Morto nel carcere di Poggioreale dopo un malore, condannato il medico di turno

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E’ arrivata la prima verità processuale per la vicenda di Ciro Triunfo, il 25 enne stroncato nel 2009 da un malore all’interno del carcere di Poggioreale. La quarta sezione del tribunale di Napoli, presieduta dal giudice Loredana Acierno, ha infatti condannato in primo grado F. V., il medico che il 28 settembre del 2009 era di turno nella casa circondariale di Napoli. Il professionista, unico imputato per omicidio colposo, è stato condannato a 9 mesi e all’interdizione, per un anno, dai pubblici uffici. E’ stato inoltre condannato al pagamento di una provvisionale di 40 mila euro. Quel giorno Ciro Triunfo, detenuto nel carcere di Potenza e trasferito momentaneamente a Poggioreale in attesa che si celebrasse un’udienza del suo processo, accusò un malore dopo aver assunto elevate dosi di metadone.

Fu trasferito al Cardarelli, dove fu sottoposto a un trattamento a base di Narconon e riportato, qualche ora dopo, nuovamente all’interno della struttura carceraria. Il medico di turno di Poggioreale, Francesco Vassallo, lo stesso che poche ore prima aveva fatto trasportare Triunfo in ospedale, non ritenne però opportuno effettuare un ulteriore controllo, così come previsto dal protocollo carcerario. Ciro Triunfo, giovane con precedenti per spaccio di droga, furto e ricettazione, ebbe un altro malore durante la notte di cui, però, nessuno si accorse. La mattina del 29 settembre i suoi compagni di cella lo trovarono riverso e con la bava alla bocca. Le guardie carcerarie impiegarono circa due ore per allertare i soccorsi. A nulla valsero i tentativi di rianimarlo: quando il personale medico giunse nella cella, infatti, non poté far altro che constatare il decesso del 25 enne. A far scattare le indagini, coordinate dalla pm Claudia De Luca, la denuncia della famiglia Triunfo, seguita in tutti questi anni dagli avvocati Luigi Musolino e Ida Napolitano.

L’inchiesta ha accertato che Ciro è morto per gli effetti collaterali del Narconon. Effetti ben noti ai medici e, proprio per questo, da tenere sotto osservazione con un eventuale ricovero nell’infermeria del penitenziario. Nel corso del processo, iniziato nel novembre del 2012, sono state ascoltati anche i compagni di cella di Ciro, che all’indomani della sua morte denunciarono ai media, attraverso alcune missive, “il ritardo dei soccorsi”. Tra gli indagati figuravano anche le due guardie carcerarie che la mattina del 29 settembre soccorsero il 25 enne del Vomero. La loro posizione è stata tuttavia stralciata.

Il Mattino

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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