Marano, “gli imbrogli per favorire la società dei Cesaro”. Santelia falsifica un atto di gara e lo confessa ai carabinieri

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La nomina di Nico Santoro, il defunto ingegnere al quale Mauro Bertini affidò lo studio di fattibilità dell’area Pip, al centro delle conversazioni tra Oliviero Giannella e Vincenzo Marra (non indagato ndr), in quel periodo presidente del Consiglio comunale.

E’ il 28 aprile 2016 quando Giannella, tecnico di fiducia di alcuni concessionari dei capannoni nonché socio di Di Guida, riferiva al suo interlocutore, ovvero Marra, che l’amministrazione comunale dell’epoca (giunta Bertini) aveva consentito al concessionario del Pip di scriversi ad uso e consumo proprio la convenzione poi stipulata dall’Ente.

Giannella: “Allora prendiamo la convenzione, ovviamente ci sta”.

Marra:”Il regolamento pure ci sta”.

Giannella: “Per esempio quella convenzione, Vincé la ci stanno un sacco di imbrogli”.

Marra: “E lo so, quelli neanche hanno capito niente”.

Giannella: “Quelli secondo me, sai cosa hanno detto? Scrivila tu, ad usum delphino. Cioè quello che gli serviva”.

Giannella, insomma, scrivono gli inquirenti, dimostra di sapere che la nomina di Santoro era stata pilotata e dettata dell’esigenza che lo schema della convenzione stipulata venisse predisposto tenendo conto degli interessi del concessionario.

Ma facciamo un lungo passo indietro. Nell’ottobre del 2004 Flora Principe, in servizio presso l’ufficio protocollo del Comune, trasmetteva al settore lavori pubblici le missive delle ditte, Cesaro costruzioni e Giustino, che avevano risposto al bando del Comune.

La documentazione veniva visionata da Armando Santelia, capo dell’ufficio tecnico, e Nico Santoro. Dall’atto acquisito dal Ros emerge che i due funzionari non fecero alcun controllo sulla ditta dei Cesaro, mentre l’altra potenziale concorrente fu stranamente destinataria di richieste e approfonditi accertamenti. A seguito delle integrazioni richieste, le due ditte venivano invitate a prendere parte alla licitazione privata dal Pip, con base d’asta pari a circa 40 milioni di euro, al termine delle ore 12 del 22 marzo 2005 all’ufficio protocollo.

Nel termine previsto dal bando presentava l’offerta solo la ditta dei Cesaro. Tra i documenti rinvenuti al Comune veniva acquisita una missiva dell’ufficio protocollo priva di protocollo, nella quale si trasmetteva e attestava che entro le ore 12 del 22 marzo era pervenuta una solo offerta, quella dei Cesaro.

Già dalla visione del documento emergevano palesi incongruità rispetto all’analoga lettera lo stesso ufficio protocollo, aveva trasmesso i plichi contenenti le manifestazioni di interesse delle due ditte. Le missive riportavano in calce, infatti, le firme di Principe Flora ma difformi una dall’altra e anche il timbro era diverso da quello utilizzato a suo tempo.

Flora Principe, ascoltata dai carabinieri, ribadiva che una delle due firme non era la sua. Per individuare l’autore della falsificazione della missiva veniva nominato un perito, che riconosceva la calligrafia di Armando Santelia, funzionario comunale.

Lo stesso Santelia, successivamente escusso dai carabinieri, riferiva di aver apposto sul documento la firmadella Principe e afferma che, per mera dimenticanza, non era stato avvisato l’ufficio protocollo. In merito ad eventuali pressioni ricevute, Santelia, finito qualche anno fa nella bufera giudiziaria per i casi Galeota e Casalanno, asserisce di aver subito pressioni per la procedura di gara da Santoro Nicola e dall’allora sindaco Mauro Bertini. Santelia non sa di essere intercettato e gli inquirenti non credono alla sua versione dei fatti: anche lui – scrivono gli investigatori -era complice dell’illecita strategia per favorire i Cesaro.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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