Patto di stabilità, premiati i comuni "furbetti": sanatoria per le grandi città alla vigilia del ballottaggio

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È pronto un colpo di spugna sulle sanzioni da circa 1 miliardo per la violazione del patto di stabilità del 2015 a carico delle Città metropolitane e delle vecchie Province. “Il decreto, per quanto ci riguarda, è allestito: aspettiamo Palazzo Chigi”, dice il sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa. Il provvedimento avrebbe dovuto essere varato dal consiglio dei ministri di ieri e ora si attende prima dei ballottaggi del 19 giugno che riguardano quattro grandi città metropolitane (le ex province di Roma, Milano, Torino e Napoli) interessate alla “sanatoria” e che saranno guidate dainuovi sindaci.

La boccata d’ossigeno varrà circa 500 milioni a partire da quest’anno e provvede a sanare le sanzioni comminate a otto città metropolitane su dieci per lo sforamento del patto interno: tra queste, oltre alle quattro che vanno al ballottaggio, ci sono Genova, Reggio Calabria, Bari e Venezia mentre restano fuori, perché non hanno subito sanzioni in quanto a posto con i bilanci, le “virtuose” Bologna e Firenze. Alla lista dei sanzionati, ma la cancellazione è ancora in bilico, si aggiunge anche il 50 per cento delle vecchie province anch’esse rimaste impigliate nelle rete delle regole sui bilanci del 2015 e che dovranno subire ulteriori tagli per 500 milioni.

Si tratta dunque complessivamente di sanzioni per 1 miliardo che, se non fossero cancellate, si sommerebbero già dalle prossime settimane ai tagli previsti dalla legge di Stabilità 2016, che ammontano ad un altro miliardo. Un peso complessivo dunque di 2 miliardi, che i nuovi sindaci (che con tutta probabilità dopo le elezioni saranno anche eletti sindaci delle città metropolitane), si troverebbero sulle spalle e sul quale il decreto in cantiere passa un colpo di penna.

Le sanzioni, di cui è previsto il pagamento per quest’anno, scattano per il mancato rispetto nel 2015 da parte di Città metropolitane e vecchie Province del patto di stabilità che imponeva un rigido avanzo di bilancio: anche se da quest’anno la regola è stata modificata, ed è sufficiente conseguire un semplice pareggio di bilancio, le vecchie sanzioni devono essere pagate. La norma è urgente, e per alcuni quasi un atto dovuto, perché Città metropolitane e ex Province dovranno chiudere i bilanci entro il 31 luglio prossimo e, senza il provvedimento, si vedrebbero costrette a bloccare spese ed investimenti per somme rilevanti e problemi per i cittadini.

Tutto ciò in un quadro dove la situazione delle Province e delle Città metropolitane è di grande difficoltà: oltre a prevedere i tagli alle risorse (quest’anno per circa 1 miliardo) questi enti locali hanno dovuto far fronte ad una pesante riorganizzazione con il passaggio delle funzioni alle Regioni previsto dalla legge Delrio e il trasferimento di circa 20 mila dipendenti ad altre amministrazioni dello Stato.

Se il decreto cancella-sanzioni arriverà la prossima settimana, prima dei ballottaggi, contribuirà senz’altro a rassicurare sulle intenzioni del governo riguardo agli enti locali e alle quattro cruciali città metropolitane in “mora” che tornano al voto: Roma, Milano, Torino e Napoli. La mossa cementa un clima di disponibilità verso i comuni del governo Renzi, anche perché si sommerebbe alla celebrazione dell’Imu-Day, cioè il 16 giugno quando non si pagherà per la prima volta la Tasi sulla prima casa (si sosterrà solo per la seconda e le altre) e con il già varato blocco dell’aumento delle addizionali Irpef comunali fino al 31 dicembre del 2016.

Repubblica

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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