Il sacerdote messicano minacciato dai narcos: su di lui una taglia da un milione di dollari

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“A te che sei una donna posso dirlo. Io non ho paura della morte. Se ami e se hai fede non puoi avere paura di morire». Padre Alejandro Solalinde ha 72 anni e una taglia da un milione di dollari sopra la testa. A mettergliela sono stati i Los Zetas, potente cartello di narcotrafficanti che terrorizzano il Messico con le loro violenze.

Candidato al premio Nobel per la Pace, Solalinde è un sacerdote cattolico che da anni sfida i cartelli e la polizia corrotta, denunciando le violenze subite dagli “indocumentados” e dalla popolazione locale. Difende i migranti, difende i minori, gli stessi che finiscono spesso nelle mani dei narcotrafficanti che li usano per la guerra o per il commercio di corpi. «La guerra al narcotraffico si vince solo se davvero governo e polizia decidono di combattere», spiega il sacerdote che è in queste ore in Italia per presentare il libro «I narcos mi vogliono morto» (Editrice Missionaria Italiana), scritto con la giornalista di Avvenire, Lucia Capuzzi e che dopo aver fatto tappa a Udine al Festival Vicino Lontano, il 18 sarà al Salone del Libro di Torino. A differenza delle autorità troppo spesso corrotte, Solalinde ha dedicato la sua vita a lottare contro il male. E’ responsabile di un centro di accoglienza a Ixtepec, città nel sud del Paese, nel quale ogni anno transitano 20 mila migranti. A preoccuparlo più della sua vita è il futuro del Messico, «Trump dice di voler alzare un muro con il Messico ma al presidente non interessa nulla dei migranti, ha in mente una sola droga, il denaro. Ecco perché credo che non cambierà poi molto nei prossimi mesi», spiega. Intanto la guerra in Messico non dà tregua. Come sottolinea anche don Ciotti nella prefazione del libro, le mafie della droga hanno ucciso, dal 2006 a oggi, circa 250 mila persone: 25 mila l’anno. Di altre 27 mila rapite, non si è saputo più nulla.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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