Marano, scioglimento per camorra: ecco il decreto integrale pubblicato sulla Gazzetta ufficiale

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 Al Presidente della Repubblica 
 
    Nel comune di Marano di Napoli (Napoli)  sono  state  riscontrate
forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che  hanno
compromesso la libera determinazione e l'imparzialita'  degli  organi
eletti nelle consultazioni amministrative del 26 e  27  maggio  2013,
nonche' il buon andamento dell'amministrazione  ed  il  funzionamento
dei servizi, con grave  pregiudizio  dell'ordine  e  della  sicurezza
pubblica. 
    Il comune ha attraversato, nel 2012, un periodo  di  instabilita'
politica  culminato  con  le  dimissioni  del   sindaco   che   hanno
determinato la fattispecie dissolutoria,  ex  art.  141  del  decreto
legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (TUOEL), del  consiglio  comunale,
sciolto con decreto del Presidente della  Repubblica  del  22  maggio
2012. Al termine della gestione commissariale che ne e' derivata,  e'
stato avviato un attento  monitoraggio  sull'attivita'  dell'ente,  a
seguito delle segnalazioni dell'organo straordinario circa l'esigenza
di approfondire alcune criticita' afferenti il  settore  urbanistico,
quello finanziario, nonche' gli affidamenti di lavori pubblici. 
    Dai primi accertamenti  eseguiti  all'indomani  dell'insediamento
dell'amministrazione eletta nel 2013 circa l'eventuale sussistenza di
cause ostative  all'espletamento  del  mandato  da  parte  dei  nuovi
organi, ai sensi del decreto legislativo 31 dicembre  2012,  n.  235,
sono emerse  circostanze  meritevoli  di  considerazione,  confermate
dall'attivita'  di  osservazione  delle  forze  dell'ordine  che   ha
evidenziato la fitta  rete  di  parentele,  le  frequentazioni  e  le
cointeressenze che legano  amministratori  ed  alcuni  dipendenti  ad
esponenti di famiglie camorristiche egemoni sul territorio. 
    I  segnali  di  attenzione  registrati  in  relazione  all'azione
amministrativa del comune hanno indotto il Prefetto  di  Napoli,  con
decreto del 17 marzo 2016,  poi  prorogato,  a  disporre  una  mirata
attivita' di accesso  nel  comune  di  Marano  di  Napoli,  ai  sensi
dell'art. 143, comma 2, del citato TUOEL. 
    La  commissione  incaricata  delle  verifiche  ha  depositato  le
proprie conclusioni, sulle cui risultanze il Prefetto - sentito nella
seduta del 20 ottobre 2016 il Comitato provinciale per l'ordine e  la
sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione  del  Procuratore
della  Repubblica  e  D.D.A.  di  Napoli  e  del  Procuratore   della
Repubblica  presso  il  Tribunale  di  Napoli  Nord  -  ha  trasmesso
l'allegata relazione del  26  ottobre  2016,  che  costituisce  parte
integrante  della  presente  proposta,  in  cui  si  da'  atto  della
sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti
diretti ed indiretti degli amministratori locali con la  criminalita'
organizzata di tipo mafioso  e  su  forme  di  condizionamento  degli
stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione  delle
misure di cui al citato art. 143. 
    Il 3 maggio 2016, nel corso dell'accesso ispettivo, il sindaco ha
rassegnato, ai sensi dell'art. 53  del  TUOEL,  le  dimissioni  dalla
carica, che hanno dato luogo allo scioglimento del consiglio comunale
ed  alla  contestuale  nomina,  con  decreto  del  Presidente   della
Repubblica 9 giugno 2016, di  un  commissario  straordinario  per  la
provvisoria gestione amministrativa del comune,  ai  sensi  dell'art.
141 del TUOEL. 
    I lavori svolti dalla commissione hanno  preso  in  esame,  oltre
all'intero andamento  gestionale  dell'amministrazione  comunale,  la
cornice criminale ed il contesto ove si colloca  l'ente  locale,  con
particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e  la  locale
consorteria. 
    Negli ultimi anni, in alcuni comuni della provincia di Napoli, si
e' creata una situazione di  grave  allarme  sociale  a  causa  della
particolare invasivita' della camorra nelle istituzioni, che ha  reso
piu' volte necessario l'intervento dello Stato, con l'adozione  della
misura dello scioglimento delle rappresentanze elettive, per recidere
i legami con la criminalita' organizzata, a  difesa  degli  interessi
delle collettivita'. 
    In particolare, e' significativo  che  il  comune  di  Marano  di
Napoli insista in un territorio connotato dalla presenza  stabile  di
gruppi criminali camorristici  che  mostrano  un'accentuata  tendenza
all'infiltrazione   nel   tessuto   economico   ed    amministrativo,
circostanza attestata dal fatto che ben sei comuni  situati  a  breve
distanza  dall'ente,  e  quindi  compresi  in  un  contenuto   ambito
territoriale, siano stati in passato  sciolti  -  alcuni  anche  piu'
volte - ai sensi dell'art. 143 del TUOEL. Lo stesso comune di  Marano
di Napoli era stato gia'  raggiunto  dalla  misura  dissolutoria  nel
1991. 
    A Marano di Napoli coesistono da tempo due clan che -  dediti  al
traffico internazionale di stupefacenti,  al  riciclaggio  di  denaro
sporco e alle speculazioni edilizie - conducono le attivita' illecite
in base ad un tacito accordo,  attraverso  i  propri  referenti,  che
gestiscono le estorsioni ed il gioco d'azzardo, esercitando anche  il
credito usuraio. 
    Le  organizzazioni  criminali  dell'area  maranese,  proprio   in
ragione della coesione tra  gruppi,  hanno  mantenuto  saldamente  il
controllo  del  territorio  ed  hanno  imposto   un   condizionamento
generale,  anche  attraverso  alcune  famiglie  di   imprenditori   -
qualificate dall'autorita' giudiziaria quali  bracci  imprenditoriali
dei clan camorristici - che, secondo quanto  emerge  dalla  relazione
d'accesso, sono state coinvolte  in  alcune  vicende  amministrative,
illustrate nel prosieguo, ed hanno svolto il ruolo di fiancheggiatori
e di prestanome della consorteria. 
    Le elezioni che si sono tenute nel maggio 2013 non hanno  portato
un reale  rinnovamento  della  compagine  elettiva,  poiche'  dei  24
consiglieri e 7 assessori in carica, oltre un terzo  aveva  ricoperto
cariche nella consiliatura iniziata nel 2011. Qualche  amministratore
era presente anche nell'amministrazione eletta nel 2006. Il  sindaco,
in particolare, e' stato consigliere comunale sia nel  2006  che  nel
2011. 
    Nel contesto ambientale sopra descritto, risultano  indicativi  i
vincoli familiari, le frequentazioni  e  la  comunanza  di  interessi
economici, che costituiscono la base  di  un  collaudato  sistema  di
gestione amministrativa, volta  a  favorire  gli  interessi  illeciti
delle cosche locali, attraverso procedure apparentemente lecite. 
    Rilevano, in tal senso,  i  legami  parentali  dei  membri  della
famiglia del primo cittadino con esponenti  del  clan  egemone  e  le
parentele o  le  affinita'  di  alcuni  amministratori  con  soggetti
appartenenti o riconducibili alle locali cosche. Alcuni dei  predetti
amministratori hanno  anche  rivestito  cariche  apicali  all'interno
dell'organo consiliare nell'attuale e in pregresse consiliature. 
    La fitta rete di parentele  o  i  collegamenti  con  le  famiglie
camorristiche locali non si riscontrano solo tra gli  amministratori,
atteso che il 15% dei dipendenti del comune vanta  vincoli  familiari
con esponenti della consorteria ed alcuni di essi risultano coinvolti
in procedimenti penali o in  indagini  per  violazioni  commesse  per
agevolare le attivita' imprenditoriali di appartenenti al clan. 
    Assumono  un  particolare  significato,  alla  luce   dei   fatti
evidenziati dalla commissione d'accesso, la vicinanza familiare e  la
contiguita' con ambienti criminali di alcuni dipendenti, inseriti  in
uffici  notoriamente  esposti  al  rischio   di   corruttela   e   di
interferenza, nonche' i rapporti emersi dalle indagini dell'autorita'
giudiziaria tra  i  funzionari  dell'ufficio  tecnico  e  le  imprese
gestite dalle famiglie imprenditoriali camorristiche  di  cui  si  e'
fatto cenno in precedenza. 
    La descritta situazione, unitamente alla mancata copertura  delle
posizioni apicali e di parte della dotazione organica - che  registra
circa il 50% di vacanze di personale - ha fattivamente contribuito ad
aggravare la capacita' di gestire l'amministrazione determinando  una
macchina amministrativa assolutamente inadeguata che ha costituito il
veicolo per coltivare gli interessi camorristici. 
    Alcune  vicende  analizzate  nel  corso  dell'accesso  attestano,
inequivocabilmente, come le scelte dell'amministrazione  siano  state
indirizzate con l'intento di avvantaggiare il sodalizio ovvero  siano
state  improntate   a   logiche   clientelari   o   personali   degli
amministratori. Per contro, secondo ipotesi investigative,  l'apporto
del primo cittadino e' stato talmente apprezzato  dalla  criminalita'
organizzata da indurre il  clan  ad  intervenire  su  un  consigliere
affinche' non sfiduciasse il sindaco allorche', nel dicembre 2015, si
stavano delineando le condizioni che avrebbero potuto condurre ad una
crisi dell'amministrazione comunale. 
    Il Prefetto sottolinea l'intreccio di interessi economici  di  un
amministratore il quale,  oltre  ad  aver  ricoperto  una  importante
carica all'interno del consiglio  comunale,  svolge  la  funzione  di
sindaco in due societa' riconducibili alla locale cosca, di  cui  una
sottoposta nel 2011 a sequestro preventivo da parte  della  Direzione
distrettuale antimafia. 
    Anche  in  un'altra  occasione,  l'amministrazione  comunale   ha
coltivato gli interessi privati di  congiunti  degli  amministratori,
favorendo la persistenza di  una  grave  situazione  di  illegalita',
peraltro generalizzata. Si tratta della  mancata  assegnazione  degli
stand del mercato ortofrutticolo comunale occupati, sine titulo ed in
assenza del versamento del  corrispettivo  al  comune,  da  soggetti,
molti dei quali collegati alla criminalita' organizzata, tra cui  uno
stretto parente del sindaco. 
    Gli appalti pubblici rappresentano una decisa attrazione per  gli
appetiti  delle  organizzazioni  criminali  ed  in   particolare   le
relazioni familiari e sociali, le conoscenze, l'assenza di  controlli
da  parte  dell'ente,  unitamente  ad  un'azione  amministrativa  non
improntata a rigidi principi di efficienza, correttezza e trasparenza
costituiscono le  condizioni  che  rendono  l'attivita'  contrattuale
vulnerabile alla penetrazione malavitosa. 
    Nel corso dell'accesso e' stato riscontrato il frequente  ricorso
alla proroga degli affidamenti con l'elusione delle soglie minime che
rendono  obbligatoria  la  richiesta  di  certificazione   antimafia.
Inoltre, sono stati dilatati  i  tempi  per  l'esecuzione  di  alcuni
lavori - come, ad esempio, gli interventi di  riqualificazione  degli
immobili confiscati alla criminalita' organizzata -  mentre,  talora,
l'azione amministrativa dell'ente e' risultata anche troppo rapida  -
come nel caso  degli  incarichi  di  progettazione  a  professionisti
esterni. 
    Dall'accesso e' emersa, in particolare, la  vicenda  del  mancato
abbattimento di una struttura abusiva, situata in un'area ove era  in
programma la  realizzazione,  con  fondi  regionali,  di  una  strada
comunale, previa espropriazione alcuni terreni di proprieta' anche di
uno stretto congiunto del primo cittadino, a sua  volta  consanguineo
di un esponente di rilievo dell'organizzazione malavitosa locale. 
    La mancata realizzazione dell'opera pubblica  e  la  perdita  del
finanziamento derivate dal mancato abbattimento  dell'immobile  hanno
arrecato un indubbio vantaggio alla famiglia del sindaco, a discapito
della collettivita' locale che non ha fruito dei  benefici  derivanti
dalla costruzione dell'infrastruttura viaria che  avrebbe,  peraltro,
potuto costituire un volano per l'economia. 
    Singolare e' la circostanza che, nonostante l'infrastruttura  non
sia  stata  realizzata,  l'ente  abbia  tempestivamente  disposto   e
liquidato,  senza   i   dovuti   accertamenti,   gli   incarichi   di
progettazione dell'opera e che sia  stato  destinatario  di  compensi
incentivanti  l'allora  responsabile  dell'area  tecnica,   oggi   in
quiescenza, affine di un soggetto riconducibile al clan. Il  predetto
dipendente e' stato anche individuato quale  figura  tecnica  che  ha
indirizzato l'azione amministrativa nel  settore  e  che  ha  segnato
l'attivita' dell'ente, rimasta immutata anche  dopo  l'avvicendamento
del dipendente con i nuovi vertici del settore. 
    Le stesse  condotte  dilatorie,  che  avevano  caratterizzato  il
mancato esproprio dei terreni  del  congiunto  del  primo  cittadino,
hanno connotato la gestione - anche  in  questo  caso  imputabile  al
citato ex responsabile dell'area tecnica - dell'appalto relativo alla
costruzione dell'asilo nido del comune,  da  realizzarsi  su  un'area
confiscata e consegnata al comune, i cui lavori  sono  stati  sospesi
immotivatamente ed illegittimamente, per un  lungo  lasso  temporale,
nell'interesse del titolare del bene confiscato, referente locale dei
due clan maranesi. 
    Molteplici  sono  le  irregolarita'  riscontrate,   anche   dalla
magistratura ordinaria, nella gestione dell'appalto per l'ampliamento
e la gestione del cimitero comunale, il cui procedimento, avviato nel
2006, non si e' ancora concluso. In corso di gara,  in  relazione  ad
una  richiesta  di  approfondimenti  tecnici  del  presidente   della
commissione giudicatrice, veniva espresso un  parere  legale  con  il
quale si suggeriva di avviare l'esercizio del  potere  di  autotutela
con riferimento al bando e agli atti di gara. Nonostante il contrario
avviso dell'ufficio legale, il  piu'  volte  citato  ex  responsabile
dell'area  tecnica  -  divenuto  nel   frattempo   presidente   della
commissione giudicatrice - ha proseguito la procedura, affidando, nel
2010, la concessione ad una ditta i cui titolari saranno destinatari,
nel 2011, di un provvedimento restrittivo in quanto vicini ad un clan
camorristico.  Si  tratta  della  stessa  societa'  che  detiene   il
monopolio   degli   appalti   cimiteriali   casertani,   colpita   da
interdittiva  antimafia  della  prefettura  di  Caserta  ed  oggi  in
amministrazione giudiziaria. 
    Sulla vicenda si registra l'anomala ingerenza del sindaco  e  del
vicesindaco eletti nel 2013 che, con tecniche dilatorie rispetto alla
revisione delle procedure e dei termini di  realizzazione  dell'opera
avviata dal commissario, hanno interferito sull'attivita' gestionale,
per modificare le iniziali condizioni contrattuali e  per  concludere
il procedimento con la ditta concessionaria. 
    Quanto alla gestione  delle  onoranze  funebri,  il  servizio  e'
affidato all'impresa  qualificata  dall'autorita'  giudiziaria  quale
braccio imprenditoriale del locale clan, di cui si e' fatto cenno  in
precedenza. Risulta dalle indagini della magistratura inquirente che,
da  tempo,  l'impresa  ha  ottenuto  il  favor   dell'amministrazione
comunale, essendo stata  sistematicamente  informata  dai  dipendenti
dell'ente - ed in particolare da uno di essi che aveva ricevuto somme
di denaro in cambio di  informazioni  -  circa  i  trasporti  funebri
richiesti da ditte provenienti da altri comuni, in modo da  acquisire
il monopolio del settore. La situazione  e'  rimasta  immutata  negli
anni, tanto che, recentemente,  e'  stata  inumata  la  salma  di  un
familiare di esponenti dei due clan locali, ad opera della  ditta  in
questione, senza alcuna  autorizzazione  e  in  violazione  di  norme
regolamentari. 
    Nel silenzio  generale  dell'amministrazione  sulla  vicenda,  e'
significativa  la  circostanza  che  solo  il   segretario   generale
dell'ente abbia avviato  un'azione  disciplinare  nei  confronti  del
dipendente comunale consenziente alle operazioni  di  sepoltura,  poi
destinato ad altro incarico. 
    Il condizionamento dell'amministrazione emerge anche da  un'altra
vicenda: la costruzione, nel 2014, di un'edicola votiva  -  destinata
al capostipite della famiglia imprenditoriale camorristica di cui  si
e' trattato e ad un ex  sindaco  del  comune  di  Marano  di  Napoli,
coinvolto in un'inchiesta per reati di cui all'art.  416-bis  nonche'
parente  del  sindaco  eletto  nel  2013  -  da  parte  della   ditta
appartenente   alla   stessa   famiglia,   in   assenza   di   alcuna
autorizzazione nonche' di iniziative dell'amministrazione finalizzate
a ripristinare la legalita'.  Infatti,  l'ordinanza  di  abbattimento
della struttura abusiva sara' adottata solo nel 2015, a seguito di un
intervento della locale Tenenza dei Carabinieri. 
    Nella gestione del ciclo integrato  dei  rifiuti  la  commissione
d'accesso ha riscontrato un uso reiterato e censurabile dell'istituto
della proroga  contrattuale,  al  quale  l'amministrazione  ha  fatto
ricorso fino al marzo 2015, allorche', nelle more del perfezionamento
della gara europea per l'affidamento del servizio, e' stata espletata
una gara a procedura ristretta, aggiudicata  in  via  provvisoria  ad
un'Associazione  temporanea  di  imprese.  L'Associazione   non   ha,
tuttavia, ottenuto l'aggiudicazione definitiva poiche' una delle  due
aziende in raggruppamento temporaneo  e'  risultata  destinataria  di
un'interdittiva antimafia emessa dalla prefettura di Caserta. 
    Il servizio e' stato quindi  affidato  alla  seconda  impresa  in
graduatoria, il cui contratto e' stato  successivamente  risolto  per
inadempienze legate ad una protratta contestazione degli addetti alla
raccolta, che lamentavano il mancato  mantenimento  del  rapporto  di
lavoro  di  alcuni  dipendenti  in  servizio  presso  la  ditta   che
assicurava la gestione del ciclo dei rifiuti prima del marzo 2015. 
    Nel  mese  di  aprile  2016,  il  sindaco,  con  un   discutibile
intervento invasivo delle competenze  gestionali,  ha  affidato,  con
propria ordinanza, il servizio  ad  una  delle  ditte  facenti  parte
dell'ATI, vincitrice  della  gara  a  procedura  ristretta,  all'uopo
temporaneamente     associata     con     l'impresa      destinataria
dell'interdittiva antimafia. 
    Significativi sono i diretti rapporti tra la richiamata ditta  ed
alcune  imprese  presenti  sul  territorio,  spesso  riconducibili  a
consorterie criminali - quali quella che gestisce il  lavaggio  e  la
manutenzione dei mezzi - ed e' parimenti  emblematico  l'utilizzo  di
un'area di revisione e ricovero mezzi, di proprieta' di  affiliati  a
sodalizi locali. 
    La   Direzione   distrettuale   antimafia   ha    esaminato    la
documentazione relativa all'assegnazione dei  lotti  all'interno  del
Piano di insediamento produttivo, poiche' molte delle ditte che hanno
ottenuto le  aree  edificabili  sono  amministrate  da  soggetti  con
precedenti  penali  per  associazione  mafiosa.   A   seguito   degli
accertamenti, il g.i.p. del Tribunale di  Napoli  ha  emesso,  il  1°
dicembre 2016, un decreto di  sequestro  preventivo  delle  opere  di
urbanizzazione, poste a servizio dell'area industriale realizzata  da
una ditta di proprieta' di soggetti ai  quali  e'  stata  contestata,
unitamente ad  altra  persona,  l'ipotesi  di  reato  di  violenza  o
minaccia per costringere a commettere un reato, falsita' ideologica e
falsita' materiale commessa in concorso da pubblico ufficiale in atti
pubblici. Agli stessi e'  stata  anche  contestata  l'aggravante  del
metodo mafioso per aver commesso il fatto in piu' persone  riunite  e
di aver agito  al  fine  di  favorire  l'attivita'  dell'associazione
camorristica  che   aveva   rilevanti   interessi   economici   nella
realizzazione del Piano di insediamento produttivo ... 
    L'inchiesta ha cosi' confermato la presenza nel contesto maranese
di un sistema imprenditoriale incline alla violazione delle  norme  e
collegato ai clan  locali,  mettendo  in  luce  come  alla  pervicace
pressione criminale non  sia  stato  contrapposto  alcun  ostacolo  o
impedimento da parte dell'amministrazione comunale. Ed e' proprio  la
mancanza di controllo che ha consentito la prosecuzione del  rapporto
concessorio, nonostante le gravi  violazioni  della  regolamentazione
comunale e della normativa di riferimento,  fino  alla  realizzazione
delle strutture oggi sequestrate, peraltro falsamente collaudate. 
    Tra le ditte assegnatarie dei lotti e' presente anche la societa'
di cui si e' trattato in precedenza  in  relazione  all'intreccio  di
interessi economici tra organi  del  comune  e  consorteria,  le  cui
funzioni sindacali vengono svolte da un amministratore dell'ente. 
    Anche in materia urbanistica l'inerzia del comune  ha  creato  le
condizioni favorevoli allo sviluppo di pratiche speculative da  parte
della   criminalita'   organizzata.   Nell'ambito   dei   Piani    di
lottizzazione era stato programmato  un  insediamento  abitativo  per
anni non realizzato, tanto da indurre il presidente della provincia a
nominare un commissario ad acta incaricato  dell'approvazione  e  del
rilascio dei titoli concessori. 
    Il decorso del tempo  e  l'inerzia  del  comune  hanno  poi  reso
l'iniziativa non piu' rispondente agli interessi dell'ente. 
    Dopo anni di colpevole inattivita', l'amministrazione ha, invece,
mostrato una immotivata solerzia allorche' ha deliberato, in  via  di
autotutela, l'annullamento del provvedimento del commissario ad acta,
nonostante un parere legale, appositamente richiesto dal responsabile
del procedimento ad  un  consulente  del  comune,  che  suggeriva  di
promuovere un'azione in sede giurisdizionale. La delibera comunale e'
stata poi annullata dal Tribunale amministrativo regionale  per  vizi
procedurali,  con  l'effetto  di  far   rivivere   il   provvedimento
commissariale. 
    Il complessivo comportamento del comune ha favorito,  o  comunque
non  ha  contrastato,  gli  interessi  dei  proprietari  delle   aree
dell'insediamento,  alcuni  dei  quali  contigui  alla   criminalita'
organizzata. 
    L'omissione   dei   controlli   ha   anche   agevolato   pratiche
edificatorie abusive sul territorio comunale, tra cui quella relativa
ad  un  capannone,  di  proprieta'  di  una  ditta  il   cui   legale
rappresentante e' un congiunto di esponenti  di  rilievo  del  locale
clan, ed altri abusi -  cui  si  e'  gia'  fatto  cenno  -  quali  la
struttura  insistente  su  un'area  di  proprieta'  di  uno   stretto
congiunto  del  sindaco,  l'edicola  votiva  edificata  in  una  zona
centrale del comune, nonche' le strutture  abusive  riconducibili  ad
una   delle   predette   famiglie   di   imprenditori,    qualificata
dall'autorita' giudiziaria quale  braccio  imprenditoriale  dei  clan
camorristici. 
    La mancanza di  controllo  dell'azione  amministrativa  da  parte
degli  organi  dell'ente,  unitamente  ad  una  gestione  della  cosa
pubblica contraria ai principi di buon governo, si sono  tradotti  in
una grave violazione dei parametri di diligenza  e  delle  regole  di
buona amministrazione. 
    Sintomatici  della  mala  gestio  sono  la  scarsa  capacita'  di
riscossione delle entrate tributarie e dei canoni di  utenza  nonche'
le carenze registrate nella  gestione  del  patrimonio  pubblico,  in
relazione al quale l'ente continua ad assicurare la manutenzione  dei
beni senza incamerare gli introiti dovuti da coloro che ne fruiscono. 
    Dalla descritta conduzione dell'ente e' derivato un vantaggio per
alcune famiglie malavitose che -  pur  in  assenza  di  un  contratto
ovvero senza pagare i canoni idrici  o,  ancora,  attraverso  allacci
abusivi alla rete  idrica  comunale  -  hanno  beneficiato  del  bene
primario. Rileva, ai fini della presente  relazione,  la  circostanza
che anche la villa ove dimora uno stretto congiunto del  locale  capo
clan, abusivamente realizzata su un'area di  proprieta'  altrui,  sia
allacciata alla rete idrica. 
    Quanto  al  patrimonio  pubblico,  il   Prefetto   evidenzia   la
situazione di  soggetti  legati  alla  criminalita'  organizzata  che
occupano alloggi di edilizia pubblica sine titulo,  senza  versare  i
relativi canoni. 
    Le  circostanze  analiticamente  esaminate   e   dettagliatamente
riferite nella relazione del Prefetto hanno  rivelato  una  serie  di
condizionamenti dell'amministrazione comunale  di  Marano  di  Napoli
(Napoli), volti a perseguire fini diversi  da  quelli  istituzionali,
che hanno determinato lo svilimento  e  la  perdita  di  credibilita'
dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della
collettivita',  rendendo  necessario  l'intervento  dello  Stato  per
assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. 
    Sebbene il processo di ripristino della legalita'  nell'attivita'
del comune sia  gia'  iniziato  attraverso  la  gestione  provvisoria
dell'ente affidata al commissario straordinario, ai  sensi  dell'art.
141 del citato decreto legislativo n. 267/2000, in considerazione dei
fatti suesposti e per garantire l'affrancamento dalle influenze della
criminalita',  si  ritiene,  comunque,  necessaria  la  nomina  della
commissione straordinaria di cui all'art. 144  dello  stesso  decreto
legislativo, anche per  scongiurare  il  pericolo  che  la  capacita'
pervasiva delle organizzazioni criminali possa di nuovo esprimersi in
occasione delle prossime consultazioni elettorali. 
    L'arco temporale piu' lungo previsto dalla legge per la  gestione
straordinaria consente anche l'avvio di iniziative  e  di  interventi
programmatori che, piu'  incisivamente,  favoriranno  il  risanamento
dell'ente. 
    Rilevato che, per  le  caratteristiche  che  lo  configurano,  il
provvedimento dissolutorio previsto dall'art. 143 del citato  decreto
legislativo  puo'   intervenire   quando   sia   gia'   disposto   il
provvedimento per altra causa,  differenziandosene  per  funzioni  ed
effetti, si propone l'adozione della misura di rigore  nei  confronti
del comune di Marano di Napoli (Napoli), con conseguente  affidamento
della gestione dell'ente locale ad una commissione straordinaria cui,
in virtu' degli articoli 144  e  145  del  richiamato  decreto,  sono
attribuite  specifiche  competenze  e   metodologie   di   intervento
finalizzate  a  garantire,  nel  tempo,  la  rispondenza  dell'azione
amministrativa ai principi di legalita' e al recupero delle  esigenze
della collettivita'. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 22 dicembre 2016 
 
                                    Il Ministro dell'interno: Minniti 
 
                             ---------- 
 
       PREFETTURA - UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO DI NAPOLI 
 
                                          Napoli, data del protocollo 
 
                                       Al'On.le Ministro dell'interno 
 
                                                                 ROMA 
Oggetto: Comune di Marano di Napoli (NA)  -  57.000  abitanti  circa.
  Relazione  sull'esito  degli   accertamenti   ispettivi   volti   a
  verificare  la  sussistenza  dei  presupposti  per  l'adozione  del
  provvedimento di  cui  all'art.  143  del  decreto  legislativo  n.
  267/2000. 
    L'operato dell'amministrazione  comunale  di  Marano  di  Napoli,
attualmente affidata alla  guida  di  un  Commissario  straordinario,
nominato nello scorso mese di maggio, a seguito delle dimissioni  del
omissis - eletto nel 2013 a capo di una coalizione di centro-destra e
di  liste  civiche  -  e'  stato  oggetto,  nel  tempo,  di   attenta
osservazione che ha portato  per  ben  due  volte  allo  scioglimento
dell'Ente  per  fenomeni  di  condizionamento:  nel  settembre  1991,
durante il mandato del omissis a capo  di  una  coalizione  di  liste
civiche e, nel luglio 2004,  quando  era  omissis  sostenuto  da  una
maggioranza di centro sinistra. 
    La peculiare storia dell'ente e la sua collocazione geografica in
un area ad alta incidenza criminale  hanno  determinato  un  costante
monitoraggio degli  organi  politico-amministrativi,  e,  dalle  piu'
recenti informazioni acquisite dalle Forze di Polizia, anche l'ultima
consiliatura  non  e'  apparsa  avulsa   dalle   medesime   modalita'
gestionali  che  avevano  contrassegnato  le   precedenti   compagini
elettive destinatarie della misura di cautela antimafia. 
    Peraltro, gia' nel 2012, il Commissario straordinario  -  che  e'
subentrato  alla  sfiduciata  giunta  guidata  dal  omissis  -  nella
relazione rassegnata al termine del proprio mandato, aveva  segnalato
criticita' degne di approfondimento, riconducibili,  in  particolare,
al settore urbanistico, all'affidamento di servizi e lavori  pubblici
ed alla gestione dei servizi finanziari, evidenziando,  al  contempo,
la sussistenza di un contesto ambientale e burocratico  inquinato  da
logiche contrarie ai principi di legalita'. 
    Alla luce di  tali  considerazioni  e  delle  circostanze  emerse
all'esito degli accertamenti svolti ai sensi del decreto  legislativo
n.  235/2012,  all'indomani  dell'insediamento   dell'amministrazione
omissis nel maggio 2013, circa legami tra i neoeletti  consiglieri  e
la criminalita',  meritevoli  di  attenzione,  questa  Prefettura  ha
incaricato l'Arma dei Carabinieri di  intensificare  il  monitoraggio
gia' avviato sull'Ente. 
    L'attivita' di osservazione ha confermato una  preoccupante  rete
di collegamenti, parentele, collusioni e cointeressenze  di  soggetti
appartenenti ad organizzazioni malavitose locali con amministratori e
dipendenti ed in particolare: il omissis, gia' consigliere in passate
amministrazioni, che, come si dira'  piu'  diffusamente  in  seguito,
risulta avere  legami  di  parentela  sia  con  esponenti  del  «clan
omissis» che con referenti della famiglia omissis, omissis, coinvolta
nelle  indagini  a  carico  di  un  noto  imprenditore  del   settore
immobiliare   e   turistico-alberghiero,   affiliato   al    cartello
camorristico dei omissis  della  contigua  area  giuglianese,  ed  il
omissis, con rapporti  di  parentela  e  professionali  con  soggetti
legati ai gruppi criminali maranesi. 
    L'attenta analisi dell'apparato amministrativo  ha  rivelato  una
singolare  vicinanza  familiare  e  una  contiguita'   con   ambienti
criminali di numerosi dipendenti, inseriti in uffici  particolarmente
esposti  a  rischio  di  corruttela  e  di  interferenza  malavitosa,
evidenziate, nel tempo, anche dall'Autorita' giudiziaria che ha avuto
modo di stigmatizzare i rapporti tra funzionari dell'ufficio  tecnico
ed imprese locali, tra cui quelle gestite dalle  famiglie  omissis  e
omissis, bracci imprenditoriali dei clan camorristici. 
    In relazione al delineato scenario ed  a  fronte  dell'anomalo  e
sospetto  comportamento  inerte  dell'Amministrazione   rispetto   ad
evidenti tracotanze della consorteria criminale, come nel caso  della
indisturbata edificazione abusiva di  una  edicola  votiva  in  pieno
centro  cittadino  dedicata  a  omissis,   capostipite   dell'omonima
famiglia, e a omissis coinvolto in  un  inchiesta  per  il  reato  di
associazione a delinquere di stampo  mafioso,  la  scrivente,  previo
conforme avviso del Comitato provinciale per l'ordine e la  sicurezza
pubblica, ha chiesto di  essere  delegata  all'esercizio  dei  poteri
d'accesso, ai sensi  dell'art.  1,  comma  4,  del  decreto-legge  n.
629/1982, conferiti con decreto ministeriale n. 17102/128/51  (47)  -
Ufficio V - Affari territoriali del 25 marzo 2016. 
    Con decreto prefettizio n. 45941/Area II/EE.LL. del 17 marzo 2016
(allegato n. 1) e'  stata  costituita  la  Commissione  di  indagine,
composta dal omissis per verificare la  sussistenza  di  collegamenti
diretti  o  indiretti  degli  amministratori  con   la   criminalita'
organizzata, o  di  forme  di  condizionamento  degli  amministratori
stessi, che  compromettono  la  libera  determinazione  degli  organi
elettivi e il buon andamento o  l'imparzialita'  dell'amministrazione
comunale, nonche' il regolare funzionamento dei servizi  alla  stessa
affidati, ovvero che risultano tali da arrecare  grave  e  perdurante
pregiudizio  per  lo  stato  della  sicurezza   pubblica,   ai   fini
dell'eventuale  adozione  del  provvedimento  sanzionatorio  previsto
dall'art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000. 
L'attivita' ispettiva 
    La Commissione,  insediatasi  presso  l'Ente  il  21  marzo  2016
(allegato n. 2), ha svolto la  sua  attivita'  inizialmente  per  tre
mesi, chiedendo poi, in ragione della complessita'  delle  verifiche,
la proroga dell'incarico per un  analogo  periodo  (allegato  n.  3),
concessa con provvedimento prefettizio n. 107061 in  data  13  giugno
2016 (allegato n. 4). 
    Giova  rilevare  che  a  distanza  di  poco  piu'  di   un   mese
dall'insediamento della Commissione di accesso, il  Sindaco  Liccardo
ha rassegnato le dimissioni irrevocabili dalla carica. 
    Al termine degli accertamenti,  l'argano  ispettivo,  avvalendosi
anche  delle  indicazioni  emerse  dal  monitaraggio  disposto  dalla
Prefettura e del contributo informativo delle Forze  di  Polizia,  ha
presentato in data 22 settembre 2016 l'unita relazione  (allegato  n.
5), nella  quale  sono  stati  analizzati  i  precedenti  penali,  le
posizioni soggettive ed  i  comportamenti  dei  rappresentanti  degli
organi elettivi e dell'apparato  burocratico  dell'Ente,  nonche'  le
attivita' piu' significative dei settori amministrativi e tecnici con
riferimento  agli  appalti  ed  affidamenti  di  lavori  e   servizi,
all'urbanistica ed alla gestione del patrimonio. 
    Il quadro di sintesi delinea i contorni di  un  Ente  sicuramente
non proiettato al soddisfacimento del pubblico interesse e cio',  sia
con  riferimento  alle  situazioni  personali  di  amministratori   e
dipendenti, sia in relazione alle attivita' poste in essere, o meglio
non svolte, che  hanno  deviato  l'agire  pubblico  in  favore  delle
consorterie criminali. 
    La debolezza della struttura amministrativa, caratterizzata anche
dalla carenza di figure apicali competenti  nei  settori  strategici,
l'assenza  di  un  indirizzo  politico  improntato  a   principi   di
legalita', l'esistenza di collegamenti e  interessi  trasversali  con
esponenti dei gruppi criminali sono indicati dalla commissione  quali
fattori che hanno favorito  il  condizionamento  dell'ente  da  parte
della criminalita', tanto da assicurarle una  forte  ingerenza  nella
vita politica e amministrativa del comune. 
    L'amministrazione omissis, a giudizio del collegio ispettivo,  si
e' caratterizzata non solo per non aver posto argini ai tentativi  di
infiltrazione criminale,  ma  per  aver  tenuto  un  modus  operandi,
costante nel tempo e ad ampio raggio d'azione, improntato a  condotte
omissive o  dilatorie  che  ha  avvantaggiato  soggetti  notoriamente
legati o in affari con i clan. 
    Proprio  il  contesto   territoriale,   caratterizzato   da   una
criminalita' organizzata  cosi'  pervasiva  e  capace  di  insinuarsi
profondamente nei gangli vitali  della  pubblica  amministrazione  da
aver determinato due scioglimenti degli organi elettivi maranesi  nel
1991 e nel  2004,  e  l'adozione,  negli  ultimi  anni,  di  analoghi
provvedimenti  dissolutori  nei  confronti   dei   comuni   dell'area
(Casoria, Crispano, Melito di Napoli, Brusciano, Casalnuovo, Arzano),
avrebbero, invece, richiesto da parte dell'amministrazione locale che
deve   avere   come   suo   obiettivo   primario   il   perseguimento
dell'interesse  pubblico  e  il  benessere  della  collettivita',  un
impegno fattivo  e  prioritario  nell'apprestare  misure  adeguate  a
contrastare i tentativi di interferenza. 
    Al fine  di  delineare  compiutamente  l'inquietante  quadro  che
scaturisce  dagli  esiti   ispettivi,   appare   utile   focalizzare,
preliminarmente, il contesto territoriale e  le  dinamiche  criminali
che interessano il territorio in cui si colloca Marano di Napoli. 
Inquadramento territoriale e contesto criminale 
    Il  Comune  di  Marano,  che  conta  una  popolazione  di  57.204
abitanti, si estende per circa 15 Kmq, a nord di  Napoli  ed  ha  una
elevata  densita'   abitativa,   riconducibile   allo   sviluppo   di
insediamenti  residenziali,   sia   legali   che   abusivi.   L'area,
interessata  da  numerosi  vincoli   (idrogeologico,   paesaggistico,
sismico), e' composta da due zone morfologicamente  molto  differenti
tra loro, una collinare che si sviluppa verso la fascia dei Camaldoli
del Capoluogo,  e  l'altra  pianeggiante  che  si  estende  verso  il
comprensorio Giuglianese. 
    L'economia  fondata  storicamente  sull'agricoltura,  ha   subito
numerose trasformazioni nel corso degli anni ma ancora oggi,  sebbene
in misura ridotta rispetto al passato,  il  sistema  economico  ruota
intorno  all'agricoltura,  cui  si  e'  affiancato  lo  sviluppo   di
attivita' commerciali, edilizie e della grande distribuzione. 
    Nell'area e' radicata la presenza di organizzazioni criminali  di
spicco, quali i omissis e i omissis, tra  i  clan  piu'  influenti  e
potenti  della  Campania   dediti,   prevalentemente,   al   traffico
internazionale di sostanze stupefacenti, al  riciclaggio  di  danaro,
provento di affari illeciti, reimpiegato in  attivita'  economiche  e
commerciali anche all'estero, e alle  speculazioni  edilizie.  I  due
sodalizi coesistono da tempo, reggendo le attivita' delittuose  sulla
base  di  un  tacito  accordo  ed  avvalendosi  di  gruppi  criminali
referenti, come quello dei  fratelli  omissis,  che  garantiscono  il
controllo del territorio gestendo le estorsioni, il gioco d'azzardo e
l'usura. 
    A differenza  di  quanto  avviene  nel  Capoluogo,  dove  i  clan
attraversano una fase di  disarticolazione  e  di  vuoti  di  potere,
contraddistinta  da  una  continua  e  feroce   conflittualita',   le
organizzazioni   criminali   dell'area   maranese   sono   fortemente
strutturate  e  proprio  in   ragione   della   solida   coesione   e
dell'espansione dei loro  interessi  illeciti  su  diverse  attivita'
commerciali, sono riuscite a mantenere, in questi anni, un  pressante
e diffuso controllo e condizionamento a tutti i livelli, favorito, in
seno all'ente comunale, dalla presenza di legami parentali, ma  anche
da intrecci di  rapporti  economici  tra  esponenti  della  compagine
politica e soggetti riconducibili ai clan. 
    Le inchieste svolte dall'Autorita' giudiziaria  hanno  confermato
la  peculiare  capacita'  di  aggregazione  e   la   leadership   nel
narcotraffico dei clan omissis e omissis, che, nonostante  l'efficace
azione condotta dalle Forze dell'ordine  e  dalla  Magistratura  e  i
numerosi arresti dei suoi  vertici,  conservano  un  ruolo  di  primo
piano, non solo nelle  attivita'  criminali  tradizionali,  ma  anche
negli   affari    che    coinvolgono    settori    dell'economia    e
dell'amministrazione pubblica, sulla quale fanno convergere  costanti
ed insistenti pressioni al fine  di  condizionarne  le  scelte  e  le
attivita' a proprio vantaggio. 
    In particolare, sul fronte dell'edilizia,  degli  appalti,  delle
speculazioni immobiliari, del riciclaggio  in  attivita'  economiche,
giocano  un  ruolo  di  fiancheggiatori  e  di  prestanome   famiglie
imprenditoriali quali i omissis e  i  omissis,  come  dimostrato  dai
recenti arresti dei manager dei gruppi  in  questione  che,  in  piu'
occasioni, sono stati coinvolti in  vicende  amministrative  messe  a
fuoco nella relazione ispettiva e per i quali sono stati  evidenziati
rapporti stretti e consuetudinari  con  amministratori  e  funzionari
dell'Ente. 
Gli Amministratori 
    L'amministrazione omissis eletta  nella  tornata  elettorale  del
maggio 2013 alla  guida  di  una  coalizione  di  centro  destra,  e'
subentrata ad un Commissario straordinario che aveva  gestito  l'ente
dal marzo 2012. 
    Omissis ha governato il comune fino al omissis, quando la  crisi,
che serpeggiava da circa un anno all'interno della  sua  maggioranza,
e' culminata nel mancato sostegno all'approvazione  del  bilancio  di
previsione per l'esercizio finanziario  2016,  che  ha  costretto  il
primo  cittadino  a  presentare  le  dimissioni;   pertanto,   l'ente
attualmente e' di nuovo guidato da un Commissario. 
    L'Organo ispettivo, nella sia  attivita'  di  indagine  svolta  a
tutto  campo  sia  con   riferimento   a   profili   soggettivi   che
all'attivita' gestionale, ha potuto constatare come, da una lato,  la
fitta  rete  di  parentele  e  relazioni  degli  amministratori   con
esponenti  della  criminalita'  organizzata  abbia  consentito   alla
malavita,  proprio  grazie  ai  citati  intrecci   familiari   e   di
frequentazione, di ingerirsi nella realta' dell'ente, condizionandone
e sviandone le scelte e dall'altro, come la  compagine  politica  del
Liccardo abbia agito in un contesto di continuita' con le  precedenti
amministrazioni, che, nel tempo, hanno governato Marano. 
    Le molteplici attivita' su cui e' stata focalizzata  l'attenzione
sono state avviate durante precedenti gestioni e sono  state  portate
avanti, tutte,  nello  stesso  solco  della  devianza  dall'interesse
pubblico, ed in cio' avvantaggiate anche dalla presenza  nell'attuale
compagine,   di   consiglieri   comunali    anche    delle    passate
amministrazioni. 
    L'Amministrazione omissis, in particolare, si  e'  caratterizzata
per non essere  intervenuta,  in  numerosi  procedimenti  relativi  a
settori anche strategici che presentavano gravi anomalie e profili di
illegittimita', per mettere in atto le misure inderogabili  volte  al
ripristino della  legalita',  neanche  quando  sono  emersi  evidenti
interessi della criminalita' organizzata, dando prova,  nei  fatti  e
ancor piu' nel protratto e palese immobilismo, di un'interazione  con
i sodalizi criminali. 
    Emblematica  in  questo  contesto  di  grave  compromissione  del
prestigio dell'Istituzione e' omissis, imparentato con  esponenti  di
rilievo dei clan e artefice  di  una  serie  di  scelte  ed  atti  in
contrasto alle norme, adottati al fine di  avvantaggiare  la  propria
famiglia e soggetti malavitosi. 
    Gia' consigliere comunale di minoranza durante le amministrazioni
di centro sinistra del 2006 e del  2011,  il  omissis  e'  figlio  di
omissis, tratto in arresto per ricettazione e sodale al clan omissis,
nipote di  omissis,  ucciso  quando  era  ai  vertici  del  sodalizio
criminale omissis, ed e' imparentato con omissis, detenuto unitamente
al padre omissis ed al fratello  omissis  per  associazione  di  tipo
mafioso poiche' affiliato al clan omissis. 
    La Commissione ha  potuto  verificare  come  questo  reticolo  di
legami  familiari  e  di   affinita'   abbia   inciso   tangibilmente
sull'azione del primo  cittadino,  proiettata  a  costruire  vantaggi
illegittimi per i privati, per la sua famiglia e per la criminalita',
secondo  logiche  del  tutto  avulse  dalla  corretta  e  trasparente
gestione  della  cosa  pubblica;  significativi,  in  tal  senso,   i
riferimenti all'opera della cd. «Viabilita' di raccordo»  compromessa
dal mancato abbattimento di un fabbricato abusivo insistente su  aree
da espropriare di proprieta' anche del  omissis  ed  all'occupazione,
sempre da parte del omissis, degli stand del mercato  ortofrutticolo,
in  assenza  di  una  regolare  assegnazione,  del   versamento   del
corrispettivo  al  comune   e   con   il   benestare   della   stessa
amministrazione. 
    L'organo  ispettivo  ha,  poi,  sottolineato  che,   in   diverse
occasioni, omissis e' arrivato ad  avocare  a  se'  provvedimenti  di
carattere gestionale, quindi non di prerogativa dell'organo politico,
per  definire  percorsi  gia'  avviati  in   coerenza   con   proprie
valutazioni e finalita'. 
    Non appaiono di minore rilevanza le posizioni di altri componenti
la compagine elettiva e, specificamente: 
      omissis,  gia'  consigliere  comunale  di   minoranza   durante
l'amministrazione di centro sinistra del  2006,  e'  imparentata  con
omissis, figlia del defunto capo clan omissis e cugina di omissis  il
quale ha  cointeressenze  imprenditoriali  in  societa'  omissis  con
esponenti di spicco del clan omissis; 
      omissis  anch'egli  consigliere   di   minoranza   durante   le
amministrazioni di centro sinistra del 2006 e del  2011,  ha  stretti
legami di parentela con la famiglia omissis, i  cui  componenti  sono
gli attuali capi della consorteria camorristica maranese; 
      omissis vanta invece parentele, con la famiglia omissis. 
    Coinvolta nel 2011 da una vicenda giudiziaria, omissis  e'  stata
indagata, unitamente ad altre 24 persone, dal G.I.C.O. della  Guardia
di  Finanza  di  Napoli,  ai   sensi   dell'art.   12-quinquies   del
decreto-legge  n.  306/1992  (provvedimenti  contro  la  criminalita'
mafiosa), con il noto  omissis,  imprenditore  operante  nel  settore
immobiliare   e   turistico-alberghiero,   affiliato   al    cartello
camorristico dei  omissis,  e  socio  della  omissis  attualmente  in
liquidazione;  il  procedimento   concluso   in   primo   grado   con
l'assoluzione della omissis, vede la sentenza impugnata dal  Pubblico
ministero. 
    Figura di primo piano tratteggiata dalla  Commissione,  non  solo
per i legami di parentela con le famiglie omissis e omissis, ma anche
per la spregiudicatezza dei rapporti professionali e il ruolo  svolto
in  societa'  riconducibili  agli  stessi,  e'  quella   di   omissis
dall'agosto 2015 al maggio 2016, in una funzione chiave di  indirizzo
dell'attivita' del civico consesso, che richiede terzieta',  rispetto
delle regole e trasparenza, requisiti che non  sembrano  aver  sempre
caratterizzato l'operato del omissis. 
    Ne viene evidenziato il ruolo di sindaco rivestito nella societa'
«omissis - ora omissis» di proprieta' di  omissis,  figlio  del  boss
omissis  e  omissis,  nipoti  dello  stesso  capoclan,   nonche'   la
partecipazione, sempre nello stesso ruolo, in un'altra  societa',  la
omissis, anche questa appartenente ai suddetti omissis  -  omissis  e
gia' oggetto, nel 2011,  di  sequestro  preventivo  della  D.D.A.  di
Napoli. 
    Non da meno  appaiono,  inoltre,  i  legami  di  parentela  della
omissis, la cui madre, omissis, e'  cognata  di  omissis,  figlia  di
omissis,  capo  dell'omonimo  clan  camorristico,   gia'   condannato
all'ergastolo;  la  omissis,  che  unitamente  al  marito   intreccia
relazioni commerciali con esponenti della  criminalita'  organizzata,
esercita la sua attivita' professionale presso  lo  studio  associato
omissis e omissis; studio che, frequentemente, assume la difesa degli
interessi di soggetti legati  alla  criminalita'  organizzata  ed  in
contrapposizione all'amministrazione comunale. Peraltro  omissis  non
e' egli stesso estraneo alla vita  politica  del  comune  di  Marano,
avendo ricoperto, in passato, la carica di omissis. 
    Prima di omissis, a svolgere le funzioni omissis dal luglio  2013
all'agosto 2015, e' stata omissis, parente di omissis, pregiudicati e
detenuti per associazione a delinquere  finalizzata  al  traffico  di
stupefacenti. 
    Omissis, che  era  stata  omissis  durante  l'amministrazione  di
centro sinistra dei 2011, ed attuale consigliere di  maggioranza,  e'
imparentata con il gia' citato omissis, con il  quale  e'  legato  da
vincoli di parentela pure il consigliere di omissis. 
    Infine, omissis, della compagine comunale  di  minoranza  e  gia'
consigliere  di  maggioranza  durante  l'amministrazione  di   centro
sinistra del 2011, e' parimenti imparentato con la famiglia omissis. 
L'apparato burocratico 
    In  parallelo   con   le   descritte   criticita'   dell'apparato
governativo,  anche  quello  amministrativo  viene   definito   dalla
Commissione assolutamente inefficiente  ed  insufficiente  attese  le
notevoli carenze di organico anche per  le  limitazioni  assunzionali
collegate alla normativa  di  settore  (a  fronte  di  una  dotazione
previsionale di circa 341 posti, registra la copertura di  appena  n.
191 unita', pari a poco piu' dei 50%) che hanno impedito all'ente  di
munirsi  delle  necessarie  risorse  lavorative  e  professionali  in
rapporto all'entita' dei servizi richiesti dalla cittadinanza. 
    Situazione  aggravata  dall'inadeguatezza,  in  quasi   tutti   i
settori, dei livelli apicali dirigenziali,  con  la  mancata  stabile
copertura dei posti che,  protrattasi  per  molti  anni,  e'  apparsa
funzionale  e  preordinata  ad  una  strunentale  ingestibilita'  dei
processi amministrativi. 
    Emblematica, al riguardo, e' la situazione di cronica carenza  di
un dirigente stabilmente preposto all'ufficio tecnico, dove per  otto
volte durante l'amministrazione omissis si sono alternati al  vertice
dell'ufficio   funzionari   diversi,    con    intuibili,    negative
ripercussioni sulla continuita' dell'azione amministrativa. 
    A rendere ancora piu' delicata tale condizione e' la presenza  di
30 dipendenti, pari ad  oltre  il  15%  degli  effettivi,  che  vanta
vincoli di parentela o collegamenti con esponenti della  criminalita'
organizzata,  di  cui  alcuni  coinvolti  in  procedimenti  penali  e
indagini riferiti  anche  a  violazioni  commesse  per  agevolare  le
attivita' imprenditoriali in particolare  delle  famiglie  omissis  e
omissis prestanomi dei locali clan. 
    Rinviando,  per  un  completo  quadro,   all'allegata   relazione
ispettiva, appare utile sottolineare tra le posizioni dei dipendenti,
per lo spessore delle vicende e la  stretta  vicinanza  ad  esponenti
delle consorterie locali, le figure di: 
      omissis gia' in passato tratto in arresto per favoreggiamento e
condannato  per  porto  e  detenzione  abusiva  di  armi,  e'   stato
nuovamente arrestato, nel luglio 2016, per detenzione abusiva di armi
e munizioni rinvenute  negli  uffici  del  cimitero,  il  cui  figlio
omissis, pregiudicato e' affiliato al clan omissis; 
      omissis, e' padre di omissis e omissis entrambi  esponenti  del
clan omissis; 
      omissis e' indagato per corruzione ed atti contrari  ai  doveri
d'ufficio, nell'ambito del procedimento penale in cui sono  coinvolti
anche omissis, tratti in arresto per il delitto  di  associazione  di
stampo mafioso p.  e  p.  dall'art.  416-bis  ed  affiliati  al  clan
omissis; 
      omissis, e' cugino di  omissis  elemento  di  spicco  del  clan
omissis; 
      omissis, e' sorella di omissis, pluripregiudicato, affiliato al
clan omissis allo stato detenuto omissis; 
      omissis, sono nipoti dei omissis, uno deceduto  in  un  agguato
camorristico e gli altri due legati al gruppo omissis; 
      omissis,  e'  stato  indagato  per  abuso  d'ufficio,  falsita'
ideologica e materiale,  violazione  delle  norme  urbanistiche,  con
l'aggravante del metodo mafioso in concorso con omissis; 
      omissis  e  omissis,  sono  entrambi  legati  da  rapporti   di
parentela con il boss omissis. 
    La macchina amministrativa, indolente e superficiale  e'  apparsa
coerente  oltre  che  funzionale   ad   un'amministrazione   comunale
certamente non prodiga di indirizzi e controlli  sicche'  l'obiettivo
del  bene  pubblico,  vuoi  per  il  lassismo  dell'una  che  per  la
distorsione dell'altra, ha  lasciato  spazio  libero  agli  interessi
criminali che hanno avuto la meglio e hanno potuto utilizzare  l'ente
pubblico per le loro finalita'. 
    E  cio'  si  evince  in  maniera   assolutamente   chiara   dagli
approfondimenti, cui si rinvia, che la Commissione  ha  svolto  sulle
diverse attivita' gestionali e che si  reputa  opportuno  evidenziare
nei tratti salienti che, a  fattor  comune,  denotano  un  agire  non
conforme alle norme e sviato dai propri fini. 
Appalti pubblici 
    L'Organo ispettivo ha rilevato, che le procedure utilizzate negli
appalti e piu' in generale in tutte  le  fasi  dell'iter  procedurale
(progettazione, espropriazioni, affidamento dell'appalto,  esecuzione
dei lavori e collaudo delle opere) non  sono  quasi  mai  ispirate  a
principi di efficienza,  correttezza  e  trasparenza,  precostituendo
condizioni per avvantaggiare persone vicine agli  organi  elettivi  e
agli ambienti malavitosi; frequente e' il  ricorso  alla  proroga  di
affidamenti di breve durata e la conseguente  elusione  delle  soglie
minime per l'obbligatoria richiesta di certificazione antimafia e per
l'applicazione della piu' rigorosa normativa comunitaria di settore. 
    Indicativo al riguardo e' l'affidamento dei project financing per
l'ampliamento e la gestione del cimitero  -  di  cui  si  dira'  piu'
dettagliatamente in seguito  -  all'impresa  omissis  proveniente  da
omissis  e  contigua  al  clan  omissis,  oggi   in   amministrazione
giudiziaria. 
    Molteplici le progettazioni, affidate a professionisti esterni  -
le cui parcelle sono state, con un singolare tempismo certamente  non
consono agli  ordinari  ritmi  dell'azione  amministrativa  maranese,
prontamente pagate, cosi' come gli incentivi economici per i  tecnici
comunali - per interventi  risultati  poi  non  piu'  finanziabili  o
addirittura privi di fattibilita'. 
    Per  contro,  sono  risultati  ampiamente  dilatati  i  tempi  di
esecuzione dei  lavori  tesi  alla  riqualificazione  degli  immobili
confiscati alla criminalita' organizzata, tant'e' che di fatto ne  e'
stato compromesso il riutilizzo  a  fini  sociali,  vanificandone  il
valore simbolico in termini di ripristino della legalita'. 
I progetti del programma «Piu' Europa» 
    Sintomatiche della  continuita'  di  mala  gestio  delle  diverse
consiliature  succedutesi  nel  tempo,  rilevano  le   procedure   di
realizzazione delle opere inserite  nel  Programma  integrato  urbano
«Piu'  Europa»,  risalenti  al  dicembre  2011  allorche'  e'   stato
sottoscritto l'Accorcdo di Programma tra la Regione  Campania  ed  il
Comune di Marano per l'approvazione di 13  interventi  dei  quali  10
sono stati anche finanziati. 
    Di  tali  progettazioni,  tutte   raramente   coerenti   con   la
sostenibilita' finanziaria degli interventi, cinque  non  sono  state
mai realizzate o perche', a causa dell'inerzia  dell'amministrazione,
i tempi non sono stati ritenuti piu' compatibili con  quelli  imposti
dal programma «Piu' Europa», o ancora perche' le spese relative  alle
indennita' delle aree da espropriare sono state tardivamente ritenute
troppo onerose: cio' quale diretta conseguenza di scelte operate  per
corrispondere ad esigenze personali,  familiari  se  non  addirittura
criminali. 
    L'Ente, pertanto, negli ultimi tre anni ha cambiato  orientamento
sul programma «Piu' Europa», rinunciando a portare a  termine  alcune
opere  dopo  aver  corrisposto  la  somma  complessiva  di  oltre   €
648.000,00 per pagare sostanziose parcelle a  professionisti  esterni
incaricati delle  progettazioni  degli  interventi  e  per  liquidare
incentivi agli allora dipendenti dell'ufficio tecnico  comunale,  con
conseguente danno per l'erario. 
    In particolare, per l'intervento di Viabilita' di raccordo,  sono
stati liquidati circa € 88.000,00 per incarichi di progettazione,  ma
l'opera dapprima finanziata, e' poi  scomparsa  dal  Programma,  come
gia' riferito in precedenza,  a  causa  della  presenza,  riscontrata
soltanto  alcuni  anni  dopo  l'approvazione  del  progetto,  di   un
capannone abusivo che non ne permetteva la realizzazione. 
    Preme ribadire che il mancato abbattimento di tale  capannone  ha
di fatto evitato di realizzare l'esproprio delle aree  indispensabili
all'opera,  di  proprieta'  omissis  riferibile   alla   criminalita'
organizzata. 
    Singolare appare,  poi,  la  circostanza  che  tra  il  personale
dell'Area   tecnica,   costantemente   destinatario   dei    compensi
incentivanti, si ritrovi sempre il omissis  suocero  omissis,  nipote
omissis in passato gia' al vertice del clan camorristico omissis. 
    Gli ispettori hanno potuto  verificare  come  sia  stata  proprio
quella omissis la figura tecnica di riferimento che  ha  indirizzato,
nel solco del favoritismo e dello sviamento dal  pubblico  interesse,
l'azione  del  settore,  proseguita   senza   alcuna   soluzione   di
continuita', anche dopo il suo collocamento in pensione, da parte dei
numerosi tecnici che lo hanno  sostituito,  i  quali  non  hanno  mai
cambiato linea e dall'amministrazione omissis che  non  ha  posto  in
essere iniziative atte ad arginare le irregolarita' perpetrate. 
    Cosi' e' per l'appalto per la realizzazione «dell'asilo comunale»
ove  tra  irregolarita',  inosservanze,  lungaggini  sospette  e  una
condotta inefficiente e dilatoria e' emerso l'intento di non  portare
a conclusione i lavori  e  non  destinare  a  fini  sociali  un  bene
confiscato ad omissis referente locale dei clan omissis e omissis. 
    L'Ufficio tecnico si e' prestato al gioco delle sospensioni  che,
di fatto, hanno paralizzato i lavori di recupero del bene; inizia  il
omissis, che sulla base di un'istanza del  legale  del  omissis  che,
tuttavia, fa riferimento ad un procedimento relativo ad altri cespiti
immobiliari,  senza  avviare  alcuna  verifica  in  merito,  mantiene
congelati per tre anni i lavori 
    Dopo che il Commissario straordinario, nel 2013 ne ha  riattivato
la procedura,  i  lavori,  una  volta  insediatasi  l'amministrazione
omissis, sono stati di nuovo sospesi sul presupposto di ritardi della
Regione nel trasferimento dei fondi. 
    Analogamente, la realizzazione della struttura polifunzionale del
«Giardino dei ciliegi», la cui procedura ha  avuto  inizio  da  oltre
quindici anni, si  e'  connotata  per  conflitti  e  contenziosi  tra
amministrazione comunale e concessionario  che  hanno  comportato  un
lievitare di costi ed oneri (indennita' di esproprio) a carico  della
prima ed a tutto vantaggio del concessionario. 
    L'amministrazione omissis, dopo anni di sostanziale  inattivita',
ha ritenuto di definire  la  questione  stipulando  con  il  medesimo
beneficiario, nonostante i gravi ritardi allo stesso imputabili,  una
nuova convenzione - alla  quale  si  e'  addivenuti  con  una  seduta
dell'organo delibeativo che ha visto l'inopportuna partecipazione  di
componenti in evidente  conflitto  di  interessi  -  quasi  un  patto
leonino che ha aggravato l'ente pubblico di tutti i  maggiori  costi,
riqualificando giuridicamente il soggetto privato nel rapporto con il
Comune. 
    Nella fattispecie il TAR,  intervenuto  in  merito  (sentenza  n.
01261/2016), ha evidenziato proprio la  lacunosita'  dell'istruttoria
amministrativa, l'irragionevolezza delle determinazioni adottate e la
carenza di interesse pubblico. 
    L'annosa e tormentata vicenda assume una  connotazione  peculiare
se si considerano i soggetti affidatari dei lavori. 
    La omissis annovera come legale rappresentante  e  amministratore
unico omissis figlio di omissis, a  sua  volta  amministratore  della
omissis. Quest'ultimo, gia' consigliere comunale dell'amministrazione
di Marano, destinataria del provvedimento di  scioglimento  nel  1991
per infiltrazioni della criminalita' organizzata, era stato coinvolto
nell'ambito di un procedimento penale a carico dell'allora omissis. 
    L'associata omissis vede  al  proprio  interno,  tra  gli  altri,
omissis dello studio legale omonimo, di cui si e'  gia'  riferito,  e
che si conferma presenza costante in tutte  le  vertenze  giudiziarie
contraddistinte   da    intrecci    affaristico-imprenditoriali    in
contrapposizione al comune di Marano,  nonche'  omissis,  gravato  da
pregiudizi di polizia con riferimento all'416-bis c.p. 
    Ed infine, per la realizzazione  dell'area  attrezzata  «Giardino
dei cinque sensi» l'Ente ha consegnato i  lavori  senza  avere  prima
acquisito la materiale disponibilita' di parte dell'area interessata,
e non e' stata, poi, in grado  di  far  demolire  un  opera  edilizia
abusiva realizzata sull'area stessa. 
    Anche in questo caso la condotta amministrativa  ha  prestato  il
fianco al privato, autore della violazione edilizia, che ha  attivato
un contenzioso contro l'ente - con danni sia in termini di  dispendio
di risorse ed energie, sia per i conseguenti effetti  dilatori  sulle
fasi procedurali - curato come sempre dallo omissis. 
    Particolare  attenzione  e'   stata,   inoltre,   rivolta   dalla
Commissione all'iter per l'appalto di concessione per  «l'ampliamento
e la gestione del cimitero» comunale. 
    La procedura desta perplessita' fin dalla fase  dell'espletamento
della gara per l'individuazione del  concessionario  nel  cui  ambito
vengono sollevati dubbi da parte della stessa commissione di gara  in
ordine a vizi o aspetti tecnici per i quali viene  chiesto  anche  un
approfondimento giuridico, 
    A  fronte  del  contrario  avviso  espresso  dall'organo  legale,
l'amministrazione sostituisce il presidente della commissione di gara
con il solito omissis, di cui si e' detto, e, nel  giugno  del  2010,
delibera l'affidamento della concessione alla ditta  omissis  facente
capo ai omissis, destinatari di un provvedimento  restrittivo  emesso
nel novembre 2011 in quanto vicini al clan omissis. 
    La  predetta  societa',  monopolista  degli  appalti  cimiteriali
nell'area omissis  ottenuti  tramite  pressioni  e  intimidazioni  su
dipendenti  di  quei  comuni,  e'  stata  colpita   da   interdittiva
antimafia,  emessa  dalla  Prefettura  di  omissis  ed  e'   ora   in
amministrazione giudiziaria. 
    Soltanto  nel  2013,  su  impulso  del  Commissario   prefettizio
dell'epoca, e' stato nominato un gruppo tecnico per la verifica della
regolarita' delle procedure e  la  ridefinizione  dei  termini  della
concessione; tale attivita', che si sarebbe potuta concludere in poco
tempo, si e'  protratta  per  tutta  la  durata  dell'amministrazione
omissis ed ha visto omissis ed omissis scendere direttamente in campo
con anomala ingerenza in ambiti gestionali affidati  alla  dirigenza,
per modificare le iniziali condizioni contrattuali e  concludere,  in
ogni caso, procedimento con la ditta concessionaria. 
    La  Commissione,  in  merito,  rileva  il  forte   dubbio   sulla
legittimita' dell'opzione di definire, comunque e a qualunque  costo,
un  procedimento  avviato  molti  anni  addietro  e  che  vede   come
beneficiario un'impresa riferibile alla criminalita' organizzata. 
Servizi di onoranze funebri e servizi cimiteriali 
    Gestore  dei  servizi  di  onoranze   funebri   nell'ambito   del
territorio del Comune di Marano e'  l'impresa  omissis  che  fa  capo
omissis, entrambi affiliati al omissis. 
    Esiti  di  attivita'   giudiziaria   hanno   messo   in   risalto
l'alterazione del sistema elettivo e burocratico  di  Marano  teso  a
favorire  le  attivita'  imprenditoriali  criminali  della   suddetta
impresa  che  veniva  sistematicamente   informata   dai   dipendenti
dell'ente sui trasporti funebri richiesti  da  ditte  provenienti  da
altri comuni in modo da acquisire il monopolio delle attivita'. 
    In particolare le indagini  hanno  anche  accertato  che  omissis
aveva ricevuto somme di denaro da omissis e da suoi  incaricati,  per
predisporre,  rilasciare  o  far  rilasciare,  in  violazione   delle
disposizioni  in  materia  di  polizia  mortuaria,  i   permessi   di
seppellimento ed i decreti di autorizzazione al trasporto  di  salme,
in assenza della documentazione necessaria. 
    La situazione, nel  tempo,  non  e'  affatto  cambiata.  L'ultimo
episodio, omissis  dell'inumazione  della  omissis,  imparentato  con
esponenti di primo piano dei clan omissis - omissis,  effettuata  dal
personale della ditta, senza alcuna autorizzazione  e  in  violazione
delle norme regolamentari, conferma che tuttora perdura la collusione
degli  uffici  comunali  con  omissis  che   continuano   ad   avere,
indisturbati, il controllo sulle sepolture. 
    Non appare casuale, peraltro, che l'unico  intervento  in  merito
sia stato assunto, non dal omissis, tenuto a  provvedere  in  ragione
delle  proprie  responsabilita',  bensi'  omissis  che   ha   avviato
un'azione disciplinare nei confronti del dipendente comunale presente
e consenziente alle operazioni di sepoltura, culminato, poi,  con  il
trasferimento dello stesso ad altro incarico. 
    Parimenti singolare e'  la  circostanza  che  alla  gestione  dei
servizi cimiteriali, settore di peculiare interesse  da  parte  delle
consorterie criminali, continui ad essere  destinato  personale,  che
come gia' evidenziato, vanta legami di parentela con esponenti  della
criminalita' organizzata. 
    Il  favor  dell'amministrazione  nei  confronti   omissis   trova
conferma   nell'atteggiamento   dell'ente    nei    riguardi    della
realizzazione abusiva di una edicola votiva nell'aiuola ubicata nella
piazza Martiri di Nassiriya, avviata nel novembre 2014. 
    L'ordinanza    di    abbattimento     dell'opera     da     parte
dell'amministrazione omissis, e' stata adottata solo nel maggio 2015,
a  lavoro  quasi  ultimato,  e  non  di  iniziativa  ma   a   seguito
dell'intervento della locale Tenenza dei Carabinieri  che  provvedeva
ad acquisire dall'ufficio tecnico comunale la documentazione relativa
al manufatto. 
    L'opera, vale la pena di sottolineare, e' stata  costruita  dalla
omissis dell'omonima famiglia in pieno centro cittadino,  in  assenza
delle prescritte autorizzazioni, e senza  che  vi  sia  stata  alcuna
concreta attivita' di vigilanza e di efficace contrasto da parte  del
Comune. 
    Non e' irrilevante rimarcare che l'edicola votiva, realizzata  da
soggetti contigui a clan camorristici locali,  riportava,  come  gia'
detto,  una  targa  con  impressi  i  nomi  di  omissis  e   omissis,
rispettivamente capo stipite della  famiglia  omissis  ed  omissis  -
coinvolto nell'inchiesta del Tribunale di  Napoli  per  il  reato  di
associazione a delinquere di stampo mafioso, unitamente ad  esponenti
del clan omissis - omissis - nonche' parente omissis. 
La gestione del ciclo integrato dei rifiuti 
    Dal 2012 la gestione del ciclo integrato dei rifiuti  nel  comune
di Marano, dopo che l'ente ha revocato l'aggiudicazione  dell'appalto
alla ditta omissis, e' stata assegnata alla societa'  «omissis»,  che
attraverso una serie reiterata di  proroghe  (ben  11)  ne  e'  stata
affidataria fino al marzo 2015, allorquando tramite la Stazione unica
appaltante, e'  stata  esperita  una  gara  semplificata  finalizzata
all'esecuzione del servizio per la durata di sei mesi, nelle more del
perfezionamento della procedura comunitaria. 
    Omissis aggiudicataria della procedura ristretta, composta  dalla
omissis  -  e  dalla  omissis  -  non  ha  ottenuto  l'aggiudicazione
dell'appalto perche' la predetta omissis e' risultata  controindicata
ai  fini  antimafia  a  seguito  di  un'interdittiva   emessa   dalla
Prefettura di omissis; pertanto, il servizio e' stato assegnato  alla
omissis. 
    All'atto del passaggio di cantiere la  societa'  omissis  non  ha
mantenuto il rapporto di lavoro con omissis eccedenti il  contingente
preventivato dal Piano industriale, che la  societa'  omissis  invece
aveva assunto  negli  anni,  giungendo  ad  un  organico  di  n.  107
dipendenti non compatibile con le previsioni del Piano. 
    Tale  circostanza,  che  ha  provocato  una  protratta  forma  di
contestazione degli addetti alla raccolta, istigati  dagli  operatori
non assunti - tutti dal  profilo  soggettivo  connotato  da  numerosi
pregiudizi  penali,  legami  e  frequentazioni  con  esponenti  della
criminalita' organizzata -  ha  indotto  il  Comune  a  risolvere  il
contratto con la ditta per inadempienza. 
    Nell'aprile 2016, il primo cittadino - come gia'  precedentemente
detto - invocando una condizione di possibile pericolo per la  salute
pubblica, invero scaturita dalle stesse scelte  dell'amministrazione,
e' intervenuto nell'attivita' di gestione riservata  alla  dirigenza,
affidando, con propria ordinanza, il servizio rifiuti  alla  societa'
omissis, ora in white list presso  omissis,  vale  a  dire  a  quella
stessa ditta che in  ATI  con  la  societa'  interdetta  aveva  visto
revocata l'aggiudicazione provvisoria. La omissis continua a svolgere
il  servizio  senza  trovare  le  stesse  resistenze  e   difficolta'
operative che avevano ostacolato la gestione della omissis. 
    La Commissione di indagine  ha  rilevato  come  l'amministrazione
omissis, nel rinviare sine die l'approvazione del  Piano  industriale
sui rifiuti, che avrebbe  comportato  la  riduzione  dell'organico  a
circa 90 unita', ha consentito una discutibile gestione,  fondata  su
continue proroghe, e caratterizzata,  pertanto,  da  irregolarita'  e
inefficienze. 
    Solo dopo il recente insediamento del  Commissario  straordinario
il Piano, che era stato ripetutamente  richiesto  dal  Provveditorato
interregionale alle opere pubbliche all'amministrazione  omissis,  e'
stato trasmesso alla Stazione unica appaltante nell'ottobre 2016  per
la predisposizione degli atti di gara. 
    Era essenzialmente questo il primo passo da fare  per  consentire
alla  Stazione  appaltante   di   espletare   gli   adempimenti   per
l'affidamento dell'appalto e per avviare a  definizione  procedimento
ordinario per la gestione di un servizio di primario interesse per  i
cittadini. 
    L'Organo ispettivo sottolinea come  su  tutta  la  vicenda  gravi
l'ombra dei  clan  e  della  forza  intimidatrice  dei  omissis;  con
precedenti specifici per reati di criminalita' organizzata, capaci di
condizionare l'amministrazione, di  incidere  sulla  qualita'  di  un
servizio pubblico e  sulla  prosecuzione  dei  rapporti  contrattuali
delle ditte affidatarie del servizio. 
    Alla pressione di questi soggetti  il  comune  non  solo  non  ha
saputo contrapporre una linea improntata a principi  di  legalita'  e
efficienza del servizio di raccolta rifiuti, ma ne ha  assecondato  i
desiderata, piegandosi ad  adottare  scelte  contrarie  all'interesse
pubblico. 
    Vale la pena di rilevare, inoltre, come anche i rapporti  diretti
(locazione immobili, deposito e parcheggio, manutenzione  e  lavaggio
mezzi)  delle  societa'  incaricate  della  raccolta  rifiuti   siano
intrattenuti con ditte presenti sul territorio spesso riconducibili a
consorterie  criminali  locali,  come  nel  caso  dell'accordo  della
omissis per lavaggio  e  manutenzione  mezzi  con  la  ditta  omissis
riconducibile al  clan  omissis,  e  dell'utilizzo  di  un'area,  per
revisione e ricovero mezzi, di proprieta' di  affiliati  ai  sodalizi
omissis e omissis. 
Il Piano di insediamento produttivo 
    Le ditte assegnatarie dei lotti all'interno dell'area  del  Piano
di insediamento produttivo, risalente a diversi  anni  addietro,  che
tra l'altro hanno ottenuto i permessi di costruire in violazione allo
strumento urbanistico, sono risultate spesso amministrate da soggetti
con precedenti penali per associazione mafiosa. 
    La questione e' all'esame della Direzione Distrettuale  Antimafia
di Napoli che ha emesso, nel gennaio 2016, un decreto di  «esibizione
e consegna documenti» eseguito dal R.O.S Carabinieri  di  Napoli  nel
successivo mese di febbraio. 
    Le situazioni piu' evidenti si  riferiscono  a:  omissis  il  cui
amministratore e socio omissis, e' coniuge  omissis  destinatario  di
ordinanza di custodia cautelare  del  maggio  2014  per  associazione
mafiosa finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti; omissis  il
cui amministratore omissis e'  stato  destinatario  di  ordinanza  di
custodia cautelare domiciliare per associazione  mafiosa  finalizzata
al traffico di sostanze stupefacenti; omissis di cui, come si e' gia'
riferito, e' amministratore omissis in stretti  legami  di  parentela
con il noto capo clan omissis. E' il caso di rammentare  che  riveste
la carica di omissis di tale societa' la moglie del omissis. 
    Anche in questa occasione  la  Commissione  d'accesso  ha  potuto
verificare come l'attivita' di controllo degli  uffici  comunali  sia
stata del tutto assente, non solo nelle dovute verifiche sul rispetto
delle norme in materia edilizia, ma anche nell'attivita' di vigilanza
sulla regolarita' dei rapporti con le ditte affidatarie  dei  singoli
spazi   all'interno   dell'area.   Parimenti   ha   constatato   come
l'amministrazione omissis, in particolare, pur a fronte di specifiche
segnalazioni dei responsabili dei settori, che evidenziavano anomalie
procedurali  che  avrebbero  dovuto  comportare   l'annullamento   in
autotutela  dei  procedimenti  autorizzatori,  abbia  scelto  di  non
intervenire,  consolidando  di  fatto,  le  posizioni   delle   ditte
assegnatarie. 
L'Urbanistica 
    Gli strumenti urbanistici vigenti nel Comune di Marano di  Napoli
sono molto datati (il P.R.G. e' del 1983) e nonostante gli  indirizzi
programmatici  per  la  redazione  del  Piano  urbanistico   comunale
formulati dal Commissario straordinario nel maggio 2013, il  relativo
procedimento  non  e'  stato  ancora   avviato,   registrandosi   una
situazione di inerzia che dopo  ben  12  anni  dall'emanazione  della
Legge  urbanistica  regionale  continua  a   determinare   condizioni
favorevoli  a  speculazioni  edilizie  prevalentemente   di   matrice
criminale. 
    Anche con riguardo ai Piani di lottizzazione, e segnatamente alle
procedure inerenti il  Comparto  edificatorio  C17  -  che  prevedeva
l'insediamento di 458 abitanti su una superficie di circa 33.930 mq -
l'Organo ispettivo ha riscontrato la stessa colpevole inerzia che  ha
comportato  la  nomina  di  un  Commissario  ad  acta  da  parte  del
Presidente  della  Provincia  per  l'approvazione  del  piano  ed  il
conseguente  rilascio  dei  titoli  concessori  nel  confronti  degli
intestatari delle aree. 
    Invero, la formalizzazione  della  lottizzazione  a  distanza  di
tempo, non essendo piu' in linea con  gli  interessi  dell'ente,  era
stata ritenuta da impugnare. Ma l'amministrazione omissis, nonostante
un parere legale appositamente richiesto, che  indicava  nel  ricorso
giurisdizionale l'unico strumento utile per opporsi al  provvedimento
commissariale, ha revocato il provvedimento del Commissario  ad  acta
in via di autotutela. 
    L'atto deliberativo di  revoca,  com'era  prevedibile,  e'  stato
annullato   dal   Tribunale   amministrativo   regionale   per   vizi
procedurali, con l'effetto di  pregiudicare  la  possibilita'  di  un
esame nel merito del provvedimento commissariale. 
    Dalla  complessiva  operazione   hanno   tratto   vantaggio   gli
intestatari dell'area interessata al piano di Lottizzazione, tra  cui
figura la societa' omissis che,  all'epoca  della  presentazione  del
Piano urbanistico attuativo, era di proprieta',  tra  gli  altri,  di
omissis  (socio  al  35%),  indagato  per  occupazione  dello  spazio
marittimo demaniale, unitamente a omissis, nipote  dell'omonimo  capo
clan omissis. 
    L'opzione  scelta  dalla   Giunta   omissis,   nel   disattendere
palesemente un disposto normativo, nonostante i pareri contrari  resi
dal segretario  comunale,  dal  dirigente  dell'area  tecnica  e  dal
consulente legale dell'ente, ha finito per favorire, o  comunque  non
contrastare, la posizione privilegiata dei  proprietari  delle  aree,
alcuni dei quali contigui  alla  criminalita'  organizzata  maranese,
provocando un evidente pregiudizio all'ente. 
    L'Organo ispettivo ha rilevato come l'assenza  di  programmazione
urbanistica  e  di   puntuali   disposizioni   regolamentari,   abbia
concretamente  agevolato  un  inarrestabile  e  dilagante  abusivismo
edilizio, fenomeno contro il  quale  l'ente  non  ha  opposto  alcuna
efficace azione di contrasto. 
    Le mirate verifiche effettuate hanno consentito  di  rilevare  un
frequente  rapporto  di  strumentale  causalita'   tra   il   mancato
abbattimento del manufatto abusivo e il  tentativo  di  salvaguardare
l'interesse  alla  conservazione  del  bene  di  privati   cittadini,
prevalentemente riconducibili alla criminalita' organizzata. 
    E' il caso degli  abusi  inerenti  omissis,  insistente  in  zona
vincolata per  la  normativa  sui  Beni  culturali,  con  esclusione,
quindi, della possibilita' di ogni intervento diretto  sull'immobile,
di proprieta' della  famiglia  omissis;  del  gia'  citato  capannone
abusivo di via Valiesana, insistente  su  di  un'area  di  proprieta'
omissis; dell'immobile dei fratelli omissis, acquisito dalla  omissis
collegata alla famiglia omissis; della cappella votiva edificata  dai
gia' menzionati imprenditori omissis nell'aiuola della  centralissima
piazza di Nassiriya; del capannone  abusivo  di  via  Padreterno,  di
proprieta' della ditta omissis di cui e' legale responsabile omissis,
imparentato con esponenti di rilievo del clan omissis. 
I servizi finanziari 
    Le criticita' della gestione  del  settore  finanziario  assumono
indici di particolare rilevanza  nei  servizi  di  riscossione  delle
entrate tributarie e dei canoni di utenza, evidenziando  un  contesto
di  illegalita'   e   di   diffusa   approssimazione   dell'attivita'
amministrativa, tanto da contribuire a creare i presupposti  per  una
situazione economico-finanziaria perennemente deficitaria. 
    La capacita' di riscossione si e' mantenuta su  livelli  alquanto
bassi (intorno al 50%), con sacche di grave evasione,  con  riguardo,
in particolare, al sistema  idrico  comunale,  dove  a  fronte  degli
innumerevoli allacci abusivi  nessun  procedimento  sanzionatorio  e'
stato  avviato  a  carico  dei  trasgressori,  anche  appartenenti  a
famiglie di esponenti di spicco di clan camorristici;  iter,  invece,
oggi avviato dal Commissario straordinario. 
    Gli accertamenti svolti hanno anche evidenziato come  persino  la
gestione dei canoni idrici sia organizzata in  modo  da  favorire  le
famiglie legate  alle  organizzazioni  malavitose,  consentendo  alle
stesse di usufruire dell'acqua in assenza di qualsiasi contratto, con
allacci abusivi e senza versare gli oneri dovuti. 
    Il fenomeno degli allacci illegali interessa un numero  rilevante
di utenze tra le quali assumono significativo  rilievo  quelle  delle
famiglie  di  omissis,  destinatario  di  un  ordinanza  di  custodia
cautelare unitamente  ad  esponenti  del  clan  omissis;  di  omissis
nonche' quella di omissis, moglie del capo clan omissis  riferita  ad
una sontuosa villa realizzata abusivamente in un area  di  proprieta'
altrui. 
    Anche la gestione  del  patrimonio  pubblico  ha  mostrato  gravi
carenze, protrattesi per anni, nell'attivita' di  vigilanza,  con  la
conseguenza che l'ente non ha  incamerato  gli  introiti  dovuti  dai
numerosi fruitori di beni pubblici, accollandosi invece tutti i costi
di manutenzione; situazione che, oltre a presentare profili di  gravi
illegittimita' e  responsabilita'  anche  contabile,  ha  finito  per
pesare anch'essa sulle  precarie  casse  comunali  e,  quindi,  sulla
situazione  di  predissesto  dell'ente.  Anche  a  questa  criticita'
corrisponde  un  vantaggio  soprattutto  di  soggetti   legati   alla
criminalita'  organizzata,  che  occupano  gli  alloggi  di  edilizia
pubblica sine titulo e senza versare alcun onere. 
    Analoga situazione di illegalita' e danno erariale e'  stata  poi
accertata  con  riguardo  all'occupazione  degli  stand  del  mercato
ortofrutticolo, in assenza di procedimenti di assegnazione  e  per  i
quali da anni non viene riscosso alcun corrispettivo  dalle  societa'
che vedono quali titolari o amministratori  soggetti  collegati  alla
criminalita' organizzata. 
    Tra questi la societa'  omissis,  elemento  di  spicco  del  clan
camorristico omissis; le  societa'  omissis,  il  cui  amministratore
risulta tale omissis ma che di fatto e' gestita da omissis, coniugato
con omissis, nipote del noto capo clan omissis; la  societa'  omissis
del cui legami con la criminalita' si e' gia' detto, che  occupa  una
posizione ancor piu' delicata, perche' emblematica della piu'  palese
ingerenza del  potere  criminale  e  del  correlato  sviamento  delle
pubbliche funzioni da parte del primo cittadino. 
    Le diverse situazioni attenzionate  dalla  Commissione  delineano
un'amministrazione comunale  in  un  armonico  equilibrio  delle  sue
componenti politiche  e  burocratiche,  strutturata  per  assecondare
interessi della  criminalita'  organizzata  con  la  quale  condivide
relazioni parentali e di affari. 
    Alla carente e inerte azione di impulso  e  di  intervento  degli
amministratori per il pubblico interesse ed  alla  superficialita'  e
lentezza  nell'esercizio  dei   doveri   di   ufficio   dell'apparato
burocratico, fa da contraltare un  sospetto  attivismo  ed  un'unione
d'intenti per raggiungimento  di  obiettivi  personali,  familiari  e
criminali. 
    Questi sono i tratti distintivi con i quali l'Amministrazione  si
e' presentata nel tempo e si identifica oggi, in un territorio in cui
i  sodalizi  criminali,  tra  i  piu'  potenti  e  strutturati  della
Campania,  pervadono  i  diversi  tessuti   della   societa'   civile
infiltrandosi nella cosa pubblica quasi a contenderne l'autorita'. 
    Ed  in  questo  il  omissis  con  il  suo  non  fare  all'insegna
dell'illegalita', ricorrendo a  procedure  e  meccanismi  contorti  e
distorsivi, si e'  rivelato  un  «valido»  interlocutore,  apprezzato
dalle consorterie  tant'e'  che,  secondo  un'ipotesi  investigativa,
esponenti della famiglia omissis di cui si  e'  ampiamente  detto  in
precedenza circa i legami  con  la  criminalita'  organizzata  e  con
omissis, sarebbero intervenuti, nel  dicembre  2015,  allorquando  si
stavano delineando le condizioni per una crisi  dell'amministrazione,
su omissis, per indurlo a non sfiduciare omissi. 
    Il complesso delle  situazioni  su  evidenziate,  con  tutti  gli
elementi  acquisiti  dalla  relazione  ispettiva,  corroborati  dagli
accertamenti delle Forze di Polizia,  e'  stato  oggetto  di  attenta
analisi in sede di Comitato provinciale per l'ordine e  la  sicurezza
pubblica riunitosi il 20 ottobre 2016, allargato, nella  circostanza,
alla partecipazione del  Procuratore  della  Repubblica  e  Direzione
Distrettuale Antimafia di Napoli, omissis  e  del  Procuratore  della
Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nord  omissis  ed  al  quale
sono intervenuti anche i componenti della Commissione di Accesso  che
hanno fornito un quadro di azione dell'ente locale in  rapporto  alle
dinamiche criminali di contesto. 
    Il  Comitato,  sulla   base   delle   risultanze   emerse   dagli
approfondimenti ispettivi  nei  molteplici  settori  delle  attivita'
poste in essere dall'amministrazione omissis, ed  evidenziati,  negli
aspetti  piu'  safienti  dal  Coordinatore  della   Commissione,   ha
unanimemente ritenuto l'azione  dell'ente  locale  sviata  dalle  sue
finalita' essenziali a vantaggio degli interessi  della  criminalita'
organizzata. 
    In merito omissis riferendosi in primis al preoccupante intreccio
di rapporti tra  amministratori,  dipendenti  e  ambienti  criminali,
perdurante nel tempo ed alla costante irregolarita' ed illegittimita'
dei  procedimenti  amministrativi  analizzati,  tutti   riconducibili
direttamente o indirettamente  al  favor  criminale,  ritiene,  senza
ombra di dubbio, sussistente una grave forma di  ingerenza  dei  clan
nella vita dell'ente pubblico. 
    Omissis nel sottolineare la caratura e la pericolosita' dei  clan
egemoni sul territorio maranese,  responsabili  gia'  in  passato  di
essersi infiltrati, per  ben  due  volte,  nell'ente  locale,  ed  in
parallelo,  la  complementare  disponibilita'  dello  stesso  ente  a
lasciarsi fuorviare dalle  finalita'  istituzionali  con  concludenti
atteggiamenti collusivi, ravvisa in modo inequivocabile  le  medesime
condizioni di chiaro ed univoco condizionamento dell'amministrazione. 
    Rileva, infatti,  che  le  tantissime  anomalie  ed  illegalita',
puntualmente  ed  esaustivamente  relazionate  dalla  Commissione  di
indagine e caratterizzate  dalla  ingerenza  malavitosa  nei  diversi
settori  tecnici  dell'urbanistica,  degli   appalti,   dell'edilizia
pubblica e dei servizi cimiteriali - di cui ha potuto avere riscontro
anche l'attivita' investigativa del proprio ufficio - corroborati dai
consolidati e pregnanti legami parentali delle figure di vertice  del
omissis e del  omissis  con  ambienti  camorristici,  dimostrano  una
sistematica convergenza di intenti dell'agire istituzionale verso gli
interessi criminali, rimasta inalterata anche a  fronte  di  incisive
attivita' giudiziarie. 
    Concordemente con  quanto  detto  dal  omissis  ritiene  pertanto
quanto mai necessario un intervento di rigore, che  possa  consentire
un non piu' rinviabile recupero dell'ente alla cura  degli  interessi
della collettivita' nel pieno rispetto delle leggi. 
    In relazione agli esiti degli approfonditi accertamenti espletati
e delle analisi svolte  in  sede  di  Comitato  si  conviene  con  le
valutazioni espresse che denotano un'amministrazione connotata da una
profonda precarieta' della regolare funzionalita',  strumentale  alla
permeabilita' ed al condizionamento della criminalita' organizzata. 
    Pertanto si sottopone quanto su esposto  alle  valutazioni  della
On.le S.V. rappresentando come, anche alla luce  della  piu'  recente
giurisprudenza in materia, appaia sussistere un quadro  coordinato  e
complessivo di univoci elementi  atti  a  supportare  l'adozione  del
provvedimento  di  scioglimento  degli  organi  elettivi   ai   sensi
dell'art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000. 
 
                                               Il Prefetto: Pantalone
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