Il caso Pip, l’inchiesta. Quando Bertini scelse il consulente tecnico amico dei Cesaro. Il ruolo di Santoro e le dichiarazioni rese ai carabinieri

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Certificati di collaudo provvisori e definitivi falsi e consegnati al Comune soltanto dopo numerose sollecitazioni o in epoche successive allo stanziamento dei fondi pubblici (fondi regionali) elargiti alla società dei Cesaro, collaudatori non nominati dal Comune bensì dal concessionario, ovvero Iniziative industriali di Sant’Antimo, nessun atto o verbale prodotto dalla direzione dei lavori o dal collaudatore delle opere consegnato al Comune di Marano, nessuna documentazione presentata al Genio Civile, materiali utilizzati scadenti, e un consulente tecnico, il defunto Nicola Santoro, nominato con atto dell’ex sindaco Mauro Bertini, amico dei Cesaro il quale, ben prima dell’espletamento del bando (avvenuto nel 2006), contattava collaboratori e amici prospettando lavori per loro al Pip di Marano.

Ecco la ricostruzione fatta agli inquirenti dall’ingegner Garofalo, amico di vecchia data di Santoro e da lui indicato ai Cesaro come tecnico esperto per la direzione dei lavori al Pip. Santoro, secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Ros, era l’unico ad interfacciarsi con l’amministrazione comunale ed era un fidato collaboratore dei Cesaro.

Ecco il racconto di Garofalo:

“Intorno al 2005 mi trovai a parlare con il mio amico Nicola Santoro, deceduto due anni fa, il quale mi propose un incarico come direttore dei lavori a Marano. Santoro si occupava di progetti di finanza in proprio e per conto dei Cesaro. Ricordo che Santoro mi prospettò che i Cesaro dovevano avere una grossa commessa edile dal Comune di Marano. Pertanto Santoro, che sapeva della mia pregressa esperienza nel settore, mi chiese la disponibilità ad occuparmi della direzione dei lavori . Santoro mi anticipò che sarei stato pagato dal committente e non dal Comune di Marano. Preciso che tale circostanza aveva suscitato in me delle remore, in quanto mi sarei ritrovato a controllare l’operato della ditta che mi pagava mentre in genere i pagamenti vengono effettuati dall’amministrazione appaltatrice. Un mese dopo, accompagnato da Santoro, mi recai dai Cesaro. Mi recai a Sant’Antimo per formalizzare la nostra conoscenza. Preciso che per tutta la durata dell’incarico mi sono sempre interfacciato solo con Santoro. Il mio incarico riguardava la realizzazione delle opere infrastrutturali, in particolare della realizzazione di fogne e strade e dei vari sottoservizi. Mi fu mostrato un elaborato progettuale riguardante le opere di urbanizzazione finanziate con soldi pubblici concessi ai Cesaro, e subito dopo un elaborato più piccolo. I progetti mi furono presentati nello studio di Lusciano di Nicola Santoro. La prima volta che mi recai sull’area Pip fu tre mesi dopo l’accettazione dell’incarico: era estate e fui condotto sul posto da Nicola Santoro.  Lì trovammo anche Raffaele Cesaro. Ricordo che l’area non era stata delimitata e nessun opera di cantiere era stata eseguita, quindi procedemmo al picchettamento dell’area principale. Ricordo che nessun tecnico del Comune era presente alle operazioni e non fu prodotto alcun atto di consegna lavori. Tale circostanza fu da me stigmatizzata a Santoro. Il verbale fu redatto qualche giorno dopo nello studio di Santoro, che poi lo consegnò al Comune, dove fu sottoscritto alla presenza di un tecnico comunale di cui non ricordo il nome. Fin dalle mie prime visite al cantiere, accompagnato da Santoro e da un certo geometra Pelliccia (non indagato), mi accorsi che i lavori non venivano svolti nel modo migliore e secondo gli elaborati di riferimento. Alle mie rimostranze Cesaro cercò di rassicurarmi, dicendomi che ci sarebbe stata la redazione di una variante delle opere che il Comune avrebbe poi approvato. Feci le mie rimostranze anche a Santoro, nel corso di un incontro dai toni molto accesi che si tenne nel suo studio di Lusciano. A Santoro rappresentai la mia intenzione di volermi dimettere dall’incarico. Poco prima delle mie dimissioni mi incontrai con Santoro per effettuare la contabilità dei Sal (Stato avanzamento lavori) attraverso i quali i Cesaro avrebbero ottenuto i fondi dalla pubblica amministrazione. Il verbale non fu redatto da me, Santoro mi fece apporre esclusivamente la firma. Obiettai che la redazione del verbale era una mia prerogativa di direttore dei lavori e che quello che mi aveva presentato non era rispondente alle opere realizzate. Il motivo per cui Santoro e i Cesaro mi spingevano a firmare era per ottenere, prima del dovuto, i soldi pubblici messi a disposizione dall’Ente e utilizzarli per la prosecuzione di altre opere. Santoro mi disse che se non avessi firmato, non avrei ottenuto altri incarichi dai Cesaro e non avrei ottenuto alcun compenso per il mio lavoro. Firmai solo dietro la minaccia che non avrei più lavorato per altri enti pubblici”.

 

 

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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