La sindrome metabolica identifica la condizione di coesistenza di più alterazioni metaboliche che espone i soggetti interessati ad un rischio due volte maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari rispetto ai soggetti sani e ad un rischio più elevato di mortalità per malattie cardiovascolari, malattie coronariche, ictus, disfunzioni vascolari e mortalità per tutte le cause. I principali fattori causali sono l’obesità centrale e la condizione di insulino-resistenza che ne consegue: le cellule normalmente sensibili all’insulina diventano resistenti alla sua azione ipoglicemizzante, il glucosio resta in circolo e le cellule beta del pancreas producono più insulina nel tentativo di riportare alla normalità i valori della glicemia. Questa alterazione metabolica espone i soggetti interessati dalla sindrome ad un maggiore rischio di sviluppare il diabete di tipo II: nel momento in cui la patologia diabetica diventa clinicamente manifesta, il rischio cardiovascolare aumenta notevolmente. Come se questo non bastasse già a mettersi in guardia, è importante sottolineare che la sindrome metabolica rende i soggetti più suscettibili anche nei confronti di altre condizioni patologiche come la sindrome dell’ovaio policistico, la steatosi epatica, i calcoli biliari, l’asma, i disturbi del sonno ed alcune forme di cancro come il cancro della mammella, del pancreas, del colon-retto e della prostata.
Criteri diagnostici
La IDF (International Diabetes Federation), la AHA (American Heart Association), il NCEP ATP III (National Cholesterol Education Program – Adult Treatment Panel III), la WHO (World Health Organization) ed il EGIR (European Group for the Study of Insulin Resistance) hanno proposto ciascuno i propri criteri diagnostici. I parametri metabolici considerati sono sempre gli stessi; ciò che varia leggermente è il limite proposto per ognuno di essi oppure lo strumento valutativo: ad esempio, il parametro ‘obesità’ puo’ essere valutato sia attraverso la misurazione della circonferenza vita sia attraverso il calcolo dell’indice di massa corporea. In genere, si prendono come riferimento i criteri diagnostici NCEP ATP III, secondo cui, si puo’ fare diagnosi di sindrome metabolica quando sono presenti 3 o più dei seguenti fattori:
– Obesità centrale (circonferenza vita superiore a 102 cm per l’uomo e 88 cm per la donna);
– Ipertrigliceridemia a digiuno (maggiore di 150 mg/dl);
– Colesterolo HDL basso (inferiore a 40 mg/dl per l’uomo e 50 mg/dl per la donna);
– Ipertensione (pressione massima superiore o uguale a 180 mm hg e pressione minima superiore o uguale a 85 mm hg);
– Iperglicemia a digiuno (glicemia a digiuno superiore o uguale a 100 mg/dl).
Secondo la WHO, invece, si puo’ fare diagnosi di sindrome metabolica qualora fosse presente una condizione di insulino resitenza/diabete e 2 o più dei parametri sopra elencati, con l’aggiunta dei livelli di albumina nelle urine o del rapporto albumina/creatinina.
Come trattare e/o prevenire la sindrome metabolica?
Dal momento che il fattore scatenante questo insieme di alterazioni metaboliche è l’obesità centrale, risulta ben chiaro che la riduzione del grasso addominale e viscerale permette la normalizzazione di tutti gli altri parametri che risultano alterati in questa condizione patologica. Per questo motivo, la prevenzione così come il trattamento della sindrome metabolica e delle sue complicanze passa attraverso una correzione delle abitudini alimentari ed un aumento dei livelli di attività fisica; in altre parole, passa attraverso il miglioramento globale dello stile di vita. L’approccio dietoterapico ai pazienti con sindrome metabolica prevede un intervento dietetico che non si discosta particolarmente dalle linee guida per una sana e corretta alimentazione a cui la popolazione generale deve attenersi per minimizzare il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e cronico-degenerative. Si tratta di piccole modificazioni che il paziente deve aver cura di apportare alla propria alimentazione quotidiana al fine di mantenere entro il range di normalità i livelli di glucosio plasmatico, trigliceridi, colesterolo e pressione arteriosa per ottenere infine un miglioramento globale della situazione metabolica. Innanzitutto, occorre ridurre l’apporto calorico totale giornaliero sostituendo gli alimenti densi in energia (come quelli ad alto contenuto di grassi e le bevande alcoliche) con quelli densi in nutrienti.
La composizione in macro e micronutrienti di un alimento risulta fondamentale non soltanto al fine di redigere un piano alimentare ipocalorico, ma anche allo scopo di comprendere quali alimenti devono essere scartati per mantenere livelli ottimali dei parametri biochimici che risultano alterati nella sindrome metabolica. Per combattere il sovrappeso/obesità bisogna, dunque, limitare l’apporto di acidi grassi saturi (presenti nei grassi solidi di origine animale come lardo, strutto, burro, panna, grasso visibile e non visibile degli insaccati e delle altre carni) e gli acidi grassi trans (contenuti negli alimenti di origine animale, in alcune creme grasse spalmabili, in prodotti da forno come cracker, torte, dolci, biscotti e nei cibi fritti). E’ sicuramente preferibile incoraggiare l’utilizzo di acidi grassi mono e poliinsaturi contenuti negli alimenti grassi di origine vegetale come l’olio d’oliva, la frutta secca ed il pesce. Bisogna, inoltre, limitare l’apporto di alimenti ricchi di colesterolo, come il tuorlo dell’uovo, i formaggi e gli altri alimenti grassi di origine animale aumentando, per contro, il consumo di alimenti a base di carboidrati complessi, soprattutto sotto forma di cereali integrali, ottima fonte di fibra, a discapito degli alimenti e delle bevande ricche di zuccheri semplici. Infine, è opportuno consumare 5 porzioni di frutta e verdura ogni giorno e 3-4 porzioni di legumi a settimana. Per concludere, è buona norma limitare il consumo di bevande alcoliche al vino, preferibilmente rosso e in quantità giornaliere non superiori ad un bicchiere per la donna e due per l’uomo e ridurre l’apporto di sale che puo’ essere sostituito da aromi e spezie che contribuiscono a insaporire ugualmente il piatto preservando dagli effetti collaterali dovuti al consumo di sodio. Dunque, seguire un’alimentazione sana ispirata al modello mediterraneo insieme alla pratica di un livello adeguato di attività fisica, puo’ aiutare sia i pazienti in sovrappeso/obesi ad uscire dalla condizione di sindrome metabolica, sia quelli normopeso a prevenirla con successo.
Dott.ssa Emanuela Racca
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