Marano, seguendo Di Guida e Giannella gli inquirenti hanno fatto luce sul Pip e sul clan Orlando. Ecco la ricostruzione dei fatti

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Antonio Di Guida e Oliviero Giannella, entrambi arrestati stamani nell’ambito dell’operazione svolta dai carabinieri del Ros, coordinata dalla Dda di Napoli, sono i due uomini-chiave dell’inchiesta. I carabinieri, seguendo le mosse dei due e grazie alle intercettazioni ambientali e telefoniche nonché al racconto di almeno cinque pentiti (Di Lanno, Perrone, Diana, Pirozzi e Puca), sono riusciti a definire non solo i contorni de Pip ma anche di altre operazioni direttamente collegate alla malavita organizzata.

Seguendo Di Guida, i carabinieri arrivano al business dei Colli Aminei (parco dei Gerani), operazione concertata da Antonio Di Guida, Cesare Basile e reso possibile grazie agli investimenti dei clan Polverino e Mallardo, e all’operazione immobiliare di San Giovanni a Teduccio, anch’essa griffata dai cugini Di Guida.

I due, Antonio e Pasquale, finiscono in carcere essenzialmente per questo aspetto: avrebbero fatto da collettori dei denari della camorra, reinvestiti nelle attività immobiliari. Sulla questione Pip, invece, Antonio Di Guida entra in campo per i suoi rapporti con il tecnico Giannella e per aver tentato, nel periodo delle indagini del Ros, di avere atti, documenti e informazioni che potevano risultare utili per i Cesaro, Raffaele e Aniello, a capo della Cesaro Costruzioni, gli uomini che hanno realizzato il Pip e che, attraverso i propri tecnici, non hanno effettuato o falsificato i collaudi delle opere infrastrutturali. I Cesaro e la camorra avrebbero imposto anche alcuni tecnici, tra cui il defunto Nico Santoro.

Di Guida è ritenuto imprenditore di riferimento del clan Polverino, mentre Pasquale, suo socio, viene arrestato per riciclaggio aggravato.

Nell’affare Pip, ideato alla degli anni Novanta dalla giunta Bertini e culminato con il bando del 2005 e il rilascio delle concessioni edilizie per i capannoni (anno 2008- Gennaro Pitocchi), entrano anche i Simeoli, lato “Bastone”, che avrebbe esercitato pressioni sui contadini di via Migliaccio e zone limitrofe affinché cedessero i terreni. Aree trasformate da agricole ad industriali grazie a una variante al piano regolatore voluta dalla giunta Bertini e approvata in Consiglio comunale all’inizio

Lo schema dunque è il seguente: il clan Polverino, tramite il capoclan Giuseppe, aveva interessi nell’area Pip e avrebbe favorito, anche attraverso la manomissione degli atti di gara, l’azienda dei Cesaro. Polverino avrebbe investito nella nascente area circa 400 mila euro e avrebbe dovuto ricevere dai Cesaro, come forma di compartecipazione, la somma di un milione di euro, “per averli favoriti nell’affare facendo escludere la ditta di Giustino”, uno di quelle che presentò domanda assieme alla società dei Cesaro. Lo raccontano almeno tre collaboratori di giustizia.

Di Guida – secondo i magistrati – sarebbe un imprenditore di riferimento del clan, oltre ad essere amico e socio dei Cesaro, di Basile (defunto) e di Oliviero Giannella, ritenuto invece il colletto bianco per antonomasia dei Polverino. Giannella, che ha avuto un ruolo tecnico nell’affare, si sarebbe più volte interessato alla questione, anche degli espropri e avrebbe tentato di “sistemare” alcune faccende tecniche. Giannella è socio di Di Guida, anche in altre operazioni immobiliari e a Marano ha avuto ruoli e avrebbe esercitato pressioni in più situazioni, anche in quelle relative ad un bene confiscato ai Polverino. Simeoli, Bastone”, su di lui pendono già procedimenti di carattere mafioso, si interessò in particolare agli espropri dei terreni. Altre ditte, tra cui la Cafa 90, e imprenditori del settore edile e della movimentazione del terreno (Italia futura-Sciccone) avrebbero ottenuto lavori nell’area Pip grazie ai loro “agganci” con il clan Polverino.

Gli inquirenti, in particolare i carabinieri del Ros, seguendo la pista Di Guida Antonio, si sono imbattuti anche in altri filoni, come quello delle estorsioni operate dal clan Orlando negli ultimi due anni. Grazie a questa attività di indagine (geniale ma anche fortunata), poi girata ai carabinieri di Castello di Cisterna, si è riusciti a mettere le mani su capi e affiliati del clan dei Carrisi. Con una sola indagine sono riusciti, insomma, a fare luce su tre fatti, distinti ma accomunati dalla presenza mafiosa: villa dei Gerani, area industriale di Marano e clan Polverino-Simeoli e egemonia del clan Orlando, negli ultimi anni, in luogo dei Polverino.

Lo schema del Pip di Marano – secondo gli inquirenti – ricalca in pieno quello di Lusciano. Patto camorra, imprenditoria deviata e pubblica amministrazione. A Marano manca ancora il tassello politico, visto che i Di Guida vengono arrestati essenzialmente per vicende di riciclaggio di denaro sporco non riferite in particolare all’area Pip. Le domande sono quelle di sempre: chi avallò gli atti amministrativi, chi nominò alcuni tecnici (in primis Santoro, Santelia e Pitocchi), chi non mise in atto alcuna forma di controllo? Le risposte sono note e da tempo. Le indagini proseguono.

 

 

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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