Referendum in Turchia: il «Sultano» e il giorno del giudizio

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«Scappa Tayyip, scappa che sta per nevicare», urlano i ragazzi mentre distribuiscono volantini per il no nel quartiere di Kadikoy, bastione dei secolaristi e del Chp sul lato asiatico di Istanbul. Ma Erdogan, 63 anni, al comando della Turchia dal 2003, non ha alcuna intenzione di scappare. Anzi. Ieri ha fatto la trottola da una parte all’altra della megalopoli per convincere gli ultimi indecisi a votare quella riforma costituzionale che gli consegnerà le chiavi del potere esecutivo. Oggi per lui è una sorta di giorno del giudizio. I seggi saranno aperti dalle 7 di mattina alle 4 del pomeriggio. I primi risultati saranno resi noti alle 18. Ai voti in Turchia si aggiungeranno quelli dei tre milioni di cittadini che vivono all’estero. Secondo gli ultimi sondaggi il risultato sarà sul filo di lana.

A decidere la sfida saranno soprattutto gli elettori del partito nazionalista Mhp, divisi tra quelli che seguono la linea per il sì del presidente Mevlet Bahceli e coloro che temono l’annientamento di un partito troppo appiattito sulla politica dell’Akp. Ma decisivi saranno anche i curdi più conservatori che fino ad oggi hanno votato Akp ma non hanno apprezzato l’arresto del leader dell’Hdp Selhattin Demirtas e di altri 12 deputati. Ieri i sostenitori del sì e del no hanno battuto le strade di Istanbul fino alle 18, ora in cui è scattato il silenzio elettorale.

Il Corriere

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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