Ecco l’intervista integrale rilasciata oggi dal candidato del M5S al quotidiano Il Mattino.

Allora Brambilla, è contento? La Juve ha tre quarti di scudetto in tasca: almeno sul campo di calcio, lei ha già vinto.
«Ma no, sono deluso. Ho tutta la famiglia napoletana, abbiamo visto la partita insieme. La Juve non ha giocato come al solito».

Sarebbe stato più contento se il Napoli avesse vinto?
«Sì, mi avrebbe fatto piacere».

Scusi, lei non è tifoso della Juve?
«Certo, ma il Napoli è la mia seconda squadra. Mettiamola così: vinco in tutti e due i casi».

Un monzese juventino sindaco di Napoli sembra una provocazione…
«Non è affatto una provocazione, io sono stato scelto dagli iscritti al Movimento residenti a Napoli come me e mi sento napoletano. Questa città la conosco bene e la sento mia, pur non essendoci nato. Si dice che i parenti non te li scegli, gli amici sì: per me è un po’ così».

Dunque lei, come la sua Juve, crede nella vittoria?
«Assolutamente sì. A noi non piace partecipare, noi vogliamo cambiare Napoli. Io, forse proprio perché vengo da fuori, non sono rassegnato né abituato alle cose che non vanno. E poi ricordo a tutti che il miglior sindaco di Firenze è stato La Pira, che non era fiorentino».

Da tempo si parla di un patto di non belligeranza con de Magistris. Cosa risponde a chi dice che la sua è una candidatura per non vincere?
«Chi ha scelto Matteo Brambilla lo ha scelto liberamente, pensando che fosse la soluzione migliore per far vincere il Movimento 5 Stelle».

Sembra che il M5S non si presenterà nelle Municipalità. Se così fosse, si può davvero pensare di vincere?
«Ne discuteremo con gli attivisti. Le Municipalità sono state ridotte a serbatoio politico per le ambizioni personali di qualcuno. In ogni caso, possiamo prendere il Comune anche senza correre nelle Municipalità».

I punti di contatto su diversi temi tra il M5S e l’ex pm sono noti. Quali sono invece le differenze?
«La prima è che noi non viviamo di politica. Vogliamo solo mettere a disposizione della città tempo e competenze. De Magistris, al contrario, ha lasciato la toga e non potrà tornare indietro».

E sul piano programmatico?
«Lui ha dieci liste che lo appoggiano: dovrà accontentare un po’ tutti. Noi abbiamo una sola lista e un solo programma. Si è parlato tanto del mio presunto conflitto di interessi, ma io non sono un dirigente e non ho potere di firma. Mentre ad appoggiare de Magistris c’è per esempio Sergio D’Angelo, che è stato assessore e ha appalti col Comune di Napoli per milioni e milioni di euro. Quello è un conflitto di interessi. Quella è la vecchia politica del voto di scambio: dare per avere. Questo ci distingue nettamente da de Magistris».

Cosa non le è piaciuto del sindaco?
«Per prima cosa, mi ha deluso come elettore: l’ho votato alle Europee e da presidente della commissione Bilancio doveva vigilare sui fondi europei, ma ha disatteso quel mandato per candidarsi a Napoli. E poi, dopo cinque anni i servizi non funzionano, le tasse sono aumentate e non c’è stato alcun miglioramento del decoro urbano. Insomma, i cittadini non hanno riacquistato l’orgoglio di essere napoletani. Per non parlare delle periferie. Io vivo a Chiaiano, lui ha parlato di infrastrutture realizzate in quell’area e a Napoli Est. Magari mi sono distratto, ma l’unica cosa che ho visto è stata qualche strada asfaltata nell’ultimo mese, in campagna elettorale. Noi vorremmo essere ricordati per aver restituito una normalità a Napoli, non per iniziative di facciata come l’America’s Cup».

Qual è la sua provenienza ideologica?
«Ho votato i Verdi, Rifondazione Comunista e, da quando esistono, i Cinquestelle. Ma ho imparato a giudicare le persone per quello che hanno fatto».

Appoggerete de Magistris ad un eventuale ballottaggio?
«Non daremo mai indicazioni: il nostro non è un partito ma un movimento di cittadini autonomi».

Il Mattino

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