Nei mercati si scopre la vita pulsante di una città; cultura, conservazione delle tradizioni, utilizzi degli spazi, i mercatini rionali ci parlano di usi e costumi, di cambiamenti, di storia, sono un crogiolo di profumi: il passeggio dei viandanti, gli acquirenti ponderati, i venditori rumorosi. Uno dei mercati rionali più caratteristici a Napoli è il Borgo di Sant’Antonio Abate, detto ance o’ Bùvero, tra Porta Capuana e Piazza Carlo III; una strada antica, risalente al 1400 e resa carrozzabile in epoca aragonese, che aveva la funzione primitiva di canale per le acque piovane affluenti dai colli, e che da centinaia di anni è un mercato all’aperto brulicante di persone e merci.
Il fulcro del borgo è la Chiesa di Sant’Antonio Abate; dall’altro lato, ai margini dell’antica area paludosa ove poi sarebbe sorto il gigantesco Albergo dei Poveri, vi è la Chiesa di Sant’Anna a Porta Capuana, e a completare un ideale quadrilatero vi sono le Chiese di San Francesco di Paola e la Chiesa di Santa Caterina a Formiello. Sicuramente le quattro chiese sono le uniche sopravvissute di un tessuto più antico della città, addossato un tempo alle mura vecchie, e il Borgo con il suo mercato rappresenta qualcosa di più “moderno”, si colloca sul territorio come una delle direttrici di ingresso a Napoli, mentre dobbiamo immaginare un lato esterno, affacciato sull’attuale Corso Garibaldi, selvaggio e incolto, ancora nel 1600.
Il Borgo quindi era ancora una parte periferica della città, quando poi nel 1700, proprio a partire dal suo sviluppo, il paesaggio cambia: i mercanti d’arte sul Ponte della Maddalena lo ritraggono come zona suburbana, ma non agraria, ricca d’acqua. In tutta la zona a ridosso del casino di Poggioreale, infatti, furono attrezzate per i “guazzatori pubblici”, con peschiere, ninfei, sotto un pugno di case arroccate. Solo la costruzione del teatro San Ferdinando, voluto dallo stesso Ferdinando IV , riscatterà il Borgo dalla sua funzione periferica, così evidente nell’antica pianta del Baratta.
Dal piazzale antistante a Porta Capuana ancor oggi una strada dritta porta fino alla zona del Carcere e al Cimitero di Poggioreale; nel 1604 il vicerè Pimentel diede avvio ai lavori di fortificazione della strada larga, secondo un documento del ‘500, da farci “trottare dieci carri al pari”; la fece alberare, vi dispose fontane e sette piscine, nella zona del Guasto, che offrivano un vero e proprio spettacolo di ingegneria dell’acqua ai nobili e alla plebe. E intanto nel vicino Borgo già aveva preso vita il mercato rionale: un patrimoni pubblico, la memoria del territorio, il Borgo è testimone del carattere storico e architettonico del territorio, così pregno di storia e di cultura popolare da essere una parte viva, palpitante e imprescindibile della città.
Foto di Federico Righi.
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