L’opinione. Il congresso del Partito Socialista e la sfida per innovare il Paese

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Ieri a Salerno si e’ chiuso il IV Congresso del Partito Socialista Italiano, dopo tangentopoli, “oscurato” sotto il profilo della comunicazione, “nullo” in termini propositivi. Da socialista, oggi, senza casa e senza tessera, una riflessione e’ d’obbligo: ricordare quello che il partito, portatore di valori sempre validi ha saputo produrre in termini di riforme, nel secolo scorso, constatare quello che esprime oggi quasi nulla, semplice testimonianza sullo scenario politico nazionale ed il ruolo di indirizzo che i socialisti potrebbero contribuire a svolgere nella costruzione di un nuovo e moderno PSE, sono quesiti da approfondire. Infatti, solo in un contesto europeo si possono superare le divisioni che hanno caratterizzato la politica dei socialisti e non solo, nel nostro Paese.

La strada maestra da percorrere e’ il raggiungimento di una Europa Politica in cui si possono superare le divisioni , i limiti, che hanno caratterizzato la politica nazionale, gli errori dei suoi massimi dirigenti, in particolare del P.S.I. e del P.C.I. , i quali non compresero che la caduta del muro di Berlino esigeva un rinnovamento dei partiti e promuovere il passaggio da una democrazia imperfetta, ingessata, ad una democrazia dell’alternanza, delegando agli altri Organi dello Stato il cambiamento e’ stato un errore da non ripetere.

Alla luce di oggi, di cambiamento se n’e’ visto poco, aver gettato il bambino con tutta l’acqua sporca, tutto italiano, e’ servito a poco: il progressivo allontanamento dei cittadini dalla politica non sapendo che gli unici abilitati sono e restano gli elettori e’ segno di sfiducia verso i suoi rappresentanti; il proliferare di movimenti e partiti senza verba , organizzati in gruppi di potere contrapposti e’ segno di arretratezza.

Nel secolo scorso la societa’ era divisa in classi per cui si potevano comprendere le divisioni praticate dai progressisti, oggi nella societa’ globalizzata e’ pura follia non considerare i partiti, linfa della democrazia,luoghi di dibattiti e di sintesi dei problemi dei cittadini, sia attraverso nuovi strumenti che sedi tradizionali per coloro che vogliano contribuire alla sorte del proprio destino.

Lo spartiacque oggi passa tra gli innovatori e coloro che vogliano che nulla cambi!. Per quanto ci riguarda, pensare ad un socialismo del XXI secolo e’ la strada da percorrere: imperniato alla solidarieta’ dei ceti piu’ deboli, alla fratellanza dei popoli, alla liberta’ di espressione, al garantismo dell’individuo, alla laicita’ delle strutture sia esse nazionali, europee ed internazionali, inglobando la tutela dell’ambiente e la salvaguardia del territorio, oggi, con fermezza sottolineati anche da Papa Francesco.

Costruire la casa comune di tutti i riformisti europei e’ una necessita’ inderogabile per velocizzare il processo politico dell’Europa dove le correnti di pensiero restano la linfa e non l’ostacolo della crescita del PSE e, nelle varie istanze, le decisioni diventino patrimonio di tutti.

Il distinguo tra le due grandi famiglie europee – PSE, PPE – oggi costretti al consociazionismo e’ il modello di sviluppo da adottare, per il PSE l’Europa ed i paesi aderenti debbono adottare una politica comune, privilegiando la produzione alla finanza, che non sia invadente ma regolatrice dell’economia con Autorita’ Indipendenti nei settori cardini.

Purtroppo, oggi, bisogna constatare che i partiti socialisti europei sono ancora intrisi di nazionalismi. Allineare i Mezzogiorni d’Europa attraverso una ” fiscalita’ di vantaggio” e’ un primo passo da perseguire, dimostrazione ultima e’ il fattore greco ed il fenomeno dell’immigrazione; il primo risolvibile gia’ ieri con un contributo di solidarieta’ ( Piano Marshall) indirizzato alla ripresa economica del paese ed una postergazione del debito a medio- lungo termine; il secondo in una adeguata ridistribuzioni di quote, considerando il fenomeno non emergenziale se non si provveda da parte dell’Europa ad eseguire una politica di crescita verso i paesi del bacino del Mediterraneo e piu’ in generale del Continento Africano.

Il sorgere di nuovi soggetti anti europeisti, la sfiducia dei cittadini verso i partiti vanno nella direzione opposta al processo di integrazione di un necessario soggetto politico per cui si impone una inversione di tendenza.

Un progetto di queste dimensioni necessita della collaborazione delle vecchie e nuove generazioni.
Bisogna iniziare da una autocritica degli errori commessi per il passato ed evidenziare con forza i risultati, pur nelle diverse collocazioni da parte dell’intera sinistra, delle vittorie conquistate: quale la riforma agraria e lo statuto dei lavoratori e’ stato il lavoro, il sacrificio ed il proselitismo di tanti compagni ; le riforme strutturali: quali la nazionalizzazione dell’energia elettrica e la riforma del sistema sanitario nazionale e’ il risultato di un riformismo socialista che si coniuga con il riformismo cattolico; l’aborto, il divorzio, leggi di civilta’, portano la matrice socialista e tante altre che hanno contribuito a far diventare l’Italia il quinto paese piu’ industrializzato e’ un patrimonio di conoscenza di cui le nuove generazioni, allo stato, dimostrano di non sapere.
Ascoltare le ragioni, se pur minime, dell’interlocutore o avversario che sia possono essere oggetto di valutazione, segno di democrazia, che oggi, spesso i giovani dimostrano di non conoscere o non sapersi adattare, convinti che il passato e’ tutto da dimenticare, mentre una cosa certa da non ripetere e’ delegare agli altri i compiti della Politica.

Che fare?.
Partendo dai bisogni della gente dove la selezione viene di fatto dal sapere, dall’apprendere e dall’abnegazione e non dal carrierismo male endemico della crisi dei partiti e dall’altro un Centro Studi che approfondisca le tematiche esistenti ed elabori un Progetto ben articolato che si proietti in una dimensione europea con il superamento degli ostacoli che nel corso degli anni hanno tenuto a freno le potenzialita’ esistenti scevro da ogni localismo e portare con voci univoca le risultanze ai centri di decisioni nazionali ed europei.
Non partiamo da zero, le primarie cosi’ come oggi, volute e concepite dal P.D. danno un risultato limitato, circoscritto all’individuazione del candidato sindaco, a volte con lacerazioni che indeboliscono il designato, mentre laboratori permanenti aperti ai cittadini diventino luoghi di discussione e di confronto che dal basso arricchiscono ad elaborare la linea del partito e, nel suo contesto, a selezionare in modo organico gruppi di lavoro idonei ad amministrare la cosa pubblica locale in linea con le risultanze espresse.

Napoli, li’ 18/04/2016
Franco De Magistris

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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