Settant’anni fa moriva Al Capone

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Proprio mentre Chicago torna capitale della criminalità Usa e rivive i tempi del grande boss mafioso incastrato dalla Giustizia americana soltanto grazie alle accuse di evasione fiscale (nel 2016 la città ha registrato oltre 630 omicidi, leggi l’articolo di Sara Gandolfi sfiorando l’icona blu), il mondo ricorda i settant’anni dalla morte di Al Capone (al secolo Alphonse Gabriel Capone), sanguinario Gangster che insanguinò l’America nell’era del proibizionismo. Finito in una cella del nuovo carcere di massima sicurezza di Alcatraz , la numero 85, dopo la condanna a 11 anni di carcere e a una multa di 50 mila dollari , nell’agosto del 1934. (nella foto Ap sopra al titolo, Al Capone, al centro, durante il processo del 1931 con i suoi legali). Al Capone morì il 25 gennaio del 1947. Tra i misteri che circondano la sua vita, anche una curiosità: sulla sua tomba a Chicago c’è sempre almeno un sigaro fresco; ignoto il fan che porta regolarmente l’omaggio.

Quarto di nove figli, Alphonse Capone era nato a Brooklyn nel gennaio del 1899 da una famiglia italiana e poco più che ragazzino era già avviato verso la strada della criminalità al soldo di un’ambigua “fratellanza” che raccoglieva i lavoratori di origine italiana, dietro cui si celavano mafiosi come Johnny Torrio, Frankie Yale e Lucky Luciano. Al desiderio del padre che l’avrebbe voluto con sé nel negozio di barbiere, il giovane Al preferì il futuro ben più remunerativo da gangster, facendosi precocemente notare dai boss locali per l’ambizione e la crudeltà. Proprio al periodo di apprendistato criminale risale il leggendario soprannome Scarface, affibbiatogli per via di una ferita al lato sinistro del volto ricevuta mentre faceva il buttafuori nel locale Harvard Inn di Coney Island. Fu lo stesso boss Johnny Torrio a volerlo con sé nella nuova piazza mafiosa di Chicago nel 1920, dove Capone si trasferì con la moglie Mae e il figlio Albert Francis e pose le basi di un impero criminale con un giro d’affari da centinaia di milioni di dollari basato su contrabbando, prostituzione, racket, gioco d’azzardo e altre attività illecite. (nella foto Ap, Al Capone all’uscita dal tribunale dop0o la condanna, nasconde le manette con il cappello).

Il Corriere

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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