente tutto quell’impegno sul referendum non è stato un grande affare, visto com’è finita. In compenso, dal punto di vista economico è andata pure peggio. Come rivela Huffington Post, ieri mattina, una direzione nazionale per pochi intimi, assente persino il segretario, ha approvato un bilancio da paura. Nei forzieri del Nazareno solo spiccioli: un milione e 721.470 euro, a fronte dei nove milioni 826.773 euro di fine 2015. Il deficit ha sfiorato quota dieci milioni, 9.465.745. E pensare che il 2015 si era chiuso in attivo con quasi 730 mila euro. A gravare sui conti soprattutto la campagna referendaria, costata dodici milioni, a cui si aggiungono i quasi otto per il personale, il milione e quattro per l’Unità e i 500mila per non meglio specificati «collaboratori e consulenti».

Soldi che sono arrivati prevalentemente dal due per mille fiscale del 2016 (6.401.481 euro) e dai contributi dei deputati e senatori (6.651.487). Visto però che dall’anno prossimo sparirà il finanziamento pubblico e che probabilmente il Pd non riuscirà a rieleggere lo stesso numero di parlamentari come nel 2013, il futuro delle casse del partito potrebbe restare appeso al due per mille.

A meno che non si tirino fuori le forbici. Il Nazareno oggi ha in organico 184 dipendenti, tra cui 24 giornalisti. Una settantina è in distacco non retribuito perché sono a Palazzo Chigi e nei vari ministeri, tutta gente che tornerà subito sul groppone al partito nel caso in cui il Pd non dovesse conquistare il governo nella prossima legislatura. Altro rosso in bilancio?

Bonifazi non si preoccupa. «Nessuna sorpresa, sapevamo delle spese come sappiamo che il prossimo anno ci sono le elezioni e che spenderemo altrettanto. La gestione è virtuosa, chiuderemo in pareggio». Solo dal due per mille conta di ricavare sei milioni.

Gli orlandiani non si fidano. Bonifazi, raccontano, avrebbe prospettato un piano di rientro articolato in tre voci: taglio dei costi, recupero delle quote non versate dai parlamentari e piano industriale elaborato dallo studio Pirola.

«Il referendum è costato più delle politiche 2013. Il bilancio lo abbiamo approvato anche noi, ma c’è preoccupazione per i lavoratori, per il destino dell’Unità e per il futuro del Pd».

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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